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History will teach us nothing

“L’OSSERVATORE SPIATO”

RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

History will teach us nothing

Sarà perchè preferisco esprimermi nella mia madrelingua quando devo mettere per iscritto quello che penso, malgrado la conoscenza personale (superficiale oltretutto) della lingua inglese mi esorti a titolare alcune riflessioni per dei modi di dire altrimenti inesprimibili in italiano a causa di troppe interpretazioni, o forse perchè non riesco più ad orientarmi in questo bailamme di drammatici eventi che si susseguono con perentoria quotidianità, sta di fatto che non ho potuto fare a meno di pensare a un noto e vecchio brano di Sting per segnalare il disappunto che ho provato ieri nell’assistere impotente a delle scene a dir poco inimitabili : la manifestazione delle attuali opposizioni di governo che – al posto della consueta passerella del Presidente in carica del nostro Bel Paese, il quale questa volta è come se nemmeno fosse sfilato all’Altare della Patria nel Ricordo della 74esima Festa della Repubblica italiana – hanno tenuto con il solito innato e spiccato senso di responsabilità e che, proprio in virtù di tale pregio, poco prima che iniziasse avevano addirittura consigliato ai promotori della macchina organizzatrice di non richiamare gente in Piazza ma che, garzie alle responsabilità di entrambi (rappresentanti e manifestanti) sono comunque riusciti a fare come sempre una splendida figura, rispettando il distanziamento sociale, evitando gli assembramenti e soprattutto – visto l’acume di chi si è permesso pure di insultare il capo dello Stato dicendo che la Mafia sbagliò ad ammazzare suo fratello – dimostrando di saper scegliere con il lanternino i propri elettori. Inutile allora chiedersi di chi sarebbe la colpa, qualora dovessero nascere nuovi focolai epidemici e ripetersi altri contagi oltre che ovviamente altri decessi registrati in questi tre mesi di pace e di prosperità, nel giorno della ripartenza? Facciamo un po’ di chiarezza : qui da noi la colpa è un concetto obsoleto, che ostacola le prospettive di chi non intende farsi sottomettere da un esecutivo formato da degli incapaci che non hanno fatto altro che costringere la popolazione a privarsi del bene più prezioso facendo chiudere fabbriche, stabilimenti, alberghi, ristoranti, in pratica tutto, per salvare la misera vita di quattro vecchi che tanto sarebbero morti lo stesso e prendendo in giro al tempo stesso milioni di italiani che nemmeno sanno che cosa vuol dire per davvero tirarsi su le maniche e ricominciare tutto daccapo lavorando da mattino a sera per tirare avanti la baracca (il riferimento ai gilet arancioni è sottinteso e comunque al tempo stesso inopportuno proprio perchè, menzionandoli, si da loro un’importanza inutile, che non dovrebbe esserci perchè dovrebbero essere ignorati, ma che comunque fa notizia perchè ne parlano tutti. Se sei un quotidiano non puoi non parlarne, diranno ai professionisti dell’informazione, ma forse la gente è proprio questo che vuole : non sentire più simili notizie, avere la facoltà di disinteressarsi a dei fatti che non sono notizie di per sè). Per certi versi, ma più che altro per paradosso, le diverse manifestazioni che si sono viste ieri in diverse città italiane sembrano vagamente quelle scene di rivolta afroamericana scoppiata in questi giorni in quel di Minneapolis a causa dell’uccisione di George Floyd, scene che si sono replicate spontaneamente in diverse zone degli USA contro l’abuso di potere perpetrato dagli agenti di polizia nei confronti di civili e che a quanto pare continueranno a ripetersi, visto anche l’ultimo geniale intervento del Presidente Trump, Donald in chiesa, con in mano la Bibbia davanti alla Casa Bianca, il quale ha giurato sulla stessa di ordinare un’azione militare qualora non dovessero placarsi gli animi considerato che i governatori dem dei rispettivi Stati competenti non sono scusate la ripetizione stati secondo lui in grado di far rispettare le ordinanze : da un punto di vista paradossale le analogie con quello che è successo qui da noi sono disarmanti. La violenza chiama violenza, purtroppo da sempre, così come l’ignoranza genera ignoranza, e visto che comunque se ne possa dire o scrivere si continuerà a farne un abuso indiscriminato sia dell’una che dell’altra – così come la Storia insegna – mai potrà esserci una sana e proficua ripartenza se non si comincerà a cambiare il modo di pensare. Al di là di ogni ragionevole dubbio per esempio, non è un mistero che la maggior parte dei contenuti social divulgati dal cosiddetto popolo della Rete sia progressivamente diventato da almeno 15 anni a questa parte un coacervo di fandonie e di “giustificazioni” che si sono replicate all’infinito semplicemente perchè sull’onda della condivisione libera e “gratuita” di video diventati virali proprio a causa di contenuti violenti o insensati, chi ne ha beneficiato economicamente, guadagnando attraverso milioni di visualizzazioni, ha continuato ad inventarsi qualsiasi modo pur di realizzarli, così come non è un mistero che da almeno 30 anni a questa parte si susseguano senza sosta le audizioni e i provini per poter partecipare a delle trasmissioni televisive che sono nate apposta per condizionare oltre che per tenere sotto controllo il – mi si passi il termine – popolo catodicofonico che ha seguito sui propri teleschermi le imprese performanti degli indiscussi artisti talentuosi che si sono avvicendati a seguito di quelle audizioni e di quei provini divulgando le stesse fandonie e “giustificazioni” che in ogni caso continuano ad essere divulgate, depauperando ancora quel che per nostra fortuna è ancora rimasto in termini di risorse. Sono queste le banalità che mai bisognerebbe dimenticarsi di trasmettere, serve a nulla crogiolarsi, oppure aspettare che cambi qualcosa se non si inizia da questo genere di emergenze, serve a nulla ripartire, se tanto si continuano a non fare delle leggi che impediscano il protrarsi di simili divulgazioni, è di questo che si dovrebbe discutere in Parlamento se si volessero davvero usare al meglio le risorse e le eccellenze che ancora tengono in piedi il nostro Bel Paese. Una nuova riforma delle telecomunicazioni è dunque indispensabile per affrontare con maggior slancio le complesse sfide emergenziali – causate in primis dall’ambiente in cui viviamo – con cui tutti saremo costretti a fare i conti, una riforma che però, invece di promuovere con allettanti incentivi gli investimenti delle infrastrutture che non faranno altro che implementare l’abuso della banda larga e del 5G offrendo così una copertura ideale ai fruitori di questa tecnologia, si limiti ad usare quelle già esistenti, che detta in questo modo potrebbe risultare un contro senso da un punto di vista concorrenziale – si pensi soltanto quanti investimenti sono stati indirizzati verso quei settori da Paesi come la Cina o gli USA – ma che a lungo andare potrebbe anche rivelarsi una strategia efficace proprio a tutelare l’ambiente in cui viviamo, evitando di costruire delle infrastrutture che andrebbero a compromettere e a deturpare il già troppo compromesso e cementificato habitat naturale e favorendo così lo sviluppo eco sostenibile proposto dalla stessa UE.