History will teach us nothing
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L’ultima Repubblica

“L’OSSERVATORE SPIATO”

RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

L’ultima Repubblica

Il venire a sapere da un certo giornale che l’attuale Presidente della Regione Lombardia ha minacciato di querelare lo stesso giornale a causa di un’inchiesta che dimostrerebbe che l’ignaro governatore non sapeva né che l’azienda fornitrice di materiale sanitario presumibilmente destinato alle ASL locali avesse fatturato circa mezzo milione di euro, invece che donarlo, né tantomeno che le relative fatture emesse fossero stornate dalla stessa azienda il cui CEO altri non è se non il cognato del suddetto governatore, è un po’ come assuefarsi inconsciamente, ma con metodo, al fatto che l’abisso di fango in cui siamo sprofondati da almeno cinquant’anni a questa parte continuerà a modificare e ad estendere i diversi orizzonti della sua composizione originaria. Se uno si dovesse per puro caso svegliare qui da noi da uno stato di ibernazione dopo questo mezzo secolo di abusi e soprusi e dover assistere a quello che sta accadendo non soltanto in Regione Lombardia, per riuscire a fare una ricostruzione storica del susseguirsi di eventi che lo hanno caratterizzato basandosi su una documentazione archiviata dagli organi di stampa nazionale – nel rispetto delle norme di pluralismo, che dovrebbero regolare i rispettivi schieramenti di pensiero – con ogni probabilità non riuscirebbe a risalire a cosa in effetti sia successo a livello istituzionale, vuoi perchè tra insabbiamenti, falsificazioni e calunnie varie chi avrebbe dovuto scontare la propria pena per i reati commessi è riuscito addirittura a governare e vuoi perchè chi avrebbe dovuto vigilare offrendo un servizio pubblico d’informazione degna di essere chiamata tale glielo ha di fatto consentito. Ibernazione a parte, nemmeno l’enigmistica sarebbe in grado di ricostruire tramite rebus i segreti di Stato che continuano gelosamente a tenere in serbo i custodi di troppe verità omesse, e altrettanto si potrebbe dire per la satira che – tranne qualche rara eccezione – mai si è poi dimostrata così pungente nel fotografare tutte le ingiustizie e gli abusi di potere perpetrati dai furfanti di turno dalla Prima Repubblica in poi. Da qualche parte però, nel cuore di quei mercatini rionali dove una volta ogni tanto capita di imbattersi nelle piazze o nei vicoli di qualche grande città o di qualche piccolo comune di provincia, se si ha la pazienza di cercare qualcosa che possa in qualche modo rispecchiare la realtà politica italiana di questi ultimi 50 anni da una prospettiva squisitamente popolare si può anche trovare qualcosa di interessante, malgrado il dipinto in questione, ritratto da un artista anonimo, di strada, non sia proprio per così dire condivisibile. Nella fattispecie trattasi di un’opera dipinta a olio, su tela, probabilmente realizzata nel lontano per non dire remoto 1994, intitolata “L’ultima Repubblica”. In pratica è la riproduzione papale papale del celeberrimo “Il Quarto Stato”, di Giuseppe Pellizza da Volpedo, soltanto che al posto del corteo di lavoratori che si vedono sfilare in una manifestazione per rivendicare i propri diritti con dignità e rappresentati per la stessa ragione da tre figure emblematiche della classe sociale più umile dell’epoca come l’anziano, il giovane e la donna con bambino, i quali capeggiano il corteo, c’è una folla di parlamentari che hanno solcato l’Aula dal 1970 in poi, che sono in procinto di avanzare uniti e compatti verso tre scranni, coperti a loro volta da tre noti personaggi ritratti di spalle. Questi tre personaggi, facilmente riconoscibili da evidenti peculiarità, rappresentano forse meglio di qualsiasi altra ricostruzione il susseguirsi degli eventi che hanno caratterizzato questo ultimo mezzo secolo : quello in mezzo è di profilo, messo in risalto da una gobba prominente, la sua postura è calma e rilassata. Indossa un abito nero e degli occhiali dalle lenti piuttosto spesse, a mò di fondo di bottiglia, e sta sorreggendo senza alcun affanno uno scettro, nell’atto di consegnarlo a quello di destra, il quale indossa un abito blu e sfoggia un sorriso disarmante, quasi a voler ricongiungere le enormi orecchie che si ritrova talmente trasuda felicità nel riceverlo con la sua mano sinistra. La sua mano destra invece è immortalata in un gesto scaramantico, come a voler stigmatizzare il proprio integerrimo e indiscusso operato, un gesto così ammirato da quello di sinistra che indossa un impeccabile abito grigio, che la sua postura, essendo anch’egli di profilo, tende leggermente a sbilanciarsi. La sua figura è però sobria ed elegante e ispira fiducia e rispetto nello sguardo anche del più distratto osservatore.