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Un inno al minuto

“L’OSSERVATORE SPIATO”

RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

Un inno al minuto

Complice la serrata generale, che ha costretto da una parte la maggioranza dei professionisti tra virgolette analogici a trasformarsi d’improvviso in voraci lettori, mentre dall’altra ha consentito agli incalcolabili scrittori del socio cosmo (definiti così da qualcuno che forse possiede uno spiccato senso della globalizzazione tout court) di covare la giusta ispirazione per poter comporre in santa pace una versione aggiornata del “Mein Kampf”, c’è già chi si è preso la briga di informare l’opinione pubblica sui vantaggi offerti dalla pandemia : l’avere a disposizione più tempo per leggere e per scrivere, per riflettere, per restare coinvolti in un interminabile abbraccio virtuale con i propri familiari e non, insomma, in una parola, per sdrammatizzare – visto che in media stanno morendo circa 300 persone al giorno qui in Italia, e il dietro front del governo inglese annunciato per smontare la folle tesi che fino a qualche giorno prima pensavano di adottare (far estendere il virus invece che cercare di contenerlo) dimostra non soltanto che c’è poco da sdrammatizzare, ma pure che il tempo – quanto più quello usato per riflettere – dovrebbe ormai aver fatto capire che cosa sarebbe potuto succedere qui da noi in termini apocalittici se al posto dell’attuale Presidente del Consiglio ci fosse stato l’ultimo ex Ministro dell’Interno. Ad ogni modo, al di là di qualsiasi strumentalizzazione, il verbo sdrammatizzare (o meglio, la sua essenza, che dovrebbe riassumersi nel ridimensionare la gravità di un fenomeno o di un fatto, specie per chi si sente in dovere di offrire un servizio di pubblica utilità mettendosi fuori dal balcone con tanto di tricolore ballando e cantando) implicherebbe o no, in sé, un rinnovato senso patriottico? In buona sostanza – senza dover per forza di cose tediare il Lettore con dei pipponi ontologici – soltanto ora, che più o meno ce la stiamo tutti facendo sotto dalla paura di contrarre questo famigerato Covid-19, dovremmo sentirci più Italiani ? Dal punto di vista politico forse tutto quello oggi sta succedendo potrà essere uno stimolo per domani, sia per chi la politica la fa che per chi ha rinunciato a interessarsi per ovvie ragioni, e magari perfino diventare un trampolino di lancio per dei nuovi dirigenti responsabili, chissà, tutto è possibile, resta il fatto che serve a nulla sdrammatizzare quando muoiono più di 300 persone al giorno a causa di un agente patogeno che nella migliore delle ipotesi è stato immesso deliberatamente da qualcuno per eliminare qualcun altro, ritenuto di troppo, così come serve a nulla applaudire l’uscita di un feretro dalla chiesa al sagrato (è un po’ come si volesse per forza esorcizzare qualcosa di naturale, per cui tutti dovremmo portare un po’ più di rispetto visto che sarà comunque la nostra futura e inevitabile sorte). La cosa più utile da fare in questi casi è starsene zitti. Quanto a coloro i quali si sentono in dovere di fare girare via social dei contenuti che qualsiasi altro canale multimediale di Stato sta diramando ininterrottamente al fine di esortare la popolazione a rimanere nelle proprie case, è doveroso segnalare che senza il loro indiscusso impegno quotidiano – dal forte valore simbolico, oltre che socio sanitario si capisce – i decessi sarebbero triplicati e che sui balconi delle case affacciate su tutte le Piazze più importanti del Bel Paese all’unisono sarebbero risuonate con ogni probabilità le note de “Il silenzio” militare (quello originale).