Missione compiuta
13 Maggio 2020
I segreti di Pulcinella
22 Maggio 2020
Show all

Un aiuto concreto

“L’OSSERVATORE SPIATO”

RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

Un aiuto concreto

Siccome l’autoreferenzialità è un presupposto indispensabile per essere riconosciuto – a prescindere dall’attività svolta – e visto anche che trattandosi di conflitto d’interressi tutto si potrà dire tranne che i paperoni nostrani mai abbiano mostrato di averne anche soltanto uno che potesse mettere in dubbio la loro trasparente attività manageriale, questa volta pare proprio che i giornali debbano attendere più del dovuto prima che il tycoon di turno si degni di una dichiarazione in difesa del suo operato, distinguendosi da i più noti sbeffeggiatori riconosciuti come i pionieri dell’autoreferenzialità. Il prestito da 6.3 miliardi di euro che lo Stato ha concesso a Fiat Chrysler Automotive assicurando – a detta del Ministro dell’Economia – “condizioni aggiuntive e stringenti” sugli investimenti e sul mantenimento della produzione di automobili in Italia da parte di FCA in termini di garanzie pubbliche, ha sollevato l’ennesima polemica destinata a monopolizzare il dibattito economico/editoriale per diversi giorni, considerato che per Piazza Affari è come una manna piovuta dal cielo mentre per “Repubblica” (appena “martoriata” dal recente avvicendamento dirigenziale) dal ciel sereno sembra essere piombato un fulmine pericoloso, non certo passeggero. Concedere un prestito di quella portata di fondi pubblici a una multinazionale con sede legale ad Amsterdam e sede fiscale a Londra sapendo che potrà beneficiare del fatto di non dover pagare le tasse sui dividendi e risparmiare almeno mezzo miliardo di euro senza tirar fuori altro denaro dai propri conti correnti, è da considerarsi un aiuto nei confronti di un Paese in piena crisi emergenziale oltre che occupazionale, oppure dovrebbe essere visto come il solito tributo/contributo concesso ad un’azienda leader del settore automobilistico che ha da sempre dimostrato (anche se non lo ha mai fatto così platealmente) di avere un interesse politico nell’orientare quei finanziamenti che servono ad implementare le attività produttive, incluse quelle editoriali? Se da una parte, l’intera rappresentanza sindacale a quanto pare approva la suddetta concessione, a condizione che il lavoro resti in Italia, che non si chiudano gli stabilimenti, che non ci siano altre delocalizzazioni e via discorrendo, mentre dall’altra, il governo risponde sia alle parti sociali che alle stesse rappresentanze sindacali che con la concessione del prestito fornito dallo Stato si devono continuare a fare investimenti in Italia e che la garanzia istituzionale non può che essere connessa a queste condizioni, per quale ragione quando FCA decise di spostare la sede legale e quella fiscale all’estero non fu ratificato un DPCM che ne impedisse la delocalizzazione e perchè – chi ora lo ricorda – non ha sputo impedirlo? Dove erano i sindacati quando in Parlamento veniva discusso questo tema, quali interessi stavano tutelando, i propri, o quelli dei lavoratori? Purtroppo i ricatti portano a nulla di buono, e visto che per ricatto s’intende quello fatto da FCA nei confronti dello Stato (o mi dai il prestito oppure lascio definitivamente questo Paese) si può ragionevolmente affermare che siamo caduti dalla padella alla brace, oppure bisogna dimostrare attraverso qualsiasi canale multimediale che si ha a disposizione che l’aiuto era doveroso e che ci saremmo dovuti meravigliare se lo Stato non avesse concesso questo prestito? Staremo a vedere, gli aiuti come è noto servono per i bisognosi veri, non per quei paperoni che sono costretti a vivere con un sussidio di disoccupazione o con un reddito d’emergenza, se non addirittura con elemosine, oblazioni o questue di vario genere.