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Cretinogender

“L’OSSERVATORE SPIATO”

RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

Cretinogender

Se fosse vero che bastasse spegnere la tv per evitare di imbattersi nel nulla mediatico quotidiano, sarebbe allora come minimo assiomatico accendere i riflettori e puntarli sulle proposte mirate a fare una benedetta riforma che lo abrogasse in via definitiva, ma visto e considerato che l’ininterrotta e inutile divulgazione verbale contenuta in ogni relativo nonché “indispensabile” format che si rispetti è stata accuratamente selezionata al solo scopo partecipativo, converrebbe forse porsela qualche domanda in più sul fallimento totale (su tutti i fronti) di questa mancata riforma. Lo scopo partecipativo di questa ininterrotta divulgazione verbale è fin troppo noto, nauseante addirittura – per chi intende ancora ripeterlo come un mantra non appena gli si presenta l’occasione : ovvero, coinvolgere quanta più gente possibile nel guardare ciò che quotidianamente viene propinato dal nulla mediatico per far crescere la già nutrita schiera di cretini ormai già talmente assuefatti da questo nulla da esserne diventati parte integrante – eppure, nonostante il susseguirsi delle legislature e malgrado anche qualche sporadico ma invano tentativo, il nulla continua sempre ad avanzare, inesorabile. Ma a che cosa serve lamentarsi, se tanto è impossibile debellare una piaga sociale simile, che da circa trent’anni è entrata di diritto nelle case degli italiani? Nulla, se non ad alimentare quella comune convinzione che a lamentarsi siano quasi sempre i cretini di ogni specie e grado, i quali non fanno altro che lagnarsi a prescindere, al grido di piove, governo ladro, e la cui figura non potrebbe che essere associata a quella di uno che si rifiuta a priori di ascoltare gli altri, di uno che discrimina, indipendentemente dal colore della pelle o dalla razza di appartenenza, a quella di chi insomma se la prende con il mondo intero perchè nella vita non è riuscito a fare quello che ha voluto. Vero è che la differenza tra i generi di cretini in questione è abissale, ma forse è altrettanto vero che chi per mestiere è costretto a giudicarli dovrebbe cominciare quanto prima a riflettere di più sul come attuarla o sul come farla attuare questa riforma, invece di limitarsi a dire che i secondi cretini di genere alla lunga potrebbero anche avere ragione nel lamentarsi sempre – affermandolo esclusivamente per evitare di dover dire delle banalità quando magari viene intervistato da qualcuno che gli chiede delucidazioni in merito e risultando, così, intellettualmente riconoscibile; e a tal proposito, forse, è a questo genere di intellettuali che Francis Veber si ispirò quando alla fine degli anni ’90 scrisse e diresse il suo capolavoro “Le diner de cons”. Oggi – tra stanchi cacciatori di pokemon che sono pure capaci di farsi investire mentre attraversano la strada, trappers che suonano consapevolmente in locali la cui capienza è stimata intorno ai 500 posti mentre al concerto si presentano in 1500 e ci scappa pure il morto, furbetti del selfie, che pur di farsi immortalare con note influencers sono disposti a sborsare perfino cinque se non seimila euro, e via discorrendo – francamente la distinzione di genere è diventata difficile, soprattutto perchè esistono delle trasmissioni televisive nuove, con un livello culturale medio invidiabile, che mai si azzarderebbero anche soltanto a immaginare di menzionare i soggetti appena menzionati, figuriamoci poi se dovessero dedicare delle puntate intere a parlare di influencers, di trappers, o di stanchi cacciatori di pokemon, oppure addirittura – giusto per cercare di sondare l’inimmaginabile – di promuovere e di condurre dei format seguiti ovviamente a livello nazionale in cui si dovesse discutere di altre trasmissioni condotte proprio dai soggetti menzionati, di come per esempio la curva dell’indice di ascolto di una trasmissione condotta poniamo da un trapper fosse improvvisamente precipitata perchè lo stesso trapper/conduttore avrebbe osato toglersi l’orecchino ad anello dal naso mentre stava per giudicare un aspirante rapper, tradendo in questo modo la fiducia dei suoi seguaci più affezionati. Mai come oggi dunque la definizione del cretino ha subìto una metamorfosi così epocale : da stupido, imbecille e rincoglionito e chi più ne ha più ne metta, che era, è passato in men che non si dica a essere diventato scaltro, opportunista e perfino manipolatore in certi casi – un salto di qualità degno della più caratteristica delle trasformazioni brechtiane (Mann ist mann) – e, per fortuna, sarà forse grazie a questo genere di evoluzione insito nel significato delle parole e dei linguaggi che un domani l’abbreviazione tradotta in piemontese del vocabolo “picciotto” (in vernacolo siciliano) verrà riconosciuta nel suo valore semantico più profondo.