“L’OSSERVATORE SPIATO”
RIVISTA OCCASIONALE IN RETE
Lo scorso 31 gennaio l’attuale esecutivo dichiarò lo stato di emergenza relativo al rischio sanitario causato dal corona virus per una durata di sei mesi, ovvero fino al 31 luglio, e che ora, considerato l’alto rischio di contagio che purtroppo si sta ancora protraendo, si vuole prorogare fino al 31 ottobre. Fermo restando che sarebbe stato prevedibile perfino la scorsa notte di San Silvestro congetturare quello che sarebbe potuto succedere, se quest’anno al governo ci fossero state le attuali opposizioni – e posto pure che nelle stesse fila della maggioranza militino dei soggetti che, sebbene non professino apertamente la loro devozione al negazionismo del Covid 19, hanno continuato imperterriti ad avallare proposte inaccettabili in merito a delle tematiche chiare come la luce del sole (come quelle riconducibili alla vicenda della donazione di camici e di mascherine, a insaputa dell’attuale Presidente della Regione Lombardia) – come si dovrebbero comportare i genitori degli alunni che, secondo quanto dichiarato dai ministri competenti, dovrebbero riprendere le attività scolastiche il prossimo 14 settembre? In uno scenario più o meno realistico – sarebbe a dire, supponendo che entrambi i ministri competenti riescano, nei tempi previsti, a garantire la fornitura a tutti gli Istituti nazionali dell’attrezzatura necessaria per attuare il distanziamento sociale obbligatorio, oltre che a dotare dei dispositivi di protezione individuale ogni alunno per una copertura che gli assicurerebbe di arrivare almeno fino al termine dell’anno scolastico – che cosa dovrebbe fare in concreto un padre o una madre quando dovrà mandare a scuola il proprio figlio/a, se venissero meno queste misure di sicurezza, e soprattutto, chi dovrebbero denunciare, qualora tali misure dovessero essere rispettate, se i primi a non rispettarle fossero proprio loro, se non addirittura gli stessi insegnanti dei loro figli? Oggi, quando qualcuno/a entra in un qualsiasi locale chiuso senza mascherina chiedendo al gestore (o chi ne fa le veci) se è obbligatorio indossarla, è perchè o vive mentalmente su un altro pianeta malgrado il suo fisico continui ancora a solcare la crosta terrestre per cause ad oggi ignote, oppure è perchè se ne infischia, prendendo deliberatamente per i fondelli chi gli/le risponde. Di conseguenza, visto che nella maggior parte dei casi i soggetti che pongono simili domande fanno parte della seconda categoria appena menzionata, viene piuttosto spontaneo avere o quanto meno cercare di avere dei pregiudizi nei loro confronti – indipendentemente dal loro status o dalla loro appartenenza politica – dei pregiudizi che forse dovrebbero diventare del buon materiale didattico da proporre alle nuove generazioni, ma che invece – vuoi per il retaggio culturale e vuoi anche per la pervicacia che troppi docenti hanno dimostrato nel tempo di possedere, trasmettendo sia il menefreghismo che il vezzo canzonatorio da esibire nei confronti dell’altrui ruolo, che accomuna così tanti alunni cresciuti – non potranno che essere e restare quello che sono.