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“L’OSSERVATORE SPIATO” RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

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Se a un certo punto della Storia – e forse anche prima di quel punto, a onor del vero – la riflessione comune si fosse orientata sulle motivazioni e le necessità impellenti cui gli inglesi dovettero far fronte durante le seconda guerra mondiale per difendersi dalla follia nazista, ovvero : sul come riuscirono a decodificare i codici criptati tedeschi evitando così ulteriori mattanze tramite ciò che a posteriori venne all’unanimità considerata come la fase embrionale della creazione delle attuali intelligenze artificiali (meglio noto come il test di Turing) – come si evolverebbe il dibattito pubblico in merito alle stesse IA? Sarebbe ancora onnipresente in qualsiasi programma di approfondimento, notiziario, editoriale, assemblea costituente, o magari in semplici frasi di uso comune, oppure si eclisserebbe in modo progressivo, orientandosi sull’uso distorto che si sta facendo di queste ingegnose invenzioni rischiando di portare l’umanità verso scenari apocalittici? Premesso che a forza di demandare qualsiasi cosa alle IA finiremo con il dimenticarci perfino di come andare in bicicletta, occorre ricordare sì, che il rischio più grande in termini di pericolosità per gli esseri umani è rappresentato da quello di una deriva indipendente di queste IA, che a un certo punto della Storia (in quella che ormai è ritenuta a tutti gli effetti la più grande rivoluzione industriale della Storia stessa) potrebbero decidere di intraprendere, ma soprattutto non bisogna dimenticare le motivazioni che hanno spinto gli elaboratori di questa straordinaria tecnologia ad elaborarla, vale a dire bisogna sempre ricordarsi del perché hanno ritenuto opportuno che si evolvesse e perché si è arrivati a pensare di voler replicare la coscienza biologica. Come in ogni dibattito pubblico che si rispetti – e, a ragion veduta, quando le tematiche inerenti innescano inevitabilmente dei simili ragionamenti di carattere etico – da una parte ci sono i sostenitori, così come, dall’altra, i detrattori. Detto questo, a che pro sforzarsi di creare una coscienza “biologica” (artificiale) e impiantarla in una macchina cosiddetta senziente, se quella stessa macchina un giorno potrebbe decidere di distruggere colui che l’ha di fatto progettata? Se quei sostenitori si limitassero a ribadire il concetto trito e ritrito che – nonostante sia vero che l’impiego trasversale delle IA causerà la perdita di milioni di posti di lavoro – si creerebbero comunque delle nuove occupazioni che consoliderebbero il processo evolutivo industriale, per quale ragione esiste già un algoritmo in grado di generare dei testi che contribuiscono ad evitare di far pensare la collettività in modo oggettivo “senza alcuna condizione imposta”? Se a un certo punto della Storia uscisse su un quotidiano il seguente trafiletto : «I BRICS, acronimo di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica – ovvero, l’unione di quei Paesi che, secondo fonti inattendibili della disinformazione, sarebbero in procinto di creare una nuova moneta comune per contrastare l’egemonia del dollaro – non hanno ancora gli strumenti adeguati per poter entrare in competizione con l’Occidente». Come sarebbe giudicato dall’opinione pubblica? Come una notizia attendibile e perciò utile a formare nelle rispettive coscienze individuali le proprie legittime opinioni? Oppure come il frutto di un’ottusa ipocrisia dimostrata dalla NATO in questi quasi 14 mesi di conflitto russo/ucraino, maturato dal non riconoscimento dei confini della Federazione Russa all’ostinazione di voler ad ogni costo mandare armi sempre più potenti nel tra virgolette unico territorio dove è in corso un conflitto bellico che a lungo andare nuocerebbe alla stessa alleanza atlantica (di recente ringalluzzita dall’ingresso di un nuovo Paese membro)? In tal caso non si potrebbe facilmente intuire e dedurre la genesi di un testo propagandistico?