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I Paladini della Logorrea Verde

   “L’OSSERVATORE SPIATO”

    RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

   

I Paladini della Logorrea Verde

Quella appena passata è stata una settimana volta all’insegna dell’innovazione cultuale : si pensi all’iniziativa di quel sacerdote che per cercare di aprire le porte alle minoranze musulmane ha proposto di fare i tortellini anche con la carne di pollo, oppure alla proposta dell’attuale Ministro dell’Istruzione di togliere il crocifisso dalle scuole, così come a quel flusso ininterrotto di commenti (pro/contro) che continuano ad imperversare sul Movimento Friday For Future – anche se occorre dire che il fatto di interessarsi a salvaguardare l’interesse ambientale comune con il culto non ha ancora nulla a che vedere nonostante sia sulla buona strada per diventarlo, e fermo restando che per innovazione cultuale s’intenda l’esatto contrario. Su i tortellini se ne sono dette (è proprio il caso di dirlo) di cotte e di crude, le strumentalizzazioni sono diventate incalcolabili nel giro di mezza giornata, quando bastava ricordare che da che mondo è mondo l’integrazione di un popolo straniero e più povero in un paese industrializzato e più ricco passa attraverso l’ospitalità, ma che quell’ospitalità non deve trasformarsi in una sorta di concessione plebiscitaria atta a favorire la ghettizzazione in nome di un colore politico, altrimenti viene meno sia il rispetto per gli abitanti del paese ospitante che la fiducia incondizionata che i richiedenti del paese straniero ripongono nell’animo altrui fuggendo da guerre indicibili provocate non soltanto da chi li ha ospitati. Quanto al crocifisso è addirittura retorico immaginare che sia una proposta che si commenta da sola, è un po’ come se qualcuno si svegliasse al mattino e dicesse di aver trovato la soluzione per risolvere l’emergenza del riscaldamento globale del pianeta cominciando poco per volta a bombardare il sole con migliaia di missili terra aria, ognuno contenente almeno un paio di tonnellate di azoto liquido. Su Greta Thunberg se ne sono dette di tutti i colori ovviamente, c’è chi dice che sia stata strumentalizzata anche lei, così come Carola Rachete, da alcuni paesi europei allo scopo di destabilizzare chi finanzia le perenni campagne elettorali statunitensi, e non solo, chi la taccia di non avere la minima cognizione su come affrontarla una simile emergenza e di aver trovato solo un espediente per marinare la scuola, mentre invece, forse, sarebbe il caso che a scuola ci tornasse proprio chi la accusa, invece di sprecarsi a sputare sentenze quanto meno patetiche usando un linguaggio scurrile, se non ridicolo, anche perché, fino a prova contraria, se è vero che esistono fior di scienziati che si schierano contro l’attivista svedese è altrettanto vero che ce ne sono a favore – e più che di una questione di numeri è di semplice buon senso che si dovrebbe discutere. A che cosa serve – in termini di utilità per la salvaguardia ambientale – indignarsi sia di una parte che dall’altra quando sia i comportamenti che gli stili di vita degli uni e degli altri continuano ad essere gli stessi? Come vive, chi si infervora contro il Movimento FFF avendo ormai passato (in molti casi) più della metà della propria esistenza interessandosi soltanto a preservare l’inquinamento globale da possibili interventi ecologisti? A che cosa rinuncerebbero questi “scienziadi” del piccolo schermo, o paladini della logorrea verde, per contribuire a tutelare l’ambiente in cui vivono? Se sapessero che per salvare il mondo dall’inquinamento basterebbe anche un gesto simbolico come tacere invece che sproloquiare, lo farebbero, oppure continuerebbero imperterriti la loro pseudo crociata scientifica presenziando questo piuttosto che quel salotto televisivo? Perché – invece di suggerire il finanziamento per la ricerca finalizzata all’eventuale colonizzazione di Marte ai governi interessati – non ammettono apertamente che l’unica strada percorribile per salvare il mondo dall’inquinamento è quella di utilizzare i fondi e le risorse pubbliche per bonificare i territori e le aree devastate da atti irresponsabili? Le risposte, per lo più retoriche, non fanno altro che innescare un’altra inevitabile riflessione sulla recente proposta di estendere il diritto di voto anche ai sedicenni, proprio perché chi è a favore sostiene che è un buon modo per coinvolgere gli adolescenti a partecipare e ad interessarsi alla vita politica quotidiana, mentre chi è contrario ritiene che a quell’età i giovani sono ancora troppo immaturi per essere in grado di affrontare simili tematiche. Che differenza c’è tra sedici e diciotto anni, perché allora non estendere il diritto anche ai dodicenni? Eppure, per paradosso, sono proprio gli adolescenti guidati da una ragazzina afflitta dalla sindrome di Asperger ad aver manifestato in tutto il mondo il proprio dissenso contro le emissioni inquinanti, purtroppo però non lo hanno voluto loro, anzi, quei ragazzi che appartengono al Movimento FFF e che con ogni probabilità faranno anche parte del Climate Party, dovrebbero essere tra i banchi di scuola a formare la propria identità scientifica e soprattutto a trovare il modo di poter fare molte esperienze prima di poter far sentire la propria voce, questo lo sanno, così come sono anche consapevoli del fatto che non resta molto tempo alle nuove generazioni per capire a quale domani andranno incontro visto e considerato che la classe dirigente di oggi e di ieri glielo ha loro precluso con scelte politiche irresponsabili, fatte passare per l’esatto contrario ovviamente. Comunque – sempre per paradosso – una delle innumerevoli scelte o proposte sbagliate sta esattamente nell’aver esteso (a seconda dei paesi dove questa scelta è già in atto) o nel voler estendere il diritto di voto ai sedicenni, perché è compito di un adulto responsabile evitare di arrivare al punto che chi ha diritto all’istruzione a quell’età non debba impiegare il suo tempo ad interessarsi prematuramente di argomenti che non dovrebbero essere di sua naturale competenza (per venire poi per altro tacciato di assenteismo da qualche brillante paladino della logorrea verde) perché spetta a un professionista militante in una forza politica, non a un ragazzino.