tavolocontritatutto
12 Ottobre 2017
Donna Cedille
12 Ottobre 2017

Permessi & Divieti


Rappresentazione virtuale di un’educazione

di Sormani

PERSONE, PERSONAGGI E INTERPRETI

Chiara Mensi, un’esuberante quindicenne che sta muovendo i suoi
primi passi nel mondo della recitazione.
La maestra.
Un’insegnante di ruolo, cinquantenne, innovativa e rivoluzionaria
nel suo genere (da un punto di vista “squisitamente pedagogico”).

Luigi Nicolosi, un consumato attore di teatro, sulla quarantina,
dall’aspetto incolto, sciatto, con barba e capelli lunghi.
Carmelo.
Un bambino di cinque anni, un po’ tardo di comprendonio rispetto ai
suoi coetanei nonostante sia un nativo digitale.

Vittorio Orlandi, un attore di cinema, trentenne, brillante, estroverso,
con la faccia da cattivo, impeccabile ed elegante sia nel modo di
esprimersi che nella maniera di muoversi in scena.
Niccolò.
Un bambino di cinque anni, molto intelligente oltre che dispettoso.

Miriam Di Matteo, un’avvenente attrice di fiction televisive,
venticinquenne, da un punto di vista estetico insostituibile, ma al tempo
stesso, da un punto di vista recitativo, facilmente rimpiazzabile con
qualunque ragazza che abbia un minimo di disinvoltura nell’esprimersi.
Sara. Una bambina di quattro anni, obbediente e opportunista.



SCENARIO



Essenziale, con le due uscite laterali. Nel mezzo, un classico tavolo
da refettorio, senza tovaglia, con sopra appoggiati diversi vasetti di
marmellata, alcuni colmi, intatti, altri semivuoti. Appeso alla quinta di
fondo come un’enorme e obsoleta lavagna, un gigantesco tablet
interattivo multimediale


COSTUMI



La maestra indossa un tailleur grigio sopra una camicetta bianca e
delle scarpe nere, senza tacco. Carmelo, un grembiule sbiadito e
stropicciato, di colore indefinibile, senza fiocco. Ai piedi porta dei
sandali logori. Niccolò è invece stretto nel suo sfavillante grembiulino
azzurro, con tanto di fiocco blu, di stoffa, stirato e inamidato, le scarpe
sono da ginnastica, all’ultima moda e dello stesso colore del fiocco.
Sara sfoggia un succinto grembiulino rosa che evidenzia le sue
splendide forme, impreziosite con un fiocchetto di seta color fucsia
che le stringe il collo a mo di cammeo. Ai piedi, tacco 12, dello stesso
colore del fiocchetto.


La scena si svolge in un asilo parificato

A sipario aperto


I bambini stanno giocando in assenza della maestra : Carmelo è intento a far volare un aereo di carta dietro l’altro, esultando sia quando ha finito di farne uno e sia dopo il lancio di ciascuno dei fogli di carta che utilizza per farli. Sara, circondata da un numero a colpo d’occhio incalcolabile di bambole perfette (in pratica delle vere e proprie ragazze in miniatura, robotizzate, ognuna con un volto diverso dall’altra) si sta divertendo a confrontarle scartando quelle che non le piacciono. Niccolò invece sta assaggiando una notevole e variegata quantità di marmellata, ficcando le dita in tutti i vasetti disposti sul tavolo e sputando quella che non è di suo gradimento sugli aerei di carta di Carmelo senza farsene accorgere. Quando Carmelo si rende conto di aver terminato i fogli di carta che aveva a disposizione invoca la presenza della maestra, più volte. Poi, dopo finalmente essersi accorto che nessuno dei due bambini l’ha chiamata, oltre a non averlo degnato nemmeno di uno sguardo, tenta invano di staccare l’etichetta dai vasetti di marmellata.

Niccolò - (divertito, a Sara) Guarda che scemo, guarda che scemo. -
La maestra - (autoritario, entrando da sinistra, battendo le mani per attirare l’attenzione) Bambini venite subito qui, forza. Fatemi vedere immediatamente le vostre mani … (poi, soddisfatto, a Niccolò, il primo che le mostra con fierezza)… perfette, bravo ! Però mi devi togliere una curiosità, come fai soltanto tu ad averle sempre così pulite ? -
Carmelo - (sommesso/giustificato) Ma signora maestra, mica sono pulite … sono sporche di marmellata ! -

Pausa carica di tensione

La maestra (di rimprovero) - Melo, quante volte ancora dovrò ripeterlo che non devi assolutamente metterti in mezzo quando non c’è nessuno che te lo chiede ? In più, dopo tutti questi mesi che hai passato qui con noi, non soltanto continui ad usare lo stesso tono di voce, come se ci fosse qualcuno nascosto dietro di te che ti dice piano piano nell’orecchio … guarda che devi sempre dire quello che vedi, sennò vai a finire in castigo … ma non vuoi neanche capire che è proprio il timbro della tua voce, che devi cambiare. Sembri una pecora ! (suscitando ilarità, poi, prendendo una mano di Niccolò, mostrandola a Carmelo) Lo vedi come sono le sue ? Lo sai perché sono così le sue mani ? Perché la marmellata deterge, che vuol dire che le fa venire più pulite di qualsiasi altra cosa, e perché rende la pelle levigata, che vuol dire che le fa diventare belle lisce (poi, premuroso, attivando il tablet con un minuscolo telecomando che estrae da un taschino del tailleur. Nel frattempo, sul gigantesco schermo a cristalli liquidi appeso alla quinta di fondo, appare un clochard, seduto sul marciapiede di una trafficata via del centro, mentre sta facendo l’elemosina con un cappello rovesciato posto tra lui e il fedele cane che lo accompagna) … la voce è molto importante, Melo … lo sai che tutti i bambini della tua età che avevano il tuo stesso timbro di voce da pecora, quando poi sono diventati grandi si sono ritrovati come questo povero disgraziato che non sa né dove andare e nemmeno cosa mangiare ? Vuoi fare anche tu la stessa fine per caso ? (attivando l’audio, dopo il tacito diniego di Carmelo) Senti … ascolta … ora ti faccio sentire come parla, che voce ha … (sempre con il telecomando inquadra in primo piano il clochard, il quale, dopo che una signora mossa da compassione gli allunga qualche spicciolo, ringrazia con voce flebile e rassegnata, come un disco registrato che dice sempre la stessa cosa : “Dio la benedica”) … ecco, hai sentito ? (disattivando il tablet) D’ora in avanti se ti sento ancora parlare con quella voce da pecora passerai il resto della lezione in castigo, e questo vale anche per tutti gli altri giorni che verranno. Ci siamo capiti, Melo ? -
Carmelo - (rassegnato) Si, signora maestra. -
La maestra - (risoluto) Dài Sara … che cosa stai aspettando ? (prendendo le mani della bambina) Fammi vedere le tue … non c’è male, però potresti migliorare … lo smalto delle unghie è opaco. -
Sara - (giustificato) Signora maestra, ma io me lo metto tutte le sere, per quattro volte ! -
La maestra - Non basta. Per avere un risultato come si deve bisogna metterselo dalle nove alle dieci a sera, anche dodici quando è necessario. -
Sara - E io come faccio a sapere quando è necessario ? -
La maestra - Lo sai che tra un paio d’anni andrai a scuola ? C’è forse bisogno che aggiunga altro ? -
Sara - (giustificato) No signora maestra, ma … -
La maestra - (autoritario, attivando nuovamente il tablet) … non c’è nessun ma e nessun se che tenga, Sara … guarda tu stessa che cosa è successo a una donna, che potrebbe tranquillamente essere la tua mamma, che invece di mettersi lo smalto dodici volte a sera, così come le aveva detto di fare la sua maestra, se lo è messo soltanto cinque volte … guarda … (sullo schermo appare una prostituta di strada intenta ad adescare clienti in pieno giorno) … sai che cosa sta facendo questa donna ? -
Sara - (ingenuo) No signora maestra. -
La maestra - Sta facendo il necessario per tirare avanti a campare, invece che per vivere ! (poi, a Carmelo, esaminandogli accuratamente le mani) Ora voglio proprio vedere … se le tue sono nelle stesse condizioni di ieri … (alterato) non è possibile ! Sono inguardabili Melo ! Ieri almeno qualche macchia di nutella si poteva ancora vedere, ma oggi niente di niente … il nulla più assoluto … non so proprio come devo fare con te, Melo … (poi, ispirato, uscendo) un momento … torno subito, non vi muovete. Mi raccomando ! -

Deriso da Sara e Niccolò, Carmelo torna dai suoi aerei di carta.

Niccolò - (divertito, a Sara) Guarda che scemo … gioca di nuovo … -
Sara - … adesso che arriva la maestra vedi se gioca di nuovo ! -
Niccolò - (a Carmelo) Scemo. -
Carmelo - Sei tu scemo. -
Sara - (all’unisono con Niccolò) Scemo, scemo … -
La maestra - (entrando con una bacchetta) … Melo vieni subito qui, forza … obbedisci … (vedendolo avvicinarsi timidamente) … ora stammi bene a sentire perché te lo dirò una volta sola, intesi ? (dopo che Carmelo annuisce) Bene … fammi il cane (e Carmelo abbaia) … molto bene … e ora fammi il gatto … (e Carmelo miagola) bravissimo ! Vedi che quando vuoi sai essere chi vuoi ? Ora stammi sempre bene a sentire … se domani vuoi continuare a giocare con gli aerei di carta, da questo momento in poi tu non dovrai più essere Melo soltanto, ma dovrai diventare Melofai, dovrai fare Melofai … hai capito bene ? (poi, a Sara) Su, prova un po’ a chiamarlo … -
Sara - … Melofai … Melofai … -
La maestra - (a Carmelo) … non startene lì impalato, rispondi ! -
Carmelo - (titubante, a Sara) Che cosa devo fare ? -
La maestra - (bacchettandolo sulle punta delle dita) Melofai sei tu Carmelo ! Devi rispondere quando qualcuno ti chiama, lo capisci questo ? (vedendolo piangere) Poche storie, con me non attacca il piagnisteo … hai sentito che cosa ha detto questa mattina la tua mamma, no ? Fino a che non impari la lezione del giorno io la bacchetta te la posso dare anche sul culetto, e oggi la lezione che devi assolutamente imparare è quella di diventare Melofai. Hai capito ? Su, forza … ora ripeti con me … tutti mi chiamano Melofai, ma nessuno a me me la fa. -
Carmelo - (meccanico) Tutti mi chiamano Melofai, ma nessuno a me me la fa. -
La maestra - Io faccio Tizio, Caio, e pure Sempronio, basta che la gente ride e non pensa al pinzimonio (dopo che Carmelo ha ripetuto la frase e dopo che le ha chiesto che cos’è il pinzimonio) … è solo un modo di dire, per dire che quelli che ad esempio ti guardano quando fai il cane o quando fai il gatto devono pagare un biglietto per poterti vedere. Hai capito ? -
Carmelo - Si. -
La maestra - Vediamo … adesso ti chiamo eh … Melofai … -
Carmelo - … si, sono io … chi devo fare ? -
La maestra - Bravissimo ! Hai già capito chi sei ! Visto che non era così difficile ? Ora stammi a sentire : chiudi gli occhi, stretti, stretti eh … bene … ora, io, che sono la tua maestra, sono a casa mia. Mi vedi ? -
Carmelo - No. -
La maestra - Come sarebbe a dire no ? Quante volte ci sei venuto a casa mia con la tua mamma che diceva che di case così non ne aveva viste mai ? -
Carmelo - (enfatico, coprendosi anche gli occhi con le mani) Si … si … adesso si che la vedo signora maestra ! -
La maestra - Meno male ! E adesso, che cosa faccio ? -
Carmelo - Non lo so. -
La maestra - (comprensivo) Si capisce che non lo sai, è perché non lo puoi sapere, ed è per questo che te lo dirò io che cosa sto facendo Melofai. Io sto guardando la t.v. e alla t.v. stanno dicendo che la terra ha tremato e che Tizio ha telefonato a Caio per dirglielo, e che glielo ha detto perché quando la terra trema loro possono riempire tanti vasetti di marmellata. Hai capito Melofai ? (vedendolo annuire) Molto bene … allora prima fammi Tizio e poi mi fai Caio … forza … -

Senza alcun indugio Carmelo inizia ad ululare.

La maestra - (allarmato, tappandogli la bocca) Zitto, per carità … mica sono dei lupi … qualcuno potrebbe addirittura pensare che siano degli sciacalli ! Fai molta attenzione Melofai a come ti comporti perché stai andando su una cattiva strada. Mi dispiace, ma sono costretta a darti una sola possibilità. Su, riproviamo … ora sei tu, Melofai, che sei nella t.v., davanti a tutti, e devi fare Tizio che dice a Caio che non si può più stare a sentire qualcuno quando parla al telefono. Su, forza … e ricordati sempre che la marmellata è la cosa più buona e più importante a questo mondo … -
Carmelo - … posso tenere gli occhi chiusi ? -
La maestra - Certo ! Forza, su … facci divertire un po’ … -

Carmelo si dirige a tentoni verso il tavolo, si riempie la bocca di marmellata e si tappa le orecchie con le mani, sempre ad occhi chiusi.

La maestra - (bacchettandolo sulla mano destra) E questo secondo te dovrebbe farci divertire ? (poi, indicando gli altri due bambini, che si trattengono dal ridere all’istante) Non vedi anche tu la faccia che hanno fatto ? Sembrano la tua mamma e il tuo papà quando guardano il telegiornale ! (poi, vedendolo inghiottirsi la marmellata) E adesso, cosa fai ? Te la mangi pure ? -
Carmelo - (con lo sguardo fisso a terra e le mani dietro la schiena, accennando timidamente ad alzare la testa) Io … -
La maestra - … tu niente !Tu ora vai dritto in castigo e le orecchie te le tappi per davvero altrimenti non farai mai più gli aerei di carta, è chiaro ? (mentre Carmelo obbedisce andando a capo chino verso la quinta di sinistra, restando in ginocchio di fronte alla stessa) Sara, Niccolò … venite subito qui … -

La maestra sussurra qualcosa all’orecchio di Sara, offrendole poi un bel vasetto di marmellata. Successivamente consegna la bacchetta a Niccolò confidandogli qualcos’altro, dopo di che esce dalla quinta di destra tornando subito dopo con una sedia per assistere alla scena.

Sara - Qui c’è uno che parla troppo e mi guarda anche quando vado a fare la cacca. -
Niccolò - Chi è ? -
Sara - Melofai. -
Niccolò - (basito) Melofai ? Ma Melofai è scemo, mica è capace di parlare troppo e insieme di guardarti mentre fai la cacca. -
Sara - (frignando) E invece si, perché quando mi scappa io la cacca la faccio dove mi trovo. (accovacciandosi, senza svestirsi) Vuoi vedere ? -
Niccolò - (toccandola nelle parti intime) Ma tu non ce l’hai il pisello ! -
Sara - Embè ? La cacca viene fuori lo stesso sai ? -
Niccolò - E adesso, perché non ti viene ? -
Sara - Perché c’ho paura. -
Niccolò - Di che cosa hai paura ? -
Sara - Di mangiare la marmellata … tutti quelli che c’hanno il pisello e che mangiano la marmellata la cacca la fanno dura, ma però io c’ho paura che se la mangio la faccio molle … -
Niccolò - (allarmato) … se la fai molle la maestra ti mette in castigo ! -
Sara - (terrorizzato, dopo averne assaggiato una ditata da un vasetto) E adesso ? -
Niccolò - Non ti preoccupare, ci penso io : faccio finta che la marmellata me la sono mangiata io e mi faccio mettere in castigo al posto tuo. Tanto poi la maestra mi fa uscire subito dal castigo. -
Sara - E perché a te ti fa uscire subito ? -
Niccolò - (mostrandole la bacchetta) Perché a me a dato questa e perché io sono anche capace a parlare. -
Sara - Ma però anche Melofai è capace. -
Niccolò - Non si dice ma però, si dice o solo ma o solo però. Anche Melofai dice sempre ma però, è per questo che … -
Sara - (giulivo, saltellando) … sai quanti vasetti di marmellata mi ha promesso la maestra se smetto di giocare con le bambole ? -
Niccolò - No … però dimmi solo a quanti bambini gliela riusciresti a spalmare addosso, così lo so. -
Sara - Perché non me lo dici tu … dai … -
Niccolò - non lo so … dieci ? Venti ? Cinquanta ? -
Sara - (estasiato) Cento … cento bambini ! Ci pensi … non ci sarà mai più in tutto l’asilo un solo bambino che gli verrà una voce da pecora. -
Niccolò - (basito) Cento ? Eh no, così non vale … a me non mi ha mai promesso così tanti vasetti di marmellata … se vuoi che ti aiuto mi devi dare la metà dei vasetti che ha promesso a te. -
Sara - Metà ? No, no … metà sono troppi, al massimo venti te ne do. -
Niccolò - Quaranta. -
Sara - Facciamo trenta e non ne parliamo più. -
Niccolò - (stringendole la mano) Trenta. -
La maestra - (sarcastico, dopo aver letteralmente tolto le mani dalle orecchie di Carmelo, riprendendosi la bacchetta) E bravo Niccolò ! Ora ci divertiamo anche a fare le imitazioni eh … (sprezzante, con il braccio teso) fila subito in castigo a fare compagnia a Melofai ! (prendendo poi per mano Sara, uscendo dalla quinta di destra) Vieni Sara, ora noi ci andiamo a fare una bella merendina. -

Entrambi in ginocchio, sia Carmelo che Niccolò sono rivolti verso la quinta di sinistra.

Niccolò - (disperato) Ciao Carmelo … -
Carmelo - (solidale, senza girare la testa) … Niccolò, che hai fatto ? Perché ti ha messo in castigo anche a te ? -
Niccolò - (alterato) Perché stavo facendo vedere a quella scema di Sara quando la maestra si arrabbia … ma l’ho fatto solo perché volevo che diventava la mia fidanzata, mica per … -
Carmelo - (deduttivo) … ah … così anche tu vorresti diventare come me, vero ? -
Niccolò - (riflessivo, dopo una pausa) Si, mi piacerebbe tanto riuscire a fare tutti quelli che fai tu, soltanto che è troppo difficile. Però se io ero al posto tuo e che dovevo fare Tizio che dice a Caio che non si può più stare a sentire qualcuno quando parla al telefono, la marmellata non la toccavo proprio. -
Carmelo - E perché ? -
Niccolò - (esasperato) Ma sei scemo per finta o per davvero ? Quando eri solo Melo pensavi che era la marmellata che sporcava le mani e ora che sei Melofai pensi che per fare Tizio o per fare Caio te la devi per forza mangiare ? -
Carmelo - E che devo fare allora ? -
Niccolò - (giustificato) Te la devi spalmare addosso ! Se non lo fai quelli che ti guardano mica si mettono a ridere. -
Carmelo - E’ vero … è per questo allora che la maestra si è arrabbiata e mi ha messo in castigo ? -
Niccolò - Ma certo … e guarda che se la maestra vede che ti spalmi la marmellata addosso ti fa subito giocare con gli aerei di carta sai ? -
Carmelo - (incredulo) Veramente ? -
Niccolò - Ma certo … e poi glielo dice anche a tua madre che hai imparato la lezione del giorno, e che se vuoi puoi fare quello che più ti pare e piace. -
Carmelo - (enfatico) Che bello …. (poi, accorato) ma però … come faccio se sono in castigo ? -
Niccolò - (disinvolto, incurante di Carmelo che gli scongiura di non muoversi, dopo essersene spalmato una bella ditata sulla fronte) E’ facile … fai così. -
Carmelo - (sconcertato) Ma tu sei matto. E se la maestra entrava ? -
Niccolò - Mi vedeva. -
Carmelo - E non avevi paura ? -
Niccolò - Di che cosa ? -
Carmelo - (giustificato) Che ti faceva male con la bacchetta ! -
Niccolò - Se mi vedeva. Mica mi ha visto ! Io ti ho fatto solo vedere come si fa, così quando ti toglie dal castigo lo sai già. -
Carmelo - E’ vero … grazie. -
Niccolò - Sai perché la maestra ha dato a Sara la merendina ? -
Carmelo - No. Perché ? -
Niccolò - (confidenziale) Perché l’ha beccata mentre spalmava la marmellata su tutte le bambole ! -
Carmelo - Urca, su tutte le bambole ? E chi c’era, che rideva ? -
Niccolò - Ma chi vuoi che rideva ? C’era solo la maestra ! Quella scema di Sara ha spalmato la marmellata su tutte le bambole solo per farsi dare la merendina, e ha detto alla maestra che ero stato io a mangiare la marmellata. -
Carmelo - (incredulo) Veramente ? -
Niccolò - Senti Carmelo, qui dobbiamo fare qualcosa, e alla svelta. Non è giusto che noi due ce ne stiamo in castigo mentre Sara si sta mangiando la merendina. Tu hai mangiato la marmellata perché pensavi che tutti si mettevano a ridere quando hai fatto Tizio che deve dire a Caio che non si può più stare a sentire qualcuno quando parla al telefono, e io invece neanche l’ho mangiata, e ho fatto vedere a Sara quando la maestra si arrabbia solo perché volevo che diventava pure la mia fidanzata. E’ vero o non è vero ? -
Carmelo - E’ vero, è vero. -
Niccolò - (persuasivo) Carmelo … tu però ora sei Melofai … se vuoi puoi fare chi vuoi : e rideranno tutti, puoi stare tranquillo, perfino se sei in castigo. E se rideranno tutti, compresi quelli che da casa guardano la t.v., la maestra non potrà più tenerti in castigo perché resterà da sola a pensare di tenerti in castigo invece che di mandarti in t.v. -
Carmelo - (enfatico) E’ vero, è vero … (poi, riflessivo) ma però come fanno a ridere tutti se ancora siamo tutti e due qui in castigo ? (poi, a bocca aperta, osservando Niccolò che estrae un cellulare dal grembiule) E quello, dove lo hai preso ? Sai come si fa a … -
Niccolò - (di superiorità) … è di mio padre … tu non eri nemmeno nato quando io già mandavo messaggi … (poi, riprendendo Carmelo con la videocamera del cellulare) dai, perché non la fai tu la maestra … così poi io la faccio vedere a tutti. -
Carmelo - Si, ma dove la vado a prendere adesso la bacchetta ? -
Niccolò - Falla senza bacchetta, tanto tu sei capace lo stesso. Chiudi bene gli occhi e pensa di essere la maestra che rimprovera Tizio e Caio che si stanno mangiando la marmellata. Dai … -

Carmelo fissa per un attimo i vasetti di marmellata e inizia a battere le mani, indicando poi con il braccio teso e l’espressione indignata la quinta di sinistra.

Niccolò - (divertito, intascandosi il cellulare) Bravo … ora che la farò vedere a tutti vedrai che ci toglierà subito dal castigo. -
La maestra - (furioso, rientrando con Sara senza bacchetta) Che cosa ci fate lì, in piedi ? Per quale ragione dovrei togliervi dal castigo ? Forza, sentiamo … hai forse perso la favella Niccolò ? Che cos’è che faresti vedere a tutti ? -
Niccolò - (in stile militare, battendo i tacchi e rimettendosi in ginocchio tempestivamente, con la faccia rivolta verso la quinta di sinistra, come Carmelo) La bacchetta signora maestra, la bacchetta. Se tutti vedranno la bacchetta più nessuno si sognerà di fare la maestra. -
La maestra - Bravo Niccolò … vieni pure qui in mezzo a noi, hai finito il tuo castigo. (a Sara) Diglielo a Niccolò com’era la merendina, no ? Altrimenti potrebbe pensare male ! -
Sara - Buona buona buona, proprio buona. -
La maestra - Devi anche dire che cosa c’era dentro, Sara ! -
Sara - (giustificato) La marmellata ! -
Carmelo - (perentorio, voltandosi di scatto) Non è giusto signora maestra. Perché a Sara non l’ha messa in castigo ? -
La maestra - (sprezzante) Senti, senti … al nostro signor Melofai il castigo deve fargli davvero bene … non ti azzardare mai più in vita tua a disobbedire alle regole del castigo, ci siamo capiti ? (poi, a Niccolò) Si può sapere cosa diavolo gli hai ficcato in quella zucca vuota ? -
Niccolò - Nulla signora maestra, nulla avevo da ficcare. -
La maestra - (sarcastico) Molto bene … noto con immenso piacere che anche al nostro Niccolò il castigo gli ha rinfrancato lo spirito eh … di te mi occuperò a tempo debito … Sara, sei andata al gabinetto dopo che hai mangiato la merendina ? -
Sara - Si signora maestra. -
La maestra - Ti ha visto forse qualcuno mentre facevi la cacca ? -
Sara - No signora maestra. -
La maestra - La cacca era dura o era molle ? -
Sara - (enfatico) Era bella dura …. proprio dura dura … (a Niccolò) era così dura che la maestra credeva che stavo facendo un bambino. -
La maestra - (a Niccolò) Anche tu vorresti sapere perché non ho messo in castigo Sara ? -
Niccolò - (dopo un attimo di esitazione, facendo poi nuovamente voltare Carmelo alla risposta) Si signora maestra, perché a Sara non l’ha messa in castigo se comunque le ha promesso di darle addirittura cento vasetti di marmellata da cospargere sulla pelle di ogni bambino ? -
La maestra - (canzonatorio, imitando il lupo cattivo di “Cappuccetto rosso”) Per guardarla meglio … (poi, sprezzante, a Carmelo) vieni subito qui Melofai … vediamo se hai capito perché la si deve guardare meglio la nostra Sara, se non altro con più rispetto per dio ! -
Carmelo - Ma però io sono in castigo. -
La maestra - (furioso) Ma però ora non più ! (dopo che Carmelo si è tempestivamente avvicinato) Ora stammi bene a sentire. Chiudi gli occhi e non tentare di aprirli fino a quando non te lo dirò io, intesi ? Bene, Problema … tu sai cos’è un problema, no ? L’anno prossimo andrai a scuola … (vedendolo annuire copiosamente) molto bene. Dunque, se la maestra vede Sara che si mangia la marmellata che cosa deve fare Melofai alla t.v. per fare vedere a tutti che non l’ha mangiata ? Pensaci molto, ma molto molto bene Melofai … sai quanti aeroplani di carta potrai fare se rispondi correttamente ? Più di un milione di milioni ! Sai invece quanti ne farai se sbagli ? Nemmeno uno. Quindi, prima di rispondere, prenditi tutto il tempo necessario. Forza, è ora di aprire gli occhi. -

Carmelo è indeciso, non sa proprio cosa fare. Poi guarda Niccolò, che per aiutarlo a decidersi si passa più volte le dita sulla fronte. Ispirato dal suggerimento Carmelo si avvicina al tavolo e prende a cospargersi di marmellata (come dovesse mettersi addosso una lozione protettiva solare) suscitando approvazione e ilarità.
Carmelo - (sommesso) Ho fatto bene ? -
La maestra - (affabile) Hai fatto benissimo ! Ora si che lo riconosco il mio Melofai … hai visto che l’hai imparata la lezione del giorno ? La tua mamma sarà felice come una pasqua e tu potrai tornare a fare tutti gli aerei di carta che vuoi. -
Carmelo - (entusiasta) Che bello, che bello … -
La maestra - … a una condizione però. -
Carmelo - (rassegnato) Quale condizione ? -
La maestra - Dovrai rispondere a un’ultima domanda … su, non fare quella faccia … ripeti con me, forza … quale domanda signora maestra ? -
Carmelo - Quale domanda signora maestra ? -
La maestra - Se tutti hanno visto che ti mangiavi la marmellata senza permesso perché nessuno ha detto chi è stato ? -
Carmelo - (irriverente) E io che ne so ? -
La maestra - (sprezzante) Come osi rivolgerti a me con quel tono ? Sei impazzito ? Sara, diglielo tu perché nessuno ha detto chi è stato a mangiare la marmellata senza permesso. Forza ! Abbiamo già perso fin troppo tempo per questa lezione ! -
Sara - (giustificato, a Carmelo) Ti hanno visto tutti mentre te la mettevi in bocca, cosa credi ? Solo che adesso c’hanno tutti paura che se qualcuno lo dice, la maestra dovrà metterti di nuovo in castigo. Nessuno lo vuole dire perché nessuno vuole che tu torni in castigo perché ora tu sei Melofai, e come te non c’è nessuno così capace a fare gli altri, ma se invece qualcuno lo dirà lo stesso tu non sarai più Melofai, ma tornerai ad essere Melo soltanto. Adesso hai capito ? -
Carmelo - No. -
Niccolò - (alla maestra) Ha capito, ha capito … solo che fa finta di non capire perché sa che tutti hanno bisogno di lui … pensi signora maestra che prima, mentre eravamo tutti e due in castigo, mi ha perfino chiesto se volevo diventare come lui ! -
La maestra - (soddisfatto, a Carmelo) Allora è proprio vero, lo sai anche tu ora che sei il più bravo di tutti eh Melofai ? -
Carmelo - (imbarazzato) Si … si, si … -
La maestra - … Niccolò, fai un po’ vedere a Melofai che cosa bisogna fare quando un bambino sa di essere più bravo degli altri bambini. Su, forza … -
Niccolò - (prendendo per mano Carmelo) … vieni con me … -
Carmelo - (intimorito, accorgendosi che lo sta conducendo verso la quinta di sinistra) … ma però dove mi porti ? -
Niccolò - Non ti preoccupare, mica torniamo in castigo … anche se il posto ti sembra lo stesso tu devi pensare di essere da un’altra parte. –
Carmelo - Ma come faccio a pensare di essere da un’altra parte se sono qui con te ? -
Niccolò - Chiudi gli occhi, stretti, stretti, e fai finta di giocare con gli aerei di carta … su, forza … -
Carmelo - (enfatico, mimando il lancio) Che bello … mi sembra di essere tornato a casa … c’è perfino la mamma che mi porta la merendina, che bello, che bello … -
Niccolò - … hai visto ? E adesso, che cosa devi dire se qualcuno dice che sei in castigo ? -
Carmelo - (entusiasta, ripetuto fino alla nausea saltellando a occhi chiusi) Che non è vero … -
La maestra - (con ampi cenni d’intesa di Sara e Niccolò) … va bene Melofai, va bene … ora calmati un po’ … sei tutto sudato ! Asciugati, no ? Bevi qualcosa ! (Carmelo si asciuga la fronte con un “fazzoletto che estrae dal suo grembiule” fingendo di bere qualcosa) Ora togliti immediatamente quel grembiule ! (e Carmelo obbedisce, contento di obbedire, agile e scattante come un soldatino) Molto bene. Provvederò personalmente a fornirti di un grembiulino come il suo (alludendo a quello di Niccolò) e di dire al suo barbiere di tagliarti quei ciuffi sporgenti. Ora vieni subito qui e fammi vedere che cosa sai fare davvero visto che finalmente hai capito chi sei. -

Rimasto in mutande, impaziente, Carmelo corre ad imbrattarsi le mani di marmellata e sposta alcuni vasetti dal tavolo per potersi sedere sopra. Poi, con tono sommesso, chiede il permesso di assaggiare la marmellata chiudendo gli occhi e aprendo la bocca.

La maestra - (avvicinandosi con un cucchiaino stracolmo di marmellata, imboccandolo, come dovesse eseguire un rito propiziatorio) Ecco … là … com’è, buona ? -
Carmelo - (estasiato) La cosa più buona che c’è al mondo. -
La maestra - Bravo Melofai. Questa era la voce che volevo sentire da te. -

Sipario