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Alexa, sono io.

“L’OSSERVATORE SPIATO” RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

Alexa, sono io.

«Da qualche parte oltre c’è la possibilità di immaginare dove sarà il proprio corpo in futuro, e oltre c’è la capacità di immaginare ciò che potresti eventualmente immaginare, quindi alla fine queste macchine saranno in grado di capire cosa sono e cosa penseranno.». A dirlo è stato l’ingegnere meccanico Hod Lipson, dirigente del Creative Machine Lab della Columbia University, il quale sta tentando di replicare la coscienza umana nelle intelligenze artificiali. Secondo quanto affermato da Lipson, le richieste di ricerca scientifica mirata alla creazione di un simile prototipo di chatbot senziente sono cresciute in modo così esponenziale da aver oltrepassato perfino le richieste di ricerca oncologica, anzi, spingendosi “oltre” ha dichiarato addirittura che – qualora questa “coscienza” venisse di fatto replicata” – il cancro verrebbe sconfitto. Ora – considerato l’argomento, e visto che non potrebbero non sorgere inevitabili domande di carattere etico in chiunque volesse approfondirlo – il primo spontaneo pensiero a tal riguardo è e non potrebbe che essere politico : perché dunque, nel merito, l’opinione pubblica non viene bombardata mediaticamente per far sì che sia a conoscenza di quello che per esempio pensano i membri del CIEB (Comitato Internazionale Etico di Biomedicina)? Oppure – così come da quando il mondo è cambiato proprio a causa della pandemia, e di conseguenza, politicamente parlando, non è più possibile fare a meno di un CTS (Comitato Tecnico Scientifico) – perché non dire attraverso il parere di scienziati qualificati che una sperimentazione del genere (tentare di replicare la coscienza umana nelle IA) non potrebbe far altro che causare la perdita della capacità di pensare con la propria testa? La realtà distopica contemporanea, in cui già si è costretti a vivere, ha fatto sì che la maggioranza delle persone rifiutasse a priori qualsiasi relativa discussione, non tanto perché ritenuta troppo impegnativa, quanto perché fondata su elementi ritenuti furvianti : « perché parlare dell’opportunità di poter replicare la coscienza umana nelle IA strumentalizzando l’argomento e dicendo che stiamo già vivendo in una realtà distopica?» si chiederebbe Tizio, o meglio, Tizio lo chiederebbe a Caio. Premesso che, nel rispondere, se Caio volesse strumentalizzare l’argomento provocando Tizio tramite l’intermediazione di Sempronio sarebbe sufficiente che dicesse che nessuno si sarebbe mai sognato di dover vivere il vissuto di questi ultimi tre anni se soltanto le arci note amministrazioni governative avessero riconosciuto le proprie responsabilità. Detto questo, Caio risponderebbe che oggi è indispensabile discutere di IA, che il dibattito pubblico dovrebbe essere esteso a dismisura dal Mainstream, ma che invece – ccome al solito – non viene affrontato con i dovuti approfondimenti. Immaginate un mondo, futuro, dove un’unica emittente internazionale, al nobile scopo di salvaguardare la consapevolezza dell’utente globale, diffonda ininterrottamente uno spot propagandistico sostenendo di essere e di voler restare con forza tutti uniti contro la disinformazione servendosi di infallibili algoritmi che (anzi, i quali, pardon) tramite il colore verde direbbero che la relativa notizia di turno trasmessa dalla tale fonte alla tale ora è vera, mentre invece se il colore è rosso vuol dire che è falsa : in quale anno vi sembrerebbe di vivere?