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“L’OSSERVATORE SPIATO” RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

06.02.24

Non ci manca certo la comunicazione, anzi, ne abbiamo troppa, ci manca la creazione. O manca la resistenza al presente. Siamo pervasi da parole inutili, di una quantità folle di parole e di immagini. La stupidità non è mai muta né cieca. Il problema non è più quello di fare in modo che la gente si esprima, ma di procurare loro degli interstizi di solitudine e di silenzio a partire dai quali avranno finalmente qualcosa da dire. Le forze della repressione non impediscono alla gente di esprimersi, al contrario la costringono ad esprimersi. Dolcezza di non aver nulla da dire, diritto di non aver nulla da dire: è questa la condizione perché si formi qualcosa di raro o di rarefatto che meriti, per poco che sia, d’esser detto. Tratte da “Che cos’è la filosofia”? – di Gilles Deleuze – queste parole risuonano ancora così ricche di significato che dovrebbero poter essere inculcate in modo sequenziale e ineluttabile, come la pubblicità, specie a chi denigra il ruolo sociale dei filosofi, i quali sono ritenuti obsoleti per “ovvie” ragioni tecnologiche e/o scientifiche. Come, però, in che modo, considerato che nell’agenda della maggior parte delle amministrazioni governative non è certo contemplata come priorità una riforma strutturale delle telecomunicazioni? Ma che cosa s’intende in realtà quando si dice che bisogna attuare una riforma strutturale delle telecomunicazioni? Attraverso forse la diffusione del 5G e di altre tecnologie di nuova generazione – del resto già approvata dagli Stati membri UE non più tardi di sei anni fa, quella del 5G – oppure magari tramite l’introduzione di un sistema di allarme pubblico che avverte tempestivamente i privati cittadini sui loro telefoni nel caso si verifichino catastrofi naturali o attentati terroristici? Quando si parla di riforme – a maggior ragione di questa riforma – le autorità competenti tendono sempre ad esortare la collettività che l’uso (anche se sarebbe meglio poter dire: “che l’abuso”, soltanto che l’effetto esortazione sparirebbe all’istante) di queste nuove tecnologie non potrà che migliorare la qualità della vita delle persone, per ovvie ragioni legate al controllo di massa. Questo controllo però non può essere esercitato solamente attraverso tali o simili misure coercitive, ma deve essere in grado di trasmettere ininterrottamente il nulla multimediale, per poi essere a sua volta revisionato da altri operatori preposti, aggiornato, nonché predisposto ad elaborare nuove strategie per continuare a garantire quell’ignoranza generale così diffusa, acquisita in oltre trent’anni di bombardamenti video inquinanti. Non è un caso se i vari reality e/o talent di turno si moltiplicano a dismisura “costringendo” addirittura chi per scelta si rifiuta di guardarli ad essere visto come un diverso, come un disadattato, in sostanza, incapace di evolversi nel complesso mondo in cui tutti viviamo, o di “comprendere”, per esempio, che se il mondo va così è perché è così che deve andare. In tal senso la degenerazione comunicativa ha raggiunto livelli inaccettabili e purtroppo l’aggravante è che si assiste impotenti a una contaminazione di genere senza precedenti: le notizie che dovrebbero essere date non soltanto in prima pagina, ma anche essere pubblicate cercando di evitare lo scontro politico, invece che alimentarlo, nemmeno vengono prese in considerazione dagli organi di stampa nazionali, e se non fosse stato per la comparsa di qualche nuova testata giornalistica indipendente con ogni probabilità l’opinione pubblica continuerebbe a brancolare nel buio generando inevitabilmente fior di opinionisti pronti a dimostrare la natura logorroica della loro indole pur di riuscire ad avere un briciolo di visibilità. Per questo oggi più che mai è indispensabile unire le forze di resistenza al presente cercando di veicolare per esempio quelle inutili espressioni senza significato alcuno – dette o scritte “spontaneamente” sui social media – verso un progressivo abbandono dai social stessi, costringendo chi abusa di tali espressioni a riflettere sulla dipendenza coercitiva creata apposta dai media in generale per far sì che questa gente si esprima in modo così “spontaneo”. Soltanto riformando il cuore pulsante dell’umano agire si potrebbero ancora ritrovare quei valori che si sono progressivamente persi a causa di queste tristi motivazioni.