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30 Marzo 2020
Dramma nel dramma
4 Aprile 2020
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Due Aprile Duemilaventi

“L’OSSERVATORE SPIATO”

RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

Due Aprile Duemilaventi

Gli arresti domiciliari imposti dall’attuale esecutivo per cercare di contenere l’espandersi della pandemia ha generato una serie di reazioni scontate, ma per certi versi anche offensive – si pensi alla “preghiera” rivolta all’Eterno dal Selfie Made Man, strumentalizzata ai microfoni della Barbara nazionale e su come e quanto possa incidere sulle intenzioni di voto un atto del genere – tant’è che forse è proprio grazie al perenne minuto di raccoglimento proposto dalle istituzioni appena due giorni fa (era ora!) che la maggioranza delle persone sta dimostrando con ogni mezzo di aver capito che solo ostentando un illimitato senso patriottico sarà possibile restare a casa uniti insieme e dimenticare questi difficili momenti. L’imperativo è #andràtuttobene. Un imperativo tutto sommato bene augurante, che almeno per una questione di buon senso dovrebbe rendere partecipe indiscriminatamente qualunque essere umano, perfino chi non più tardi di ieri – e non era un pesce d’aprile, beninteso – è stato beccato in strada a fare sesso in macchina giustificandosi e dicendo che (a loro) “non gliene frega un ca***anche se ci saranno milioni di morti”. Dunque sia le denunce che le sanzioni amministrative prese nei confronti dei trasgressori dell’ordinanza sembrano aumentare invece che diminuire, e non si capisce perchè l’unità di crisi nazionale della Protezione Civile non abbia ancora provveduto a diramare un bollettino ufficiale dichiarando il totale effettivo dei trasgressori, il numero di quelli che hanno dovuto pagare la multa, di quelli che sono finiti in carcere, di quelli che sono stati condonati, così come di quelli che sono finiti in isolamento, proprio perchè – così come viene ritenuto essenziale informare più volte al giorno i privati cittadini circa la gravità degli effetti devastanti causati dalla pandemia – gli stessi cittadini che rispettano l’ordinanza hanno il diritto di essere informati quanto meno sul numero reale di chi si è improvvisamente risvegliato maratoneta. Purtroppo però – e lo dico come tutti da coatto, libero e indipendente – qui non si tratta della consueta nota sarcastica relativa a dei fatti che non dovrebbero accadere e che invece accadono all’ordine del giorno, né tanto meno trattasi di fanta par condicio, ma si tratta di considerare come e perchè da questa amara riflessione si possa evincere una deriva identitaria così generale. Polemizzare a prescindere su qualsivoglia soluzione politica intrapresa in un momento come questo è sinonimo di irresponsabilità, è vero, lo hanno dimostrato guarda caso tutti i rappresentanti politici dei Paesi che prima che la pandemia si manifestasse apertamente minimizzavano sulla pericolosità per la salute dei cittadini e poi, una volta che il numero dei decessi continuava (e purtroppo continuerà, anche se si spera ancora per poco) a non fermarsi, hanno chiesto ai cittadini di rispettare misure ancora più stringenti beandosi di voler fare l’inverosimile per la collettività con il denaro rubato e mai restituito ai contribuenti, e in questo senso non si può che giudicare positivamente l’operato dell’attuale esecutivo. E’ altrettanto vero però che, paradossalmente, quando uno Stato nazionale si trova nella condizione di dover chiedere delle misure di solidarietà all’UE e l’UE risponde picche, lo stesso Stato si contraddice quando nega l’autonomia regionale perchè altrimenti non dovrebbe tacciare l’UE di irresponsabilità visto che comunque dipende, oltre che essere un Paese fondatore, dall’UE : è questo il punto fondamentale secondo cui lo statalismo non avrebbe più ragione di esistere nell’UE generando un’inevitabile frammentazione, ed è su questo punto che il sovranismo continua ad imperare. Malgrado questo però, il monito segnalato dal PPE non ha impedito a un Paese come l’Ungheria di dare pieni poteri a un solo rappresentante sovranista, evocando terrificanti e ben noti trascorsi. Di chi sarebbe allora la responsabilità di questa deriva identitaria europea, del sovranismo o dello statalismo? Delle nazioni o delle regioni, o magari dei comuni? La triste realtà corrisponde purtroppo al fatto inequivocabile che laddove il prodotto interno lordo di un Paese che aderisce all’UE è inferiore rispetto a quello degli altri, quel Paese viene soggiogato con tassi d’interesse da usura imposti da i Paesi che hanno un prodotto interno lordo superiore. Per deriva identitaria non s’intende soltanto una profonda crisi d’identità europea, che con gli sviluppi e i bilanci di questa emergenza non farà altro che alimentare ulteriori speculazioni non riuscendo a mantenere le promesse fatte dall’unione per l’unione, ma s’intende anche in particolar modo l’acuirsi delle criticità in termini di ordine pubblico e sociale e delle reciproche intolleranze che emergeranno sia a livello istituzionale che a livello popolare. Se da una parte, quella statalista, si è cercato fin dall’inizio di istituire un’unione monetaria prima che politica, proprio per favorire quei tassi d’interesse da imporre a quei Paesi il cui debito sovrano era superiore alla media ma che guarda caso dopo la fine della seconda guerra mondiale venne in qualche modo condonato a Paesi come la Germania con un’azione solidale malgrado l’UE non esistesse ancora, dall’altra, quella sovranista, si è voluto far credere all’opinione pubblica che l’unico modo per governare era ed è quello di poterlo fare in completa autonomia, senza dipendere dalle decisioni statali. Di conseguenza – complice anche le rispettive asserzioni demagogiche – considerato che entrambe le visioni hanno contribuito alla riuscita di questa deriva identitaria generale, per l’ennesima volta è la parola responsabilità quella che più di ogni altra viene fuori quando avvengono disastri di questa portata, la stessa responsabilità che i vertici delle amministrazioni governative internazionali hanno dimostrato di avere dichiarando ufficialmente tramite gli organi di stampa più accreditati che la presunta creazione in laboratorio di un arma batteriologica che sta ammazzando e che purtroppo ammazzerà ancora migliaia di persone è falsa : “E’ la Scienza che lo dice”, dicono, così come diranno che il neonato “SURE” (analogo del MES) appena proposto ma non ancora ratificato dall’UE, farà ripartire l’economia in un tempo ragionevolmente, nonché relativamente prolungato. Nonostante tutto però occorre lucidità e determinazione, bisogna andare avanti, scommettere su una visione meno burocratica e meno rappresentativa, più trasversalmente condivisa. Questa emergenza offre senza alcun paradosso la più grande e forse ultima opportunità di riscatto per una società che – in termini politici – ha l’obbligo di seguire scelte indispensabili per salvaguardare il pianeta dalla minaccia ambientale incombente, amministrando le risorse economiche pubbliche in una direzione diametralmente opposta alle norme che regolano il libero scambio delle merci in uno stato di diritto, proprio perchè sia i diritti umani che sociali conquistati nel tempo da grandi uomini capaci e lungimiranti sono stati azzerati da interessi lobbistici sempre più sfacciatamente impuniti.