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Il regno delle cose


Recita in un atto
(visione consigliata a un pubblico minorenne)

di Giorgio Delle Chiaie

A sipario chiuso



Mentre gli ultimi spettatori si stanno accomodando sulle poltroncine in platea per assistere allo spettacolo (attratti più che altro dal fatto di non aver dovuto pagare il biglietto, pur avendolo preso in biglietteria, e dalla locandina, raffigurante una vecchia lavagna scolastica fedelmente riprodotta sulla matrice del biglietto con il titolo “Il regno delle cose” senza alcun nome, né di personaggi né di interpreti) qualcuno, a volto coperto e con un megafono tra le mani, esorterà la sala gremita di spettatori alla calma, dicendo che tutte le uscite (comprese quelle di sicurezza) sono state bloccate, e che tutti i presenti sono stati tratti in ostaggio da un gruppo di terroristi, i quali avrebbero deciso di richiedere la liberazione di altri terroristi minacciando di uccidere un ostaggio ogni quarto d'ora se il negoziato con le forze dell'ordine non avesse seguito l'iter previsto. Dopo qualche prevedibile attimo di panico verrà aperto il sipario. Il palcoscenico, vuoto, l'allestimento scenografico, inesistente, lasceranno presagire nulla di confortante fino al momento in cui il “terrorista” non salirà sul palcoscenico e non uscirà dietro le quinte, da dove una voce femminile inizierà un racconto. Durante il racconto verranno fuori dei bambini (e) che avranno il compito di accendere delle candele che si porteranno dietro e che sistemeranno con un fermo lungo tutto il proscenio. Quindi usciranno disciplinatamente dal palcoscenico, dietro le quinte, con l’abbassarsi delle luci.

Voce de La Cosa vera - (affabulato, come se parlasse a dei bambini) C'è un tempo fuori dal tempo dove tutte le cose regnano, al di qua del Caso, perchè il Caso è anche una cosa, e quando la Cosa data dal Caso diventa come una casa, per tutte le cose, sa di sapere cos'è. Nel tempo fuori dal tempo c'è soltanto un'altra cosa che può regnare, e questa cosa è la Terribile altra Cosa. Ogni cosa che non si vede sfama la Cosa data dal Caso, ma se per caso ciò che non si vede fa si che la Cosa data dal Caso digiuni, la Terribile altra Cosa esce fuori, così che tutte le cose non sanno proprio più da che parte stare, e il Caso, che è proprio il caso di dirlo, diventa subito Caos. Un giorno, nel tempo fuori dal tempo, che le cose hanno dovuto cambiare dicendo, un giorno, all'alba del tempo nel tempo della notte dei tempi, nel mentre che noi, tutte le cose, ci stavamo facendo una gran scorpacciata di vento, che è il nostro principale alimento, e che fa si che la Cosa data dal Caso faccia di tutte le cose un solo portento, la Cosa data dal Caso e la Terribile altra Cosa fecero una scommessa. Siccome la Terribile altra Cosa cominciava a convincere tante e troppe cose che era meglio digiunare, che tanto, anche se si fossero abbuffate di scirocco o di libeccio o del più pregiato maestrale, che portava sempre nutrimento, anche alle cose già sazie, non valeva la pena di far nascere cose nuove, perchè prima o poi anche quelle cose sarebbero finite con l'essere dimenticate, la Cosa data dal Caso disse che era proprio giunto il momento di far nascere qualcosa che somigliasse si alle cose, che però fosse dotata di un corpo solo, con una testa, due gambe e due braccia, che avrebbero permesso a questa cosa nuova di muoversi si, in ogni direzione, ma a condizione di poter vivere soltanto per un dato tempo, pur moltiplicandosi in miliardi e miliardi di esemplari. La scommessa era che se queste cose nuove, nel tempo loro concesso, non fossero riuscite a capire che cosa erano in realtà (senza però ricevere alcun aiuto da parte nostra e una volta oltrepassata la soglia che le avrebbero ricondotte qui, nel tempo fuori dal tempo) avrebbero passato il loro tempo dimenticate da tutte le cose, facendo vincere così la Terribile Altra Cosa, che vuole regnare sovrana nell'Oblio. Se invece fossero riuscite a capirlo senza il nostro aiuto, una volta tornate qui si sarebbero trasformate in una brezza leggera e deliziosa passando il tempo come meglio sarebbe loro piaciuto, nel Ricordo, sempre ricordate da tutte le cose, avendo aiutato a vincere la Cosa data dal Caso. -

Nello stesso momento entra la Cosa data dal Caso, una figura astratta, interpretata da un'Attrice la quale indossa un lungo mantello bianco sopra un bell'abito immacolato e una scatola di cartone rovesciata (dello stesso colore) sulla testa, saldamente ancorata alle spalle, con una fessura per gli occhi, alla cui sommità c’è incastonato, a mo di corona, il megafono usato dal “terrorista”. Dopo una regale e quasi rallentata passerella lungo tutto il proscenio, da parte della Cosa data dal caso, entra la Terribile altra Cosa, un'altra figura astratta interpretata da un'altra Attrice, che indossa due mezze tonache da prete cucite su due rispettive crinoline. La prima, indossata dalla vita in giù, consente all'Attrice di poter nascondere anche i piedi, mentre la seconda, indossata dalle spalle in su, è decisamente più corta rispetto alla prima, con un paio di fori (praticati all'altezza degli occhi) che mettono in evidenza la forma oltre che il colore. Le braccia invece sono fasciate con lo stesso tessuto della tonaca lungo il corpo dell'Attrice. Le due figure restano immobili per un po', l'una di fronte l'altra. Dopo di che, a un cenno della Cosa data dal Caso, un bambino da una parte, e una bambina dall'altra (che obbedisce invece a un cenno della Terribile altra Cosa) entrano da dietro le quinte, soffiando sulle candele lasciandone accesa soltanto una. Preceduti dai bambini, che escono una da una parte e l'altro dall'altra, le due figure fanno altrettanto e dopo una pausa entra la terza figura astratta, la Cosa vera, interpretata da una Attrice che indossa una tuta rossa molto attillata, ricoperta da molte rose rosse. Sulla testa ha una maschera di cartapesta a forma cuore ed è l'unica delle tre figure astratte ad avere le mani libere. Con estrema dolcezza si avvicina al proscenio raccogliendo l'unica candela rimasta, mostrandola al pubblico presente in sala. Quindi esce, portandosela via accesa. Buio. Pausa. Luce.

La Terribile altra Cosa - (in prossimità del proscenio, di fronte alla Cosa data dal Caso) ... dunque come sono andate esattamente le cose? Perchè Caino è nel Ricordo? Perchè, dopo che il tuo dio ha rifiutato la pur misera offerta di Caino sapendo già quel che aveva fatto, prima lo ha scacciato, e poi, quando si è reso conto che Caino aveva paura che qualcun altro gli facesse fare la stessa fine, lo ha aiutato in modo che nessuno si azzardasse a fargliela fare? Sarebbe questa l'infinita bontà e misericordia del tuo dio, punire qualcun altro che avesse compiuto lo stesso atto per non essere riuscito a controllare i propri istinti? -
La Cosa data dal Caso - Chi pensa a certe domande forse conosce quelle risposte. -
La Terribile altra Cosa - (autoritario) Il mio dio non è il tuo! Non si chiede cosa è giusto e cosa è sbagliato. Sa che se mai dovesse chiederselo cadrebbe ogni volta nell'errore. Se Caino mi avesse offerto dei frutti avanzati io gli avrei chiesto la ragione della sua offerta, e se lui me lo avesse detto, che lo aveva fatto perchè voleva tenere per se i frutti migliori, perfino il tuo dubitare verrebbe meno perchè Caino già vivrebbe nell'Oblio, e tu non lo potresti più ricordare. -
La Cosa data dal Caso - Se la sola cosa che desta il tuo interesse è quella di regnare sovrana e incontrastata nell'Oblio perchè allora lo ricordi? -
La Terribile altra Cosa - Perchè se il tuo dio fosse stato al posto di Caino nemmeno i genitori avrebbe risparmiato. Alla fine, di ciò che queste cose nuove chiamano tempo, si vedrà cosa è meglio per noi. -
La Cosa data dal Caso - Si vedrà ogni cosa. -

Entra La Cosa vera.

La Terribile altra Cosa - (offeso, alla Cosa vera) Cosa fai qui, al di qua di questa Cosa nostra (alludendo al sipario, toccandolo, con il corpo ) ora? Se sei venuta parla. Dì quel che devi dire, altrimenti torna da dove sei venuta. -
La Cosa data dal Caso - (alla Cosa vera) Dunque è vero! Qualcosa devi pur dire se sei venuta qui, al di qua di questa Cosa nostra (toccando il sipario) proprio ora. -
La Cosa vera - Non posso, non ci riesco. -
La Cosa data dal Caso - Perchè allora sei venuta? -
La Cosa vera - Per poter vedere questa ultima cosa nuova. -
La Cosa data dal Caso - Ma non è ancora oltrepassata! E per ricordarla ora dovrei compiere uno sforzo immane senza nemmeno poterla vedere ... -
La Terribile altra Cosa - (alla Cosa vera) ... così preferisci l'inutile vedere allo schietto parlare? -
La Cosa data dal Caso - (alla Cosa vera, che esita) Cosa mi nascondi? -
La Cosa vera - Nulla. -
La Cosa data dal Caso - (furioso) Come osi mentire qui? -

Pausa.

La Cosa vera - L'attimo di queste cose nuove sta per volgere al termine ... -

Buio.

Voce de La Cosa data dal Caso - (sommesso) Sullo sfondo oscuro di un campo visivo comune ... -
Voce de La Terribile altra Cosa - (divertito) ... serve a nulla ricordartela ora ... verrà inghiottita come tutte le altre ... -
Voce de La Cosa data dal Caso - (risoluto, dopo rumori indistinti) ... sullo sfondo oscuro di un campo visivo comune una cornice di luce, candida e lunare, fissa, nei suoi contorni, il palmo di una mano aperta, sollevata da un paio di farfalle dai colori sgargianti, che a mezzo dello stelo di un fiore, radicato tanto nel palmo della mano quanto nel ventre dei loro corpi, volano via insieme, verso l'alto. -

Segue un accordo musicale delle sette note (in realtà otto, dal do al do e viceversa) che risuona in modo bizzarro replicando per sette volte solo l'ultima, come un disco interrotto, eseguito come se lo eseguisse un ventriloquo. Dopo di che si sente un vociare indistinto e costante, sovrapposto a rumori di macchinette che macinano caffè, di tazzine che sbattono, di cucchiaini che vengono appoggiati sui piattini, e di più voci (un barman che inizia a prendere le diverse ordinazioni). Il tutto non dura che una trentina di secondi, alla fine di cui si può udire distintamente la conversazione tra il barman e Ciro Esposito, un avventore tanto loquace quanto squattrinato.

Ciro Esposito - (sarcastico, con marcato accento partenopeo) ... come siamo scattosi 'stammattina! Si vede che ieri l'altro di nulla ti sei scordato eh ... -
Il barman - ... scattanti Ciro, si dice scattanti ... e per tua informazione questa mattina di caffè sospesi non ce ne stanno. Ci siamo capiti? Trapiantare queste cose da Napoli a qua a noi non ce ne fotte proprio. -
Ciro Esposito - Ah ... e vabbuò ... vorrà dire che prenderò un cappuccino. -
Il barman - Fammi vedere quanto hai in tasca prima ... (divertito, dopo un tintinnio) e io che ci dovrei fare con questi tappi di bottiglia secondo te, pagarti il cappuccino per vent'anni perchè sotto ci sta scritto che hai vinto il concorso colazioni da re? -
Ciro Esposito - (canzonatorio) Esaggerato ! Uno manco può permettersi il lusso di aiutare la moglie di un amico a raccogliere i cocci della spesa che le è cascata in terra che subbito ti rinfacciano di fare la vita da nabbbabbo. -
Il barman - Ma tu guarda che sfacciato ... guarda tu che scusa s'è inventato per ... -
Ciro Esposito - ... stai tranquillo cumpà, non lo voglio il tuo cappuccino ... a casa mia mi sono fatto ... -
Il barman - (sarcastico) ... ma quale casa? Quella che c'avevi là, ai quartieri spagnoli, oppure quella che mò ti sei accattata qua a Roma, sotto a Ponte Milvio? -
Ciro Esposito - Che non lo sai che mò sto al Quirinale? -
Il barman - Ah si? E che te magni ar Quirinale? -
Ciro Esposito - Di tutto ... uova con pancetta, cornetti freschi, frutta di ogni tipo, a seconda della stagione, ma soprattutto 'na bella spremuta ... di provenienza nostrana ... non so se mi spiego ... ma senti un po', tu lo hai mai visto a quello? -
Il barman - No. Però sono già tre volte che fa colazione. Prima paga, e poi fa colazione! Comunque non deve esse uno de 'ste parti ... almeno, così m'ha detto Nina ... dice che è uno solitario, che non parla mai con nessuno ... si fa chiamare Tizio, pensa un po' tu ... aò ... andò vai? -

Luce. In prossimità della quinta di fondo un tavolino, con due sedie. Una è occupata da Giuseppe (detto Pinin) Peyrano, il “tizio” appena citato, il quale ignora completamente il sopraggiungere di Ciro Esposito, che gli si avvicina importunandolo con un banale e stucchevole approccio, continuando a mantenere un contegno apatico, con lo sguardo fisso nel vuoto.

Ciro Esposito - (dopo vani tentativi, in procinto di andarsene) ... e se invece stai facendo la parte di quello che si tiene tutto dentro? Guarda che alla fine pure tu sei come tutti gli altri, che ti credi? Pure se cambi nome tutte le volte che vuoi e lasci che la gente ti chiami Tizio giusto perchè ti vergogni di essere un fallito ... -
Pinin Peyrano - (dopo essersi alzato di scatto e avergli messo le mani attorno al collo, e dopo che entrambi si sono fissati negli occhi per un lungo istante e si sono rimessi a sedere) ... che cosa facevi, prima? -
Ciro Esposito - Prima di perderlo vuoi dire? Boh ... e chi si ricorda ... oramai manco mi ricordo di quanti anni c'ha mia figlia! Tu invece, si vede che sei ancora crudo. -
Pinin Peyrano - Crudo? -
Ciro Esposito - Perchè, se fossi cotto come a me te ne staresti qua solo come un cane abbandonato a ricordarti di quando c'avevi 'na famiglia che ti voleva ancora bene? -
Pinin Peyrano - (esasperato) Senti ... io posso darti solo un consiglio ... fatti una piccola incisione nel basso ventre, tirati fuori una buona parte di intestino e mettitelo attorno al collo, poi ti appendi al primo trave che trovi qui intorno, perchè io non ho né spiccioli, né sigarette, né tanto meno voglia di stare a sentire un picio che pensa di sapere cosa prova la gente solo perchè ha parlato con qualcuno che dietro al banco non perde mai l'occasione di starsene zitto. T'las capime? Macchè ... t'è capì? -
Ciro Esposito - Gesù ... scusami se te lo dico, ma stai messo proprio male tu ... eh ... scusa ... se qua ti conoscono come a Tizio saranno un paio d'anni che stai qua? E ancora parli austro ungarico? (stringendogli la mano) Comunque lieto ... io sono Caio ... -
Pinin Peyrano - (divertito) ... tu che ci sei venuto a fare qui? Non hai l'aria di un centurione che sta in un attico ai Parioli ... di che cosa ti occupavi? -
Ciro Esposito - Cumpà ... io mai l'ho trovato un lavoro perchè mai mi sono messo a cercarlo ... (dopo una pausa) ... che è, stai male? (poi, intuitivo) Ah, mò ho capito ... tu ti sei fatto un mazzo così per tutta la vita e mò che ti ritrovi al verde pure tu ... -
Pinin Peyrano - (estasiato) ... io ... io stavo con Greta ... Greta Fard ... -
Ciro Esposito - ... ti capisco, ti capisco ... pensa a me, che stavo con Sharon Stone! Poi l'ho lasciata, perchè era troppo ... bè, era troppo bionda ecco ... -
Pinin Peyrano - (convinto) ... e sono venuto qui a riprendermela! -
Ciro Esposito (comprensivo) Vabbuon' ... mò però è meglio se ci prendiamo un caffè ... o no? Che ne dici? -
Pinin Peyrano - Tornerà mia ... dovessi andare in capo al mondo ... -
Ciro Esposito - ... come no ... stammi a sentì cumpà ... (scandito, come se parlasse a un demente) mò tu dove stai? Sei sicuro di avercelo un tetto per questa notte .... -
Pinin Peyrano - (persuasivo) ... Nadia era bella davvero ... Greta è bella, si, ma non di certo come quando si chiamava ancora Nadia Fardinelli ... -
Ciro Esposito - (basito) ... Gesù, ma allora è vero ... tu hai conosciuto a Greta Fard e te ne stai qua seduto insieme a me in questo ritrovo per ... (ravveduto) vabbuon', mò che c'entra da chi è frequentato... (impaziente) bè? Che aspetti? Racconta, no? -
Pinin Peyrano - (riflessivo, dopo una pausa) Ha sempre avuto una vera e propria passione per gli antichi egizi ... -
Ciro Esposito - (esaltato) ... e si vede ... pare a Cleopatra! Dai ... racconta, racconta ... io voglio sapere come vi siete conosciuti, quanto tempo siete stati insieme, che faceva quando ancora non era così famosa ... maronna, non ci posso credere ... Greta Fard ... -
Pinin Peyrano - (evocativo) ... i nove mesi più belli della mia vita ... quella era vita ... anche se quando ha iniziato a fare le prime audizioni io già me lo aspettavo a cosa sarei andato incontro, ma ti posso assicurare che ne è valsa la pena. E' vero che sono volati via ma è anche vero che non me li dimenticherò mai più ... -
Ciro Esposito - (interessato) ... ma come hai fatto a ... -
Pinin Peyrano - ... un colpo di fortuna, nel vero senso della parola ... ero al casinò, e stavo vincendo forte, quando a un tratto l'ho vista ... lei mi è venuta vicino, io le ho chiesto se voleva qualcosa da bere, lei ha accettato, e io, che già non capivo neanche più come mi chiamavo, sono andato subito a riscuotere e le ho regalato una settimana intera ai Caraibi. -
Ciro Esposito - Ah! E io che mi credevo che facevi la fame! -
Pinin Peyrano - Ti sto parlando di dieci anni fa ... ormai sono già cinque anni che non lavoro, e alla mia età e con quello che c'è in giro chi vuoi che mi prenda? Ho dovuto vendere tutto quello che avevo, compresa la casa ... -
Ciro Esposito - ... azz'...pure la casa tenevi! Scommetto che c'avevi pure 'na moglie. -
Pinin Peyrano - No, non mi sono mai sposato. Mi sono trasferito qui perchè credevo che 'sta cazzo di crisi ... insomma, credevo che qui un lavoro vero l'avrei ancora trovato ... invece ... (poi, infastidito) e poi non so neanche perchè l'ho detto a uno come te, pronto a vedere cosa si sarebbe potuto ricavare da qualcuno che è stato insieme a Greta Fard. -
Ciro Esposito - Senti a me ... Tizio ... io da te non voglio proprio niente ... sono venuto a romperti i marun ... come dite voi ... soltanto perchè ti ho visto da solo e perchè pensavo che avessi piacere di fare due parole, tutto qua ... se vuoi tolgo subbito il disturbo, non me ne fotte proprio ... -
Pinin Peyrano - ... ti piacerebbe vederla dal vivo eh? -
Ciro Esposito - A chi, a lei proprio? Perchè, tu sai dove abbita per caso? E che vorresti fare, andarci insieme a me e presentarmi come a un rivale di convenienza? Già me li vedo i titoli ... l'Orlando geloso ... -
Pinin Peyrano - (divertito) ... non ti preoccupare ... lui non lo conosco ... (giustificato) ... andiamo, se conoscessi Orlando Ruffini secondo te me ne starei qui davvero a discutere con te? -
Ciro Esposito - E io che ne so ... -
Pinin Peyrano - ... allora? Ti piacerebbe vederla, o no? -
Ciro Esposito - Si, bè ... dipende da come ... -
Pinin Peyrano - (persuasivo) ... tu farai il dio Amon ... su, dai, non fare 'sta faccia da condannato al taglio della lingua senza anestesia che ora ti spiego ... hai presente dove hanno messo tutti quei lucchetti, a Ponte Milvio? Bè, lei passa di lì quasi ogni mattina si può dire ... -
Ciro Esposito - ... ma che, scherzi? Io non l'ho mai vista, e che c'ho pure 'na roulotte sotto a Ponte Milvio! -
Pinin Peyrano - (intuitivo) Vuoi dire che lì dentro ci vivi? Perfetto! Ancora meglio ... vorrà dire che la nostra commedia la ambienteremo lì, nella tua roulotte! -
Ciro Esposito - Scusa ma ... che ci dobbiamo ambientare, “Trappole per Mocciosi” mocciosi con la emme maiuscola? -
Pinin Peyrano - (divertito) Qualcosa del genere ... comunque grazie al cielo ti ho trovato ... da solo non avrei combinato un gran che ... (poi, riflessivo) hai mai recitato davanti a qualcuno? -
Ciro Esposito - No. -
Pinin Peyrano - Non importa, non è grave ... allora, prima di tutto mi devi promettere che a te interessa soltanto vederla dal vivo. Nient'altro. Altrimenti ... -
Ciro Esposito - ... si, ma a me che ne verrebbe in cambio? -
Pinin Peyrano - Se tutto andrà come previsto mi ringrazierai per il resto dei tuoi giorni, perchè quando mi vedrà ridotto in questo stato, con qualcuno magari pronto a fregarci pure quelle quattro monetine che qualcun altro ci avrà messo in un cappello per vedere la squallida messa in scena di una commedia che a lei sarebbe piaciuta vedere eccome, farà di tutto per nascondersi, e noi naturalmente faremo di tutto per non notarla. Ma se il giorno dopo dovessimo rivederla, o comunque capire che qualcuno ci sta osservando da una certa distanza, bè vorrebbe dire che ne avrebbe parlato con chiunque pur di vedere sotto i riflettori quella commedia. E 'una promessa ... una promessa che mi ha fatto Nadia Fardinelli ... ora comincio a renderti l'idea? -
Ciro Esposito - Si, si ... la rendi, la rendi ... ma quando ... voglio dire .... di cosa parlerebbe 'sta commedia? -
Pinin Peyrano - A lei è sempre piaciuta la storia di Osiride ... -
Ciro Esposito - ... ah! E ... com'è ? -
Pinin Peyrano - Beh, ora non me la ricordo ... comunque ... -
Ciro Esposito - (sarcastico) ... comunque la sai! -
Pinin Peyrano - (infastidito) Senti ... se non avevi voglia di starmi a sentire potevi anche farne a meno, di venire a ... - Ciro Esposito - (interessato, tirando fuori dalla tasca un mozzicone di sigaretta, accendendosela) ... scusa ... quindi tu chi faresti, Osiride? -
Pinin Peyrano - No. Osiride lo fa un mio vecchio amico. Uno che la parte la sa proprio a memoria. -
Ciro Esposito - Ah ... 'na cosa seria insomma ... scusa ma ... perchè proprio io? Da quanto tempo è che lo state cercando a questo Amòn, che cosa deve dire in questa commedia, come si intitola? Di cosa parla? Ancora non mi hai detto di cosa parla ... -
Pinin Peyrano - ... di tante cose ... (alzandosi, per poi uscire insieme a Ciro Esposito, dopo avergli dato un biglietto da visita) se ti interessa, domani non hai che da portare le tue chiappe a questo indirizzo ... -

Buio. Pausa. Entrano i bambini per accendere le candele sul proscenio (subito dopo escono, come dei raccattapalle in un campo da tennis) e ricompaiono La Cosa vera e La Terribile altra Cosa. Non ci sono più né il tavolino, né le sedie.

La Cosa vera - Ho visto tante cose nuove nell'Oblio quante nel Ricordo. -
La Terribile altra Cosa - Mia cara Verità, tu confondi la colpa con il merito : da Caino in poi per ogni cosa nuova finita nel Ricordo altre cento sono finite nell'Oblio. E quest'ultima non appartiene certo alla minoranza. -
La Cosa vera - Ma questa ultima cosa nuova da sola, se venisse ricordata, potrebbe anche far ricordare tutte quelle cose nuove che non lo meritavano, perchè è una cosa da niente, e vale così meno di niente che se venisse ricordata questa cosa, che nulla vale, certe altre cose, che valgono certo di più, meriterebbero di essere senz'altro non solo ricordate , ma anche onorate e osannate. -
La Terribile altra Cosa - (provocatorio) Perchè dunque non ti mostri al suo cospetto? -
La Cosa vera - (furioso) Perchè tu sai che ho assistito di nascosto alla scommessa, e che se mai dovessi comparire al cospetto di una cosa nuova violerei i patti concordati, dovendo scegliere tra il mio rifiuto del Ricordo in presenza di Sua Memoria, che ti renderebbe sovrana incontrastata dell'Oblio, e il mancato aiuto a Sua Memoria, che mi caccerebbe via da qui, e che pur di conservare un barlume di Ricordo potrebbe far nascere altre verità! -
La Terribile altra Cosa - (divertito) A te la scelta ... i dilemmi non sono forse tue materie predilette? -
La Cosa vera - Sua Memoria potrà anche fare a meno di me, ma io non dirò mai in sua presenza che non voglio più stare nel Ricordo. Io forse non sarò più qui, ma tu dovrai aspettare ancora la fine di cento altri attimi di queste cose nuove prima che l'Oblio possa diventare il tuo regno. -
La Terribile altra Cosa - E cosa mai potranno essere cento di questi attimi di fronte alla prospettiva di conquista dell'Oblio? La vastità del Ricordo potrà mai forse essere paragonata a un immensità misericordiosa come quella dell'Oblio? -
La Cosa Vera - Sua Memoria ama creare, tu ami distruggere. Forse un giorno ... -
La Terribile altra Cosa - ... un ... giorno? -
La Cosa vera - Un giorno, certo, un giorno ... anche se la parola giorno non è contemplata nel nostro vocabolario come unità di misura temporale, non vuol dire che non la possa usare per dirti che forse potrei essere addirittura io stessa quella che tornerà qui richiamata da altre verità per scacciarti via senza provare pena. -
La Terribile altra Cosa - (divertito) La pena! Ormai non ti limiti soltanto a usare qualche termine di queste cose nuove, ormai pare proprio che tu ne stia facendo un abuso scriteriato! -
La Cosa vera - Sono cose che anche noi proviamo, anche se tu non lo diresti mai. -
La Terribile altra Cosa - Dunque se io provassi pena ora tu dovresti provare rabbia, visto che hai mostrato l'intenzione di cacciarmi via da qui. -
La Cosa Vera - E tu superbia, perchè credi di sapere cosa realmente provo io. -
La Terribile altra Cosa - Ma se non è rabbia ciò che provi che motivo avresti di cacciarmi via da qui? -
La Cosa vera - La rabbia è un vizio, la pena una virtù. Anche la superbia è un vizio, ma non per questo io credo di sapere cosa realmente provi tu. -
La Terribile altra Cosa - (divertito) E per quale ragione dovresti credere di saperlo, perchè prima che queste cose nuove nascessero tu già provavi qualcosa? (provocatorio) Io forse ... provo? Mi dispiace immensamente mia cara Verità, ma non hai scelta : o aiuti Sua Memoria a pareggiare questi conti, oppure accetti di non collaborare e ti mostri al cospetto di questa cosa nuova, che nulla vale. E se non lo farai tu lo farò io stessa ... e tu sai bene cosa io potrei rivelare ... immagina soltanto che cosa potrebbe scatenarsi in una cosa nuova, che nulla vale, il venire a conoscenza dei misteri del periodico interrotto .... -
La Cosa vera - ... maledetta ... -
La Terribile altra Cosa - ... oltretutto in una cosa da nulla come quella, convinta di dover per forza fare qualcosa nel tempo a lei concesso prima di tornare qui, nel tempo fuori dal tempo ... immagina ... scopre che esiste un numero che si manifesta ogni volta che si crede di poter fare qualcosa e che consente alla cosa che lo ha visto di continuare a volere tutto ciò che vuole ... immagina soltanto quali, non credo quante, ma quali cose potrebbe fare questa cosa nuova, che nulla vale ... -
La Cosa vera - (furioso) ... maledetta ... preferiresti quindi che tutte le cose finissero, compresa te? In nome di una semplice scommessa saresti capace di svelare a una cosa nuova i misteri del periodico interrotto? -
La Terribile altra Cosa - Non spetta certo dirlo a me. Prendila tu una decisione. Come tu stessa hai ricordato a Sua Memoria l'attimo di queste cose nuove sta per volgere al termine ... -

Buio, provocato dal repentino andirivieni dei bambini che spengono le candele. Pausa. Luce. Si sente poi aprire una porta, qualcuno che apre un frigorifero e che si versa qualcosa da bere in un bicchiere, e l'audio di un televisore, appena acceso.

La voce dell’audio televisivo - ... piove, virgola, governi ... al plurale, madre ... al posto di ladro, come se la colpa delle pessime condizioni atmosferiche fosse paradossalmente da attribuirsi proprio a un cattivo governo politico, generato dalla madre di tutti gli scandali ... questo è il titolo con cui apre uno dei maggiori quotidiani nazionali a proposito dell'ineluttabilità del fenomeno corruzione ... -
Un' altra voce - (canzonatorio) ... volete sapere quanti peli pubici vi sono rimasti dopo questo ennesimo e piacevole trattamento in corso? -
Una terza voce - (furioso) ... nemmeno uno! Siete voi che mi avete invitato in questa trasmissione, e se volete che dico quello che penso dovete lasciarmi finire di parlare, altrimenti mi alzo e me ne vado all’istante! -

Silenzio. Si alternano momenti di luce a momenti di buio.

Voce di Pinin Peyrano - (al secondo momento di luce, dopo il secondo buio. Terrorizzato, riferito a La Cosa vera, apparsa in scena) Cosa ... chi ... che cosa sei? -
La Cosa vera - Sono la tua coscienza Giuseppe. Avvicinati. Non temere. Non ho alcuna intenzione di farti del male. Sono qui per avvertirti di una cosa. -
Pinin Peyrano - (entrando con una pistola in mano) ... chiunque tu sia ti conviene dire cosa, perchè ti faccio male prima io ... -
La Cosa vera - ... io so che tu vuoi uccidere Orlando Ruffini ... -
Pinin Peyrano - (dopo aver sparato diversi colpi, al buio, e dopo essersi reso conto che la Cosa vera è rimasta ancora in piedi davanti a lui) ... non è possibile, non può essere vero (sparando ancora, sempre al buio) ... chi sei? Che cosa vuoi dalla mia vita? Perché sei ancora qui? Come fai a sapere che voglio uccidere Ruffini? -
La Cosa vera - Lo so che non è facile da credere Giuseppe, ma ho già risposto alle tue prime due domande. Tu vuoi uccidere Orlando Ruffini perchè quell'uomo ha cambiato la tua vita, rovinandotela completamente. Tu hai lavorato per più di venti anni in una delle sue tante imprese, e hai sempre rigato dritto, hai sempre dato più di quello che realmente lui avrebbe dovuto darti in cambio, e non mi riferisco soltanto alla paga, ma anche e soprattutto al trattamento, al modo con cui era solito prendersi gioco della tua buona fede, illudendoti di collocarti in un'altra impresa nel caso quella fosse fallita, e quando invece è successo, che quell'impresa è fallita, e tu sapevi anche che l'aveva fatta fallire apposta per muovere su altri traffici, non si è limitato soltanto a non rivolgerti più la parola, ma si è assunto anche l'onere di far sapere ad altri impresari che tu costavi troppo per fare quel genere di lavoro, così ti sei trovato senza lavoro e hai dovuto vendere la tua casa di proprietà, ereditata dai tuoi genitori, che hanno scelto invece di vivere in una stamberga per poter farti stare meglio, cosa questa che non è successa, perchè poi, dopo la casa, hai dovuto venderti anche la macchina, e chissà cos'altro dovrai venderti per poter andare avanti! Ma quello che ti ha portato davvero alla premeditazione è stato il suo matrimonio. Poteva avere tutte le donne di questo mondo e invece chi ha sposato? L'unica che amavi davvero, la sola donna per la quale tu eri disposto a sacrificare qualsiasi cosa di te stesso, e che invece ti è stata sottratta proprio da lui, che gli è stata presentata proprio da te ... un errore imperdonabile, , lo so ... eppure è proprio così che è andata ... te l'ho già detto, non è facile da credere ... -
Pinin Peyrano - (sconcertato) ... fammi vedere la tua faccia ... -
La Cosa vera - ... questa è la mia faccia ... -
Pinin Peyrano - ... ma non è possibile, tu non sei reale ... da dove vieni? (dopo un attimo di buio) Di che cosa mi vuoi avvertire? -
La Cosa vera - Quel tuo vecchio amico, Marcello, ti conosce più di quanto credi ... -
Pinin Peyrano - ... che vorresti dire? Che ne sai tu, di Marcello? E' un mio amico, e allora? Non posso avere amici io? Viene qui da me perchè finalmente sono riuscito a trovare ... -
La Cosa vera - ... non può sapere quello che so io, ma sente che c'è sotto qualcosa. Ed è per questo che intendo avvertirti. Devi fare molta attenzione a Marcello ... -
Pinin Peyrano - (furioso) ... ma attenzione a cosa? Che ne sai tu di cosa devo fare con lui? Cos'è, sei diventata muta in un colpo solo? Beh, te lo dico io cosa dobbiamo fare ... dobbiamo recitare una commedia per lei... si, proprio per lei, per Greta Fard ... per fare in modo che lei si accorga ancora di me. Sei contenta ora che lo sai anche tu? -
La Cosa vera - Marcello sa chi sei, sa che un tempo, quando vi frequentavate e avevate molte più cose in comune di quante ne potete avere oggi, tu sei stato in galera per rapina a mano armata, prima ancora che ti mettessi a lavorare per Orlando Ruffini, e sa anche che nella vita non sei mai riuscito a combinare qualcosa di buono, tranne forse che conoscere Greta Fard. Quello che non sa è che le impronte digitali che tu vorresti far mettere a Ciro Esposito, o se preferisci al dio Amon, su quel paio di pacchetti di sigarette che quel disperato come te, che ti ha venduto la pistola che tieni ancora in mano e al quale tu hai commissionato l'omicidio di Orlando Ruffini, dovrebbe fingere di perdere mentre scappa su una macchina rubata subito dopo averlo ucciso, Orlando Ruffini ... quello che non sa, dicevo, è che tu vuoi uccidere quel disperato che ti ha venduto la pistola e riprenderti l'anticipo, che gli hai già dato, a operazione conclusa ... questo Marcello non lo sa, ma sente che c'è sotto qualcosa .......... non è così Giuseppe? -
Pinin Peyrano - (allibito, seduto per terra con la pistola ancora in mano) Cosa ... cosa dovrei fare ... perchè me lo hai detto, perchè mi hai avvertito? (isterico, dopo qualche attimo di buio, notando l'assenza della Cosa vera) Non te ne andare ... ti rivedrò? (poi, dopo una pausa, rispondendo al suo cellulare) ... si, dimmi ........ si, no ...... lascia stare, poi ti spiego .... si, esatto, mi ha detto che sarebbe venuto direttamente qui da me ......... d'accordo, ti aspetto ..... (con fare concitato, compiendo diversi andirivieni portando in scena il tavolino, sopra cui poggiano un posacenere, due pacchetti di sigarette e un accendino, tre sedie, una spranga di ferro, alcuni rotoli di carta igienica, sopra cui si noteranno delle scritte, un televisore portatile, e un altro tavolino, sopra cui poggiano tre bicchieri e parecchie lattine di birra. Poi, dopo che si è sentito bussare alla porta. Ad alta voce) E' aperto ... entra ... (entra Marcello Brandi, l'amico di Pinin citato da La Cosa vera) ah, sei tu .... ma dov'eri, qui sotto? -
Marcello Brandi - (brillante, riferito alle cose in scena) Sotto la coltre del tuo destino ... accidenti, devi esserti proprio convinto per aver scarabocchiato i rotoli ... -
Pinin Peyrano - (sprezzante) ... l'ho fatto solo per lui, perchè la capisca meglio ... -
Marcello Brandi - ... ehi, cappuccetto rosso ... ma che ti prende? Cosa hai visto, uno zombie? Devi darti una regolata amico mio, altrimenti ... cos'è, hai ripreso a bere per caso? E non vuoi che si sappia in giro per non ... -
Pinin Peyrano - ... no, è già da un pezzo che ho chiuso con l’alcol e non ho alcuna intenzione di riprendere ... (entusiasta) è che sono talmente preso da questa cosa che ... si, insomma ... tu capirai ... chi meglio di te ... -
Marcello Brandi - (sarcastico) ... vorrei vedere ! Se penso a tutti i rifiuti, o meglio, all'indifferenza che tutti quanti hanno dimostrato nei miei confronti quando ancora non facevo quello che faccio ora, questa mi sembra proprio l'unica occasione che merita ancora di essere presa con una certa considerazione ! Dimmi solo una cosa ... vera ... da quanto tempo è che non ti senti con Nadia? -
Pinin Peyrano - Mi stai prendendo per il culo? Secondo te come faccio ad avere ancora un suo numero? -
Marcello Brandi - (alterato) E io come faccio a credere che la vorresti ... riconquistare ... facendola impietosire con una commedia che ho scritto dieci anni fa? -
Pinin Peyrano - Potevi restartene dov'eri! Cosa sei venuto a fare qui? -
Marcello Brandi - (flemmatico) Si ... in genere è marrone ... probabilmente però, visto da altre angolazioni, potrebbe risultare anche bianco, laccato ... -
Pinin Peyrano - (esasperato) ... senti, ne ho le palle piene dei tuoi giochetti da liceale ... -
Marcello Brandi - (alterato) ... e allora evita di chiedermi qualcosa come se mi avessi chiesto di che colore è quel tavolo. Chiaro? Lo sai benissimo che se sono venuto qui l'ho fatto soltanto perchè sono curioso di vedere come andrà a finire, non c'era bisogno che mi stimolassi ... allora, ti spiacerebbe dirmi almeno come si chiama questa persona che hai conosciuto a trastevere in quel covo per nullafacenti ... -
Pinin Peyrano - ... infatti non è una persona, è un relitto umano, uno che non ha mai fatto un cazzo in tutta la sua schifosa vita ... è un barbone, ed è napoletano ... ecco chi è ... però è simpatico, è per questo che ... (bussano alla porta) avanti ... avanti ... ed è anche uno che è sempre nel posto giusto al momento giusto ... (a Ciro Esposito, che entra subito dopo) vieni ... (riferito a Marcello Brandi, per presentarglielo) ah ... lui è ... -
Ciro Esposito - (stringendo la mano a Marcello) ... molto lieto ... tu devi essere Sempronio, giusto? -
Marcello Brandi - (divertito) Sempronio? Ah ... si, ora ci sono ... piacere Caio ... io sono Marcello Brandi. E tu, come ti chiami ? -
Ciro Esposito - Ciro Esposito. -
Pinin Peyrano - (sconcertato) Come hai detto che ti chiami? -
Ciro Esposito - Ciro Esposito ... ma che è, ti senti male? -
Pinin Peyrano - No, no ... va tutto bene ... è solo che ... non sei mica ... parente con un certo Esposito che di nome fa Antonio? -
Ciro Esposito - No. Perchè? -
Pinin Peyrano - No, niente ... così ... -
Marcello Brandi - ... così cosa? -
Pinin Peyrano - Ma niente, te l'ho detto ... è solo che un certo Antonio Esposito è stato un ex di Nadia, tutto qui ... -
Ciro Esposito - ... è 'o vero? -
Marcello Brandi - (a Pinin) Tu come lo sai? -
Pinin Peyrano - Me lo hanno detto. (poi, sprezzante) E non sono certo affari tuoi ... -
Ciro Esposito - ... e vabbuon', sarà uno che si chiama pure Esposito ... che problema c'è? Sai a Napoli quanti ce ne stanno, di Esposito ... -
Pinin Peyrano - ... appunto ... non c'è nessun problema ... -
Marcello Brandi - ... nessuno ... a parte l'omonimia ... (a Ciro Esposito) eppure il tuo cognome è qualcosa di più di un comune segnale di riconoscimento partenopeo ... -
Ciro Esposito - (interessato) ... vero, vero, me lo hanno detto pure a ... -
Pinin Peyrano - (sarcastico, a Marcello Brandi) ... perchè non ti fai raccontare tutta la sua vita per analizzarlo meglio ... chissà che magari non ti salti fuori del nuovo materiale per un personaggio tosto, di quelli che spaccano! -
Marcello Brandi - (pacato) Ascolta ... ci conosciamo da una vita ... e ad esser sincero non mi va di polemizzare prima ancora di avere dei motivi oggettivamente validi. Per cui cerca di evitare l'invettiva e risparmiati certe frasi. (a Ciro Esposito) La tua parte la sai? -
Ciro Esposito - A dire il vero io so solo che devo fare a questo dio Amòn ... -
Marcello Brandi - ... e ... chi sarebbe questo dio (rimarcando sarcasticamente l'accento napoletano) Amòn? -
Ciro Esposito - E io che ne so ... un faraone? -
Marcello Brandi - Non esattamente ... anche se ... si, diciamo che in un certo qual modo incarna lo spirito del faraone, in generale, perchè è il dio nascosto, quello del mistero della vita, quello che si potrebbe definire il dio del vento ... -
Ciro Esposito - ... il dio del vento eh ... e io, su quale bella uagliona dovrei soffiare? -
Marcello Brandi - Mi rincresce di dover porre un freno ai tuoi ormoni, che a quanto pare pompano ancora a una velocità accettabile, ma temo di doverti deludere dicendoti che non ci sarà alcuna attrice, né tanto meno comparsa femminile, pronta ad alimentare quanto di più...”avulso”... si nasconde tra gli ingranaggi di questi tuoi ormoni ... ma questa è una commedia mitologica, che parla dell'incontro di tre divinità egizie ... Amon, Ra e Osiride appunto ... e di come hanno deciso di comune accordo di diventare una cosa sola per continuare a sperare di vedere un mondo migliore. -
Ciro Esposito - Ah ... mò incomincio a capire ... sei stato tu a scriverla, non lui ... -
Pinin Peyrano - ... guarda che non ti avevo mica detto che l'avevo scritta io ... se ti ricordi ti ho solo detto che lui sapeva la parte di Osiride a memoria. -
Ciro Esposito - Come no ... mi ricordo pure che quella storia la sapevi proprio a memoria ... la storia di Osiride dico ... tale e quale! -
Pinin Peyrano - (infastidito) Ma sentilo, il balengo ... -
Marcello Brandi - (divertito) ... Osiride è il dio dei morti ... la leggenda narra che viene ucciso e fatto a pezzi dal fratello Seth, che butta i resti del corpo nel Nilo, ma Iside, la sorella di Osiride, che oltretutto è anche sua moglie, lo ricompone e ci fa un figlio, che chiama Horus, il quale vendica il padre uccidendo Seth ... -
Ciro Esposito - ... 'azz ... poi dice che uno non crede più alla famiglia! E quell'altro invece? Aspè ... come si chiama ... no, non me lo dire che me lo devo ricordare ... e vabbuon' ... fai questa eccezione. -
Marcello Brandi - Ra ... Ra è il dio del sole ... -
Pinin Peyrano - (sarcastico) ... et voilà ... se volevi sapere come sarebbe andata a finire eccoti accontentato ... di questo passo la prossima settimana la sapremo tutti e due a memoria, sia lui che io! -
Marcello Brandi - Ma si può sapere cos'è tutta questa fretta che ... -
Pinin Peyrano - (giustificato) ... la tournèe ... lei sta per ... -
Marcello Brandi - ... dalle tournèe si torna, anche ... se sai che sta per partire saprai anche quando sta per tornare. Io di certo non lo so, e non sono affari miei ... -
Pinin Peyrano - (esasperato) ... infatti! Allora ... volete iniziare o no? -
Marcello Brandi - Ancora un attimo ... scusa, ma se il tuo scopo è di riconquistarla in questo modo così assurdo perchè non ti sei rivolto a dei disabili ? Forse l'effetto sarebbe ancora più convincente ... -
Pinin Peyrano - ... così invece che la prossima settimana ... anzi, si ... la prossima settimana ... quella dell'anno 2694 ! (a Ciro Esposito) Tu me lo spieghi cosa cazzo ci trovi da ridere? -
Ciro Esposito - No, niente .... pensavo che di tempo a disposizione ... ce ne sta proprio .... -
Marcello Brandi - (divertito, a Pinin Peyrano) ... d'accordo ... fammi solo capire se ... è la sua roulotte quella che dovrebbe essere la cripta? -
Pinin Peyrano - Si, perchè? Che cosa volevi a disposizione, il cimitero monumentale? -
Ciro Esposito - Un momento ... -
Marcello Brandi - ... ha ragione, lui la storia non la sa... -
Pinin Peyrano - (sarcastico) ... mi raccomando ... cerca di entrare nei minimi dettagli con le spiegazioni, così al limite ci metteremo un altro millennio. Se basta! -
Marcello Brandi - Ancora con questa dannata fretta! Ma cosa speravi, che uno che non ha mai recitato in vita sua impari a recitare una commedia in una settimana? -
Ciro Esposito - Vabbuon'... vedrò di fare il possibile ... basta che non continuate a beccarvi come a due galletti da combattimento. -
Marcello Brandi - Dimostra più buon senso lui di quanto non ne dimostri tu, che dovresti dargli l'esempio ... -
Pinin Peyrano - ... io dovrei dargli l'esempio! -
Ciro Esposito - (esasperato) ... mò però mi sono scocciato ... eh ...scusate... -

Pausa.

Marcello Brandi - (a Ciro Esposito) ... sai chi sono i copti? -
Ciro Esposito - (meravigliato) Come? -
Marcello Brandi - I copti sono i discendenti degli antichi egizi, di religione cristiana. Uno di questi copti, che si chiama Macarius e che di professione fa la guida turistica, un giorno incontra due filologi ... sai chi sono i filologi ? -
Ciro Esposito - No. -
Marcello Brandi - C'è qualcosa che sai? -
Ciro Esposito - Si. -
Marcello Brandi - Cosa? -
Ciro Esposito - Che se non me lo dici tu non posso saperlo! -
Marcello Brandi - (alterato) I filologi sono ... quelli che studiano la letteratura dei popoli ... questi due filologi dicevo, sono inglesi e si trovano a Il Cairo per fare delle ricerche. Trovandosi d'accordo su molte cose stringono amicizia e Macarius li invita a casa sua, nella piana di Giza, davanti alle piramidi e alla Sfinge ... -
Ciro Esposito - ... come si chiamano questi due filo ... -
Marcello Brandi - ... Dwight Edington e Dylan Forsake ... Edin e For, per capirci ... -
Ciro Esposito - ... si, ma che c'entrano con gli dèi? -
Marcello Brandi - In quel momento gli dèi si trovano in una cripta segreta, che in questo caso sarebbe la tua roulotte, nelle vicinanze della piana di Giza, e stanno ascoltando proprio ciò che i tre mortali si dicono nella casa di Macarius ... -
Ciro Esposito - ... un momento ... -
Marcello Brandi - ... dovrai anche fare la parte di For, se è questo quello che volevi chiedermi. Lui farà quella di Edin e io quella di Macarius .... -
Ciro Esposito - ... ma come facciamo allo stesso tempo a essere due personaggi diversi? -
Marcello Brandi - Ci stavo arrivando ... dunque ... in primo luogo gli dèi non si dovranno vedere mai ... la loro attenzione è catturata dal fatto che, su proposta di Macarius, i tre decidono di fare un sacrificio in loro onore, che consiste nel distruggere ogni apparecchio televisivo, e simbolicamente distruggeranno solo quello di Macarius, che si trova nelle case della gente con una spranga di ferro ... questo per rendere evidente agli occhi degli dèi che sarebbero disposti a finire anche in carcere pur di spronare la gente a disfarsi della televisione, e cioè dalla causa fondamentale di ciò che secondo loro ha determinato il regresso sociale assoluto, quel punto di non ritorno fondato sulla dipendenza dalle nuove tecnologie ... e quello che fanno nella casa di Macarius è proprio un gesto simbolico, che però verrà poi emulato quando ... -
Pinin Peyrano - (esasperato) ... fai che raccontargli tutta la storia già che ci sei ... -
Marcello Brandi - ... ad ogni modo, dopo questo sacrificio, decidono di dare anche una festa, ovviamente sempre in onore degli dèi. E durante questa festa vengono letti degli aforismi, inneggianti a un ritorno degli dèi, su dei rotoli di carta igienica. Ed è proprio mentre si dedicano a queste letture che gli dèi decidono di entrare abusivamente nei loro corpi ... lo fanno per migliorare i loro propositi, per dettare loro una via di cambiamento radicale per la costituzione di nuove leggi ... -
Ciro Esposito - (indicando le lattine di birra sul tavolino) ... e come ci entrano in questi corpi, dopo che si sono scolate tutte quelle birre là? -
Pinin Peyrano - (esasperato, a Marcello Brandi, il quale annuisce, desolato) Io ne ho abbastanza .... lo hai portato il dischetto, no? Bene .... (uscendo per un attimo, rientrando con un portatile. Poi, dopo essersi fatto consegnare il dischetto e mentre sta digitando sulla tastiera, tra sé) ... ”Buongiorno Giza” ... ”Buongiorno Giza ... eccola qui ... ”Buongiorno Giza”... (richiudendo il portatile. Poi, riflessivo) ... che ne diresti se ora ti dicessi ... facciamo una pausa? -
Marcello Brandi - Che probabilmente hai qualcosa da nascondere considerata la fretta con cui volevi per forza iniziare, altrimenti avresti già provato il suo modo di recitare e se non ti avesse soddisfatto lo avresti già mandato a stendere. -
Pinin Peyrano - E se invece avessi proprio bisogno di sparare quattro cazzate come ai vecchi tempi e di berci su qualcosa che penseresti, che quelle birre non bastano? -
Marcello Brandi - Si ... decisamente ... -
Pinin Peyrano - (a Ciro Esposito, che sta per defilarsi) ... guarda che ce n'è anche per te, né ... ( a Marcello) fa anche il permaloso ... (a Ciro) vieni, sediamoci ... guarda, c'è anche da fumare se vuoi ... -
Ciro Esposito - ... no, grazie ... non fumo ... -
Pinin Peyrano - (basito) ... ma va là, va ... e ieri allora? Ho visto che ti accendevi un mozzicone che ti sei tirato fuori dalle tasche ... -
Ciro Esposito - ... bè? Mò non fumo ! Che è, non si può? -
Pinin Peyrano - (infastidito) Fai un po' come ti pare ... se ti vien voglia sono lì. (a Marcello) A te non lo chiedo neanche ... a meno che ... -
Marcello Brandi - ... pensi forse che avrei l'età giusta per iniziare? -
Pinin Peyrano - No, no ... per carità ... se non hai mai provato ... ci mancherebbe .... (risoluto) ma perchè è Osiride che tira fuori la storia di Erode, e non Ra o Amon? Te lo volevo sempre chiedere, solo che ... -
Marcello Brandi - ... sei per caso nella fase cambio idea ogni tre secondi, oppure mi sono perso qualcosa? -
Pinin Peyrano - No, no ... lo so che ti può suonare strano, ma mi è venuto in mente perchè l'occhio mi è caduto proprio su quella scena mentre stavo aprendo il dischetto. -
Marcello Brandi - (a Ciro) Questo vale anche per te ... così almeno non mi toccherà ripeterlo ... in quella scena gli dèi stanno assistendo al sacrificio che i tre fanno nella casa di Macarius ... -
Ciro Esposito - ... Marcè ... ti chiedo scusa se ti interrompo, ma se gli dèi ... -
Marcello Brandi - ... che gli dèi non si vedranno mai mi sembra di avertelo già detto. Per quanto riguarda le loro voci invece, mentre noi staremo recitando la parte dei tre comuni mortali, saranno sempre le nostre, soltanto che verranno registrate, camuffate tramite un modulatore vocale e divulgate da un mio collaboratore che si troverà guarda caso proprio all'interno della tua roulotte ... -
Ciro Esposito - ... ah ... grazie ... -
Marcello Brandi - ... ma figurati ... Osiride dunque, è lui che fa notare ad Amon e Ra le analogie tra quel sacrificio e il sacrificio che Erode impone ai sudditi, perchè li considera entrambi degli atti degni della loro comune attenzione in quanto, sebbene Erode rappresenti il Male, perchè vuole ad ogni costo trovare il figlio del dio cristiano prima ancora che possa venire al mondo facendo sventrare tutte le donne incinte, e Macarius il Bene, perchè a modo suo vuole cercare di riportare il mondo attuale in una condizione di ritorno all'indipendenza dalle tecnologie allo scopo di creare tra le persone un genere di comunicazione più affine al sentimento umano, per Osiride continuano a rimanere dei sacrifici vani, e pertanto utili a consolidare la potenza del loro mito. Tant'è che lo stesso Osiride dice ... l'uno discrimina quanto l'altro, ma chi di loro sa cosa vuol dire esattamente discriminare? -
Ciro Esposito - (interessato) E Amòn ... che risponde? -
Pinin Peyrano - (a Marcello) No, ti prego ... (a Ciro, mentre riapre il portatile) te lo dico io ... mica pretenderai che si ricordi tutto eh ... anzi, visto che ci siamo direi che (mostrando a Ciro il portatile) ... fai che studiarti il primo atto mentre noi facciamo due parole (a Marcello, in disparte) ... tra noi due chi sarebbe il più assurdo, io che cerco di riconquistarla o tu che speri che se ne ricordi? -
Marcello Brandi - (divertito) Ma smettila ... non si ricorderà neanche più chi sono io, figurati se si ricorda della commedia ... -
Pinin Peyrano - ... eppure se sei venuto qui ... e da quanto ho sentito la commedia devi essertela ripassata proprio bene ... qualche speranza ce la dovrai pure avere. O no? -
Marcello Brandi - Ascolta ... io non ho davvero la minima idea di cosa hai in mente, ma qualsiasi cosa sia ti ho già detto che è stata la curiosità a spingermi di venire a trovarti e non di certo quello che pensi tu, anche perchè se si trattasse di speranza farei in tempo a scriverne altre centomila prima che lei possa rendersene conto e proporgliela a qualcuno per farla rappresentare. Oltretutto all'epoca non mi sembravi interessato a tal punto da coinvolgerla in un progetto che forse valeva la pena che la coinvolgessi. -
Pinin Peyrano - (infastidito) Ma che ne sai tu se ne valeva o se non ne valeva la pena? -
Ciro Esposito - (teatrale) Fecondiamoli! In nome della vera discriminazione, fecondiamoli! Oh ... così ci sta scritto, che volete da me? E' Amòn che parla .... e veramente pure Ra conferma. Ah ... scusate, non mi ero accorto che ... -
Pinin Peyrano - ... ma ti pare ... -
Ciro Esposito - (a Marcello) ... ancora non ho capito se scherza o se fa sul serio ... non aveva detto che mi dovevo studiare il primo atto? -
Pinin Peyrano - Guarda che sono qui eh ... c'è mica bisogno che glielo chiedi a lui. Cos'hai, paura che ti licenzio? Sa ... vediamo un po' cosa sai fare ... -
Ciro Esposito - ... cosa so fare? Vedi che se mi dai ancora due ore di tempo te li faccio a tutti quanti .... così è la volta buona che Amòn se ne sta zitto! -
Marcello Brandi - (divertito) Non c'è ombra di dubbio ... -
Pinin Peyrano - (aprendo una lattina di birra) ... e va bene ... vediamo se ti ricordi qualcosa di quello che hai letto ... Edin propone di fare un brindisi in onore degli dèi. -
Marcello Brandi - (accennando ad andarsene) Ho capito va ... (a Ciro) è stato un vero piacere conoscerti ... -
Pinin Peyrano - (sarcastico) ... complimenti ! Meno male che volevi darmi una mano! -
Marcello Brandi - Se vuoi che ti aiuti si fa a modo mio. Chiaro? Di cosa dovrebbe ricordarsi pure, delle stronzate che dici perchè sei tu che ti dimentichi che quella è una scena che non può aver letto perchè viene dopo? Dài, su ... un po' di serietà ... lo so anch'io che non è facile, ma se collaboriamo e se soprattutto ci mettiamo d'impegno tutti i giorni con un po' di fortuna per il mese prossimo dovremo essere in grado di ... -
Pinin Peyrano - (allarmato) ... ma sei picio? Se ti ho detto che dobbiamo farcela per la prossima settimana! -
Marcello Brandi - Nemmeno con un corso avanzato di potenziamento delle facoltà mnemoniche tenuto da un seminarista capace di spillarti trecento sacchi l'ora, possiamo farcela! -
Pinin Peyrano - Sei ottimista eh ... beh, niente è impossibile ... ho capito subito dove saresti andato a parare, e a differenza di te sapevo come sarebbe andata a finire. Spara dunque ... quanto vuoi? Vi assumo io! -
Marcello Brandi - (divertito) Cosa? Tu sei completamente andato ... -
Pinin Peyrano - (furioso) ... quanto vuoi? -

Pausa.

Marcello Brandi - Ascolta ... prima di tutto, se proprio ci tieni a saperlo, dovresti dirmi dove li prenderesti i soldi per ... -
Pinin Peyrano - ... questo non ti riguarda. -
Marcello Brandi - No invece, mi riguarda eccome ... perchè se ti sei messo un'altra volta nei casini, io non ... -
Pinin Peyrano - ... ti devo qualche favore per caso? -
Marcello Brandi - No, ma ... -
Pinin Peyrano - ... e allora rispondi, dimmi quanto vuoi .... non è difficile sai? Guarda che a lui glielo puoi anche dire che mi hanno messo dentro perchè ho rapinato una banca ... (a Ciro) a te ti frega qualcosa? -
Ciro Esposito - (alzando il capo) No. -
Pinin Peyrano - E sto parlando di qualcosa come ventidue/ventitre anni fa eh ... solo che lui pensa che io faccia ancora quella vita li, capito? E' per questo che è sempre sospettoso, che stenta a credere che quello che davvero io ora voglio nella mia cazzo di vita è solo di riuscire a tornare con Nadia perchè è stata lei l'unica donna che ho davvero amato ... -
Marcello Brandi - ... a quanto mi risulta però, le cose sono leggermente cambiate da quando tu e Nadia ... -
Pinin Peyrano - ... sono cambiate solo perchè io ho voluto che cambiassero! Non l'ho mai ostacolata, in ogni sua scelta, e questo lei lo sa e se lo ricorderà sempre. Mica sono tutti come te, che hai una moglie e due marmocchi che ti adorano, e che fai un lavoro che ti piace fare, e che nonostante tutto hai pure il coraggio di chiedermi dove avrei preso i soldi per pagarti! Dopo che mi sono venduto la casa, la macchina, il porco giuda ... -
Marcello Brandi - (consolatorio) ... scusa ... non potevo sapere che ... -
Pinin Peyrano - (furioso) ... devi dirmi quanto vuoi! -
Marcello Brandi - (imbarazzato) Ma non è una questione di soldi ... -
Pinin Peyrano - ... e invece si ! E' sempre una questione di soldi ... o vuoi forse dirmi che l'avresti fatto gratis se non ti avessi detto che mi sono venduto la casa? Credi che ne vada fiero di questo? (provocatorio) E anche se me lo dicessi che lo faresti gratis perchè me lo diresti, perchè quello che prendi all'anno vendendo sceneggiature ti basterebbe per fare la vita che fai? -
Marcello Brandi - Se permetti la vita che faccio io me la sono guadagnata lavorando sodo ogni santo giorno... quello che normalmente prende uno sceneggiatore è proporzionato al successo del film che si sta girando, quindi ... -
Pinin Peyrano . ... lo faresti gratis, o no? -
Marcello Brandi - Si, lo farei anche gratis ma ... -
Pinin Peyrano - ... nessun ma! Cominciamo ... -

Sipario.

Voce de La Cosa data dal Caso - ... sullo sfondo oscuro di un campo visivo comune una cornice di luce, candida e lunare, fissa, nei suoi contorni, il palmo di una mano aperta, sollevata da un paio di farfalle dai colori sgargianti, che a mezzo dello stelo di un fiore, radicato tanto nel palmo della mano quanto nel ventre dei loro corpi, volano via insieme, verso l'alto ... (entrando, a sipario chiuso, con La Terribile altra Cosa e La Cosa vera, a La Cosa vera) ... hai visto abbastanza ora? Ora sei in grado di dirmi perchè questa ultima cosa nuova che nulla vale ha destato in te, mia cara verità, questo tuo insolito interesse, e perchè (accostandosi al sipario) sei apparsa al di là di questa Cosa nostra dove sai che la tua presenza richiede l'assoluta spiegazione di certe cose? -
La Cosa vera - Al di là di questa Cosa nostra certe cose non si possono spiegare. Sua Memoria se lo dovrebbe ricordare. -
La Cosa data dal Caso - E ora dove siamo? -

Pausa.

La Terribile altra Cosa - La tua cara verità si sta dimenticando di dirti che ha voluto mostrarsi al cospetto di questa cosa nuova, che nulla vale, per svelare i misteri del periodico interrotto, ed è per questo che ora mostra una naturale esitazione nel risponderti. -
La Cosa vera - (furioso) Non è vero affatto ... io ho assistito di nascosto alla scommessa, questo è vero ma ... -
La Cosa data dal Caso - (autoritario) ... nessuna cosa al di là, che di là a volte è anche al di qua, di questa Cosa nostra, può assistere a certe cose. Nemmeno tu, mia cara verità. E se con questo tuo atto, indegno del tuo nome, avessi compromesso i misteri del periodico interrotto, sia in modo diretto che indiretto, qualsiasi cosa diventerebbe schiava dell'Oblio. Pertanto anche la scommessa non avrebbe valore. -
La Terribile altra Cosa - (alla Cosa vera) Se invece non avessi compromesso ... -
La Cosa vera - (furioso) ... maledetta ... -
La Cosa data dal Caso - (alla Terribile altra Cosa) ... sei in grado di ricordarti come appare il periodico interrotto? -
La Terribile altra Cosa - L'Oblio trionferà ! E' inutile che tenti di farmi cadere in queste trappole per cose nuove! -
La Cosa data dal Caso - L'attesa non potrà mai essere una tua prerogativa, perchè prima di saper aspettare occorre saper scegliere cosa aspettare. -
La Terribile altra Cosa - Sua Memoria sarà la prima cosa che sceglierò di aspettare ... ne converrai molto presto ... intanto ti rispondo ... ascoltando il vento che soffia al di qua di questa Cosa nostra, a seconda dell'intensità, ad ogni soffio per un massimo di sette soffi, corrisponde una nota musicale, che a sua volta, a seconda dell'accordo, che mai potrà essere superiore a quattro brani o motivi, corrisponde un numero a quattro cifre che, nella cosa che lo vede, appare nitido, così composto, e interrotto dal sopraggiungere di altre cose. -
La Cosa data dal Caso - Bene. Noto con piacere che quando vuoi possiedi una memoria formidabile. Ora, se io riesco a ricordare ogni numero a quattro cifre che mi appare ad ogni secondo (di queste cose nuove) per un totale di trecento numeri a quattro cifre, che corrispondono a trecento secondi, come potrei ricordarmi anche dei numeri successivi se le mie stesse facoltà illimitate fossero compromesse e svelate a queste cose nuove da una cosa a me tanto cara e bella? -
La Terribile Altra Cosa - Rivolgi la stessa domanda alla cosa che sta cercando di comprometterle e conoscerai la risposta. -
La Cosa vera - Non sono certo io quella cosa ... io sono solo l'oggetto di un ricatto! -
La Cosa data dal Caso - Certe cose vanno ben oltre tali colpe. Se non avrò una risposta cesserà ogni cosa! -
La Cosa vera - (terrorizzato) Ma così anche il Ricordo cesserà il suo essere! -
La Terribile altra Cosa - (divertito) E l'Oblio, cosa cesserà? -

Buio. Pausa. Luce. Il sipario, aperto, consente di vedere Pinin Peyrano, Marcello Brandi e Ciro Esposito intenti nel provare a recitare la commedia “Buongiorno Giza”. Marcello, nei panni di Macarius, sta fracassando il televisore portatile con la spranga di ferro sotto gli occhi di Edin e For, i quali a loro volta, dopo che Macarius ha passato il “testimone” a Edin, fanno altrettanto senza dire una parola.

For/Esposito - (deponendo la spranga) ... e questo è per Amòn ... che il suo spirito possa guidarci nella psiche dei fratelli musulmani, nei meandri della gnosi ebraica, nei misteri della fede cristiana, e in ogni .... (scoraggiato) no, non è cosa mia ... scusatemi, ma non ci riesco proprio ... -
Pinin - (furioso) ... hai mai provato a guadagnarti da vivere facendo pompini a qualche negro dell’Alabama mentre ... -
Marcello - ... smettila! (poi, a Ciro) Devi solo concentrarti un po' di più, tutto qui ... dài ... sembra difficile, ma con un minimo di concentrazione ... dài ... sei un filologo, non dimenticartelo ... comincia con il far sparire quell'accento ... dài, riprova ... -
For/Esposito - ... e questo è per Amon ... che il suo spirito possa guidarci nella psiche dei fratelli musulmani, nei meandri della gnosi ebraica, nei misteri della fede cristiana, e in tutti quei luoghi immateriali dove ogni altra religione sogna di incontrare la comune tolleranza, affinchè non si commettano altri errori, affinchè perfino lo spettatore più colluso con il sistema possa capire le ragioni di questo sacrificio. -
Edin/Peyrano - (inginocchiandosi) Un sacrificio inevitabile, come il sorgere del sole che tu stesso rappresenti, divino e splendente Ra, perché l'errore più grande, che ogni popolo ha commesso, è proporzionato all'illusione di progresso che lo stesso progresso ha generato, perchè ha confuso i ruoli dei Reali con i ruoli più banali proprio come coloro che ricoprono i ruoli più banali hanno confuso quelli più reali. -
Macarius/Brandi - (a braccia alzate) Oh immenso Osiride, signore delle tenebre, ascolta questi versi. Come tu solo sai in ogni Seth si cela un giusto, quantunque il gesto suo sia linfa per tanti e per diversi, se compiuto a onor vetusto. (dopo una pausa, a Edin e For) Grazie ... veramente ... io non so proprio come ringraziarvi amici miei ... in questo momento mi avete reso l'uomo più felice del mondo. Non soltanto perchè avete condiviso il mio pensiero, ma soprattutto perchè avete dimostrato la convinzione giusta nel farlo. -
Edin/Peyrano - E' proprio il caso di agire, Macarius? -
For/Esposito - Di chi potremo fidarci se gli unici strumenti che abbiamo a disposizione sono il prodotto dello stesso mezzo che vogliamo distruggere? -
Edin/Peyrano - Senza contare che qualsiasi movimento nato in Rete è destinato a durare giusto il tempo che qualcun altro ne faccia nascere altri ancora, sempre più violenti, magari proprio attraverso qualcuno che non si vede ... perchè la gente è di quello che ha bisogno, ha soltanto bisogno di seguire buone idee, non di vedere chi è stato a proporle ... e se tra queste idee nascessero i presupposti per instaurare finalmente una sorta di anarchia responsabile, basata su alcuni punti programmatici fondamentali che servirebbero a migliorare la scuola, la sanità, i servizi sociali, e via dicendo, che sarebbero forniti da ogni singolo individuo che stanzierebbe un fondo personale, a seconda del proprio reddito ... -
For/Esposito - ... e per quelle persone che non ce l'hanno un reddito? -
Edin/Peyrano - E' proprio questo il punto ... lo so anch'io che sarebbe la fine per quelle persone, così come sarebbe la fine per quelle persone che pretendono che un qualsiasi governo possa stanziare e garantire un reddito ad altre persone, perchè finirebbero con l'essere tutte disoccupate e la tensione sociale diventerebbe insostenibile, le cose cambierebbero, ma in peggio ... -
Macarius/Brandi - ... ma le cose devono cambiare ... le cose sono sempre esistite e cambieranno sempre ... tocca alle persone farle cambiare. -
For/Esposito - Pensa se ci fosse un mondo fatto di sole cose, esistite prima ancora che esistesse il nostro di mondo ... -
Edin/Peyrano - ... quali cose? -
For/Esposito - Cose ... cose prive di materia, cose spirituali, astratte, vive, aventi una propria dimensione nei tanti plu ... più ... -
Pinin - (furioso) ... pluriversi ! Pluriversi ! Te la taglio con la mannaia quella cazzo di lingua ... se non ti viene una parola dinne un'altra! (a Marcello) No ... eh no ... se vuole imparare almeno a non balbettare non ha solo bisogno di qualcuno che lo incoraggi, ma anche di qualcuno che lo faccia sentire un verme ... (a Ciro) te lo dice uno che l'attore è stato costretto a farlo. -
Marcello - (divertito) Davvero? E chi ti avrebbe costretto a ... -
Pinin - ... le cose materiali, quelle di tutti i giorni, quelle per cui tu non dovresti impicciarti .... se lo hai voluto fare gratis sono cazzi tuoi. Lui invece, visto che lo pago ... -
Ciro - ... scusa se m'impiccio pure io, ma pare che ne stai facendo 'na questione di vita o di morte ... vedi che me ne posso pure andare via se 'sta storia non mi sta più bene ... dove sta scritto che ti devo per forza sopportare solo perchè cacci fuori i soldi? Mica sono ... -
Pinin - ... tanti saluti ! Cerca solo di fare veloce perchè se nei prossimi trenta secondi vedo ancora il tuo faccione qui dentro prendo la spranga e ti faccio schizzare l'ipotalamo su quelle lattine di birra. -
Marcello - (a Ciro) Dài ... non ci fare caso ... ormai dovresti aver iniziato a conoscerlo ... è fatto così, dice quello che gli passa per la testa ... ma senza cattiveria ... è vero che è stato un ladro, ma è anche vero che non sarà mai un assassino. -
Ciro - E io che ne so ... (a Pinin) per quanto saresti capace di ammazzare qualcuno? Se qualcuno ti pagasse voglio dire ... ne saresti capace? -
Pinin - (evasivo) Ma che discorsi sono? Ora stai a vedere che ... -
Ciro - ... mettiamo il caso che rapissero a lei, e che tu ti trovassi nei panni di Orlando Ruffini, vabbuon'? Oh ... mò, se qualcuno ti offrisse ... diciamo 'na bella mazzetta va ... senza che poi ... mi spiego? -
Pinin - No. -
Ciro - Voglio dire che se questo qualcuno ti facesse trovare davanti il rapinatore senza che quello lo sapesse, e che ti pagasse pure per farlo fuori, tu lo faresti, o no? -
Pinin - (canzonatorio) Prima farei fuori lui e poi il prossimo saresti tu, che glielo hai suggerito. Ora dimmi solo se ci stai, oppure se te ne vuoi andare .... perchè io non sono come te e non ho tempo da perdere ... -
Ciro - ... ci sto, si certo ... ma quanto ... -
Pinin - ... la prossima volta che balbetti o che non ti ricordi un dialogo ti scalo il dieci per cento, così vedi se ti salta ancora in mente di chiedermi quanto ... -
Ciro - ... ma il dieci per cento di quanto? -
Marcello - Basta! Se andiamo avanti così non credo proprio che ... -
Pinin - (esasperato) ... sono tre giorni che andiamo avanti così e non siamo riusciti a finire neanche il primo atto! (accendendosi una sigaretta, che prenderà dalla tasca, andandosi a sedere al tavolo, seguito dagli altri) Me lo dici come cazzo facciamo a farcela, se questo qui si impappina ogni volta che deve dire una parola che non è capace a dire? -
Marcello - (risoluto) Datti una regolata! Cosa credi, che io mi stia divertendo? Se ho accettato l'ho fatto solo per amicizia, ma questo in ogni caso non ti da il diritto di comportarti così. E non venirmi a dire che la tua massima preoccupazione ora dipende dal suo modo di recitare! Anzi, da quel punto di vista la cosa potrebbe anche favorire ... -
Pinin - ... io voglio soltanto fare le cose come vanno fatte, ecco che cosa in realtà voglio ... -
Marcello - ... e allora non c'è bisogno che ti scaldi ogni volta che pensi che lui non ce la possa fare ... (a Ciro) anche tu però ... evita almeno di provocarlo ogni volta che ti si presenta l'occasione ... non è perchè ancora non sai che cosa vuol dire guadagnarsi da vivere facendo qualcosa di utile che ... dài, su ... quand'è così cerca di rilassarti, fumati una sigaretta, che ne so, pensa a cosa avresti fatto oggi se non fossi stato qui insieme a noi ... -
Ciro - ... no, non mi va di fumare ... -
Pinin - (allarmato) ... cos'è, hai smesso di colpo? -
Ciro - No ... è solo che non mi va ... e poi voi che ne sapete di che cosa faccio io per vivere? (a Marcello) Tu pensi di fare qualcosa di utile scrivendo cose per la gente ... forse per farla ridere o forse per farla piangere, ma te lo sei mai chiesto se davvero è per la gente che lo fai questo qualcosa di utile? -
Pinin - Ci mancava pure questa adesso ... ecco cosa fa, il filosofo! Adesso stai a vedere che mi tocca pure raddoppiargli il compenso ... -
Marcello - (a Ciro) ... lo faccio per la gente ma lo faccio anche per me stesso, questo è vero. E tu invece, che cosa faresti di utile? -
Ciro - Niente. Niente di niente, e più il tempo passa più mi accorgo che a nessuno sono utile, e il bello è che io non voglio proprio esserlo, utile ... eh... scusate ... ma chi me lo fa fare? Se sei utile prima o poi i problemi ti mangiano il cervello, e io non me lo voglio fare mangiare. (uscendo subito dopo) Continuate, continuate pure senza di me ... qua fuori sapete quanti (accentuato) Amòn ci stanno? Continuate, continuate ... io me ne torno alle mie amate cose ... statevi bbuon'... ah, salutatemi a Greta! -

Marcello e Pinin si limitano a incrociare gli sguardi. Buio. Pausa.

Voce de La Cosa data dal Caso - (gaio, lirico) Quel giorno buio, del ricatto mio, ogni cosa era in disparte. Per paura dell'Oblio nemmeno il vento soffiava ad arte. La mia cara verità, che tramava di ora in ora vantaggi e pregi, nonché dimora fissa nel Ricordo a questa cosa nuova, se del delitto avesse fatto la sua prova, sperava che, con la promessa di salvar l'anima sua, ogni altra cosa nuova trapassata potesse liberarsi da La Terribile altra Cosa e venir per sempre ricordata. Dal canto suo La Terribile altra Cosa conosceva non solo le sue mosse, ma anche che le sorti dell'Oblio, privo di sovrana che lei non fosse, non dipendevano altro che dal ricatto mio. -

Pausa.

Una voce maschile - ... c'è uno qui fuori che ha tutta l'aria di voler buttare giù la porta ... lo faccio entrare? -
Una voce femminile - ... sarà qualche solito genio che vorrà iscriversi al corso ... fammi un po' vedere ... mamma mia, che bifa! Va bè, apri va ... vediamo cosa vuole ... comunque non ti muovere da qui, resta con me ... di questi tempi non si sa mai ... -
Voce di Pinin - (dopo il rumore della porta che si apre) Buongiorno .... vorrei parlare con un responsabile della compagnia ... -
Voce maschile - ... lei è il signor? -
Voce di Pinin - ... Giorgio Delle Chiaie. -
Voce maschile - ... per che cos'era ? -
Voce di Pinin - Sto cercando un attore professionista, sono anche disposto a pagarlo profumatamente ... -
Voce femminile (dopo un attimo di attesa) - ... mi scusi, ma a cosa le serve un attore professionista? -
Voce di Pinin - E' lei quella che ... -
Voce femminile - ... si, sono io ... -

Luce. A sipario chiuso.

Voce di Pinin - ... beh, ecco ... devo fare uno scherzo e ho bisogno di qualcuno che sappia fare molto bene il suo lavoro, tutto qui ... -
Voce femminile - ... di quale genere di scherzo si tratta? Se è lecito chiederlo ovviamente ... -
Voce di Pinin - ... lo ha mai visto lei “La cena dei cretini”? Quel film dove alcuni amici decidono di ... -
Voce femminile - ... si, certo ... è molto divertente .... e chi sarebbero, se non sono troppo indiscreta, quelli che ... -
Voce di Pinin - ... altri amici, che se lo meritano perchè pensano di saperla più lunga di quanto sanno in realtà .... potrei farla una domanda io, ogni tanto? -
Voce femminile - Si, certo, è ovvio ... mi scusi se sono stata un po' brusca nei modi ma lei capirà, con i tempi che corrono .... -
Voce di Pinin - ... non si preoccupi, non è proprio il caso. Glielo posso assicurare. Come mai c'è il sipario calato? -
Voce femminile - E' per via delle prove ... anzi, deve scusarmi ma ... le spiace? Mi rendo perfettamente conto che non è il massimo come sala d'attesa, ma purtroppo è l'unica in questo momento dove non c'è nessuno. Cinque minuti e sono subito da lei. -
Voce di Pinin - Ma s'immagini ... -
Voce maschile - ... prego ... -

Entra Pinin. Poco dopo si alternano attimi di luce ad attimi di buio.

Pinin - (terrorizzato, al secondo attimo di luce, riferito a La Cosa vera appena apparsa in scena, a sipario chiuso) Cosa ... cosa vuoi ancora da me? -
La Cosa vera - Hai sbagliato Giuseppe ... -
Pinin - ... cosa ho sbagliato? -
La Cosa vera - Con Ciro Esposito hai sbagliato. Non dovevi farlo andare via. Lui era perfetto per la colpa. -
Pinin - Eh? Che cazzo stai cercando di dirmi, che non dovevo venirci qui, a cercarne un altro? Perchè? -
La Cosa vera - Perchè lui era perfetto per la colpa. -
Pinin - Ma perchè, perchè ? Come cazzo faccio a ritrovarlo ora? (dopo un attimo di buio) Va bene, mettiamo che lo ritrovo, ma se tu ... sei stata tu a dirmi di essere la mia coscienza, non me lo sono mica inventato io, no? -
La Cosa vera - No. -
Pinin - E quindi ... voglio dire ... cioè, il fatto che io voglia ... cazzo, tu lo sai che cosa voglio fare no? -
La Cosa vera - Si. -
Pinin - E allora perchè dovrei farlo? Sarebbe una cosa giusta farlo? -
La Cosa vera - Nel tuo caso si. Non faresti che un favore alla società. Il mondo è pieno di gente che è fatta della stessa pasta di Orlando Ruffini. Basta guardarsi attorno. E oltretutto anche tu prima o poi dovrai passare dall'altra parte, e quando quel momento verrà ti toccherà fare una scelta molto più importante di quella che hai già fatto con premeditazione. -
Pinin - Quale scelta? -
La Cosa vera - Quella tra l'essere ricordato e l'essere dimenticato. -
Pinin - Ma da chi? -
La Cosa vera - Lo scoprirai da te. -
Pinin - (reprimendo la sua reazione per evitare di farsi sentire e notando che non potrà nemmeno avvicinarsi più di tanto alla Cosa vera, proprio per aver tentato inutilmente di attaccarla da ogni lato poggiando le mani come se le avesse appoggiate contro un muro di cemento armato) Non è possibile ... cos'è questa specie di cosa ... sembra un muro ... non riesco neanche a ... -
La Cosa vera - ... a fare quello che volevi fare quando avevi la pistola in mano? E' il tuo istinto. Tu sei nato per uccidere tutti quelli che non sono come te. Ma questo non vuol dire che uccidere sia un male. Tu non sei malvagio. Tu sei un buono, sei uno che credeva nell'amore e nel rispetto del prossimo, perfino del più infimo, ma che le cose della vita ti hanno portato a detestarlo, a odiarlo, a sperare nel più profondo della tua anima che quel genere di prossimo non dovesse più meritare l'esistenza, perchè a causa della sua esistenza tutti quelli che sono come te hanno subito, continuano a subire, e subiranno purtroppo le ingiustizie più grandi, i torti più assurdi, le pene più atroci. Orlando Ruffini è soltanto il primo nome, tra gli infimi. Ne seguiranno molti altri. E se qualcuno farà altrettanto con te non ti devi preoccupare, quando quel momento verrà, un posto nel Ricordo per te ci sarà sempre dall'altra parte. -
Pinin - (dopo un buio, più prolungato, in assenza de La Cosa vera) Dove sei? Dove sei ? (Poi, alla comparsa appena entrata, la voce maschile, che gli chiede chi sta cercando e se si sente bene) Mai stato meglio! -

Pinin esce di corsa, seguito dalla comparsa. Ancora buio. Pausa. Luce. Entra La Cosa vera, accompagnata per mano (da una parte i maschietti e dall'altra le femminucce) dai bambini, uno dei quali porge una candela a La Cosa vera, che la accende. A lume di candela, dopo che si sono nuovamente abbassate le luci, ancora a sipario chiuso.

Lo stesso bambino - (a una bambina) Perchè Pinin ha detto così? -
La bambina - Perchè adesso sa che lo può fare senza che poi gli viene il rimorso. -
Lo stesso bambino - E perchè? -
La bambina - Perchè qui è così. -
Lo stesso bambino - Così come? -
La Cosa vera - Bambini ... voi siete qui perché ... -
Un altro bambino - (terrorizzato, alludendo a La Terribile altra Cosa, esortando gli altri bambini, uno dei quali spegne la candela, a scappare con lui) ... arriva, arriva ... via, via, andiamo via ... -
La Terribile altra Cosa - (appena entrata, a La Cosa vera, dopo il fuggi fuggi generale. A luci accese. Divertito) ... giustificare l'indegno atto, che questa cosa nuova si appresta a compiere, al cospetto di anime innocenti, trapassate in circostanze avverse al di qua di questa Cosa nostra e condotte fin qui dal tuo periodico interrotto, mi induce a credere, non so perchè, a un tuo radicale cambio di visione, mia cara verità. -
La Cosa vera - (disperato) Anime innocenti che giacciono perennemente inermi in una terra desolata a causa della barbarie, costrette a rivivere lo stesso identico scempio che hanno vissuto, colpevoli soltanto di essere vittime di un folle genocidio e di non essere riuscite a capire cosa fossero in realtà ... e che non appena ti hanno vista hanno preferito tornare là, in quella terra desolata dove si ripete all'infinito il loro eterno supplizio, piuttosto che parlare a te ... quello che hanno visto i loro occhi nemmeno tu sei in grado di vederlo, eppure ... -
La Terribile altra Cosa - ... quello che hanno visto i loro occhi è nulla a confronto di quello che vedranno se non cadranno nell'Oblio! Il Ricordo è soltanto una speranza, e la speranza è un'illusione. Se volevi che ogni altra cosa nuova venisse ricordata perchè hai illuso questa ultima, che nulla vale, con una promessa che mai e poi mai sarai in grado di mantenere? Perchè tu stessa sei speranza. Falsa speranza. Capace soltanto di illudere queste cose nuove, che nulla sanno, e che nulla valgono, e che per questo meritano senz'altro il loro posto sacrosanto nell'Oblio! Sua Memoria è destinata, è stato il Caso che lo ha voluto, la sua fine è imminente. -

Buio. Pausa. Luce.

Voce de la Cosa data dal Caso - (intonando una marcia funebre. Poi, canzonatorio, lirico) ... un tempo, nel tempo fuori dal tempo detto anche tempo, notte tempo, con il verbo del giorno ancora in grembo (entrando, continuando il racconto) per amor della leggenda, ogni cosa nasce bella, sana e forte e cresce bene, senza aver bisogno di atti o di favella, perchè il vento che si mangia è buono nelle piazze come a corte, e nel regno delle cose basta a sfamar anche una cosa non proprio bella. Poi però, che però non si può dire, e che pertanto dico adesso, che va bè non è lo stesso, ma che a tanto è giunto il nesso, una cosa si ribella perchè dice che noia questa vita, è sempre quella, bisogna far qualcosa, non si può fare star sempre così ogni cosa. Questa cosa, con il passar del tempo, che in realtà non è passato ma che di certo avrà dimenticato perché dell'Oblio è sempre ghiotta, pur quando il vento cambia rotta, non è così cattiva come sembra perchè di queste cose nuove, create apposta per diletto, ha sia le membra che il difetto. Ma per cambiar la condizione è necessaria l'illusione, altrimenti si ritorna a noia eterna, e sai che gioia sempiterna dover essere costrette a veder le fasi d'un supplizio se non hai compreso appieno il vizio! Oltretutto questa cosa, che del suo periodico interrotto ne ha fatto una missione, oltre che un botto, spera che il numero suo porti a una nuova conversione, ma come può sperar realmente di cambiar le cose se della speranza sua non ne ha fatto che un solo cielo in una stanza? E' un po' pochino, perfino per l'Oblio, e ve lo dico io che me ne intendo, poiché il Caso ha dato a me memoria per scordar, anche volendo. Nel regno delle cose, di cieli ce ne sono in abbondanza. Per fare qualche esempio, proprio in una stanza, or ora mi sovviene, c'è sempre un fungo, grande quanto una sequoia, che fa del bene a chi lo mangia e a chi vuole che non muoia. Sporaboleto, questo il nome di tal fungo, ha un grosso gambo dove ad ogni buco sbuca un tetto stretto e lungo. Al di sopra di tal gambo, come un tetto grande e tondo, svetta ampia la cappella, sopra cui tappeti d'ogni mondo la proteggono dal fango. Gialli, verdi, o rossi, e con radici come rami, sui tappeti son presenti gli Sporaboletossi, gli abitanti fatti d'erba e fatti a forma di aeroplani, senza testa, grandi quanto un modellino, che da sopra la cappotta vengon fuori a quattro mani. Sotto il tetto stretto e lungo, al di sotto giù nel gambo, gli Sporaboletini son presenti, abitanti pure quelli, ma è di crine di cavallo che son fatti, e anche se han solo piedi e testa c'è chi dice che son belli. La testa ha sette lati e ha la forma di un insetto, mentre i piedi son girati, ma son fondi e senza dita, e come ruote posson fare un bel giretto. Sporaboletini e Sporaboletossi son sempre in guerra come tanti soldatini perchè finito il gambo o la cappella, la Sporadica e Somma Provvidenza, che di Sporaboleto ne è la dea, dice che la vita non è più quella, poiché il fungo è ormai finito, e per trovarne un altro garantito, occorre farla dura, sana, e pure bella. Spontanea sorge la domanda tra i tanti finti soldatini, che cosa occorre oh Somma Provvidenza, quali scopi, cause o fini, per evitare la mattanza? La risposta chiara e secca è ben presto detta : quando siete a casa sul vasino, e lo sforzo è arduo e repentino, non dovete farvi prender dalla fretta, ma spinger piano, pian pianino, come se doveste fare un bel bambino. Poi, mentre siete sul più bello, pensate a quella pace dell'inizio, quando mangiavate non per vizio ma per esserci all'appello, e vedrete che dal fungo, ormai sepolto, ne spunterà un altro belle che risorto. Nel regno delle cose di questi esempi ce ne sono a iosa, se non a trilioni, e il Ricordo è la conferma che vi sono dimensioni dove ogni cosa torna a posto quand'è intrisa di buon mosto. (a La Terribile altra Cosa) T'è piaciuta la novella, da non poter più ricordare che ora soltanto con i versi puoi parlare, per l'effetto a me prodotto dalle cause del periodico interrotto? Hai forse perso la favella? Si, dico, proprio quella, quella truce e virulenta, che piace sempre e che seduce, sia Caino, sia chi lo induce .... (a La Cosa vera) e tu, mia cara cosa vera, così schietta da tentar questa nullità di cosa nuova, eppur sincera, cosa riesci a dire? (in terza persona) Nulla ... nemmeno prova! E va bene, son d'accordo, prendo atto del silenzio, ma qui bisogna dirlo cosa fare, altrimenti me lo scordo. (a La Terribile altra Cosa e a La Cosa vera) Siate pronte, non fiatate, è giunto un bel momento, pensate bene ed ascoltate, or ora ha questo inizio, buon divertimento. -

Le tre figure astratte restano ferme come statue, rivolte verso il sipario. La Cosa data dal Caso, in mezzo. Alla sua destra La Cosa vera e La Terribile altra Cosa alla sua sinistra. Si sentono aprire le lattine di birra, versata nei bicchieri.

Voce di Edin/Peyrano - (dopo aver bevuto) ... che i tuoi raggi splendenti possano illuminare la nostra via, oh divino Ra ... -
Voce di Macarius/Brandi - ... bene ... e ora possiamo iniziare ... -
Voce di For/Esposito - (sarcastico) ... che emozione! Mi sembra di stringere tra le mani un ... -
Voce di Macarius/Brandi - (infastidito) ... e no eh ... mi avevate promesso che ... -
Voce di Edin/Peyrano - ... hai ragione, ogni promessa è debito ... comincio io ... (poi, divertito) ... ma da che parte si legge? Ah ... scusa ... -
Voce di Macarius/Brandi - (esasperato) ... lascia stare va ... -
Voce di Edin/Peyrano - (ravveduto) ... d'accordo ... comincia tu. -

Pausa.

Voce di Macarius/Brandi - Il nichilismo è la parte lucente di un ossimoro, l'altra è la mitologia. -
Voce di Edin/Peyrano - L'etimasia sta all'invisibile visto come l' indivisibile separato sta al consustanziale. -
Voce di For/Esposito - Secondo gli dèi quella particolare condizione di non ritorno, definita dagli umani al solo scopo di alleviare la loro stessa condizione, è l'essenza profetica di un ritorno dell'identico. -

Pausa.

La Terribile Altra Cosa - L'uno discrimina quanto l'altro, ma chi di loro sa cosa vuol dire esattamente discriminare? -
Voce di Pinin - (allarmato) Oooh ... oooh ... -
Voce di Marcello - (infastidito) ... oooh un bel paio di palle ... stanno per entrare nei nostri corpi e tu sei ancora lì, a quando stavano decidendo di farlo ... -
Voce di Pinin - (stesso tono) ... Marcello ... io non ... non sono stato io a ... -
Voce di Marcello - (canzonatorio) ... è stato Osiride, lo so ... è per questo che ... (a Ciro) ma cosa c'è? -
Voce di Ciro - (allibito) Marcè ... l'ho visto con i miei occhi, quant'è vero Iddio ... non l'ha fatto partire lui il registratore! -
Voce di Marcello - E va bene, dài ... chi la fa l'aspetti ... vorrà dire che la prossima volta sarò io quello che ... -
La Cosa vera - ... fecondiamoli. In nome della vera discriminazione, fecondiamoli! -

Silenzio. La Terribile altra Cosa e La Cosa vera escono, da dietro il sipario, mentre si sentono urla e imprecazioni, sovrapposte a rumori di cose spostate e di reciproche accuse di assurda chiaroveggenza. Ancora silenzio. A sipario aperto. Nel vedere la Cosa data dal Caso Pinin resta pietrificato, mentre Ciro e Marcello scappano via terrorizzati (uscendo dalla stessa quinta laterale).

La Cosa data dal Caso - La paura è un sentimento necessario al vostro palinsesto genetico : voi siete stati programmati per esserne sintonizzati ciclicamente ... per me è naturale poter leggerti nel pensiero come per te è naturale poter bere un bicchiere d'acqua, eppure la risposta è affermativa ... Amon-Ra-Osiride ti sta parlando ... io sono Ra ... i tuoi amici stanno già tornando indietro perchè come te vogliono sapere da dove vengo, che cosa faccio qui ora e dove andrò ... (rientreranno impauriti e si uniranno stretti a Pinin) ... io vengo da un sistema solare molto lontano e molte volte più vasto del vostro : un'unica sfera planetaria, grande forse quanto il vostro universo, occupa soltanto una delle miriadi di galassie che ci orbitano intorno. La materia di questa enorme sfera planetaria è costituita interamente da un metallo molto duttile e di infinite volte più pregiato e prezioso del vostro comune oro. Questo metallo è di colore bianco, abbagliante, la sua struttura e conformazione ha reso la superficie di questa sfera piatta e completamente levigata e all'interno della sfera, divisa in sette macro aree da sette mastodontiche dighe, erette con lo stesso metallo e contenenti acqua purissima e distillata, e dove, in ogni macro area il bacino idrico è più grande rispetto alla macro area confinante, l'enorme peso e forza delle acque ... che confluisce al centro della stessa sfera, dove è ubicata un'altra sfera grande forse quanto il vostro pianeta Terra e dove si congiungono i punti estremi delle sette mastodontiche dighe ... minaccia di farla implodere. La nostra presenza e il nostro scopo qui è legato al fatto che siamo alla ricerca di altro fard, il metallo che ... -

Spinti dall'impulsiva reazione di Pinin, i tre tentano invano di attaccare da ogni lato La Cosa data dal Caso (imbattendosi in un altro “muro invisibile”, come quello in cui lo stesso Pinin si è imbattuto nell'inutile tentativo di attaccare La Cosa vera).

La Cosa vera - (entrando dalla quinta laterale destra) ... il fard è una risorsa fondamentale per la nostra dimensione ... -
Pinin - (allibito) ... tu sei ... (poi, a Marcello) è incredibile quello che ti sto per dire, lo so ma ... questa ... cosa ... questa specie di cosa che ora vedi anche tu è ... è la mia coscienza ... si, la mia coscienza ... che mi aveva addirittura avvertito quando l'ho vista per la prima volta, che tu non ci avresti creduto ... devi credermi ... -
La Cosa vera - ... io sono Amon! -
La Terribile altra Cosa - (entrando dalla quinta laterale sinistra) Io sono Osiride! -

I tre cercano invano di passare attraverso ogni uscita possibile, ma la loro fuga viene inesorabilmente impedita da altri “muri invisibili”.

Ciro - (terrorizzato) Noi non abbiamo fatto niente di male ... che volete da noi ? -
La Cosa data dal Caso - (autoritario) Il fard! -
Ciro - Ma come facciamo a trovarlo se nemmeno sappiamo cos'è? -
La Cosa data dal Caso - Dovete continuare a recitare la commedia che stavate provando. Noi faremo la nostra parte. -
Marcello - (reverenziale) Tutto questo è semplicemente assurdo ... voi chi siete ? Se è vero che cercate un metallo così prezioso, che oltretutto ha lo stesso nome d'arte di una famosa attrice che era anche la sua donna (indicando Pinin) perché dovremo continuare a provare a recitare una commedia che io stesso ho scritto più di dieci anni fa? -
La Terribile altra Cosa - (appena dopo un cenno de La Cosa data dal Caso) Tu chi eri dieci anni fa? -
Marcello - Uno che aveva l'ambizione di scrivere. -
La Terribile altra Cosa - E ora chi sei? -
Marcello - Uno che ha realizzato quell'ambizione. -
La Terribile altra Cosa - E per te è più sufficiente sapere questo per sapere chi sei davvero, oppure sapere perchè ora devi continuare a recitare una commedia che tu stesso hai detto di aver scritto dieci anni fa? -
Marcello - Sapere perchè ora dovrei continuare a recitare. -
La Terribile altra Cosa - E allora muoviti! Prendi in mano quel rotolo di carta igienica! -
Marcello - (mentre sta per leggere gli aforismi) Non ce la faccio, è più forte di me ... io devo sapere perchè siete venuti proprio da noi ... in quale modo potremo aiutarvi anche se dovessimo continuare a recitare? -

Buio. Luce.

La Terribile altra Cosa - Lo scoprirete molto presto. Se non lo farete resterete qui a chiedervelo per l'eternità, è molto semplice. -

Altro buio.

Pinin - (terrorizzato, a Marcello) Leggi, leggi! -

Luce.

Pinin - (a Ciro, che si accende una sigaretta presa dal tavolino) Disgraziato ... che cazzo fai? -
Ciro - (a La Cosa vera) Posso? -
La Cosa vera - Volere è potere. Puoi fare quello che vuoi se continui a recitare. -
La Cosa data dal Caso - (a Marcello, che si appresta a leggere) In questo momento il tuo animo è confuso, chi sei Marcello o Macarius? -
Marcello - (schiarendosi la voce) Ciò che di meno esoterico risiede in uno spirito divino può rendere luminosa perfino la ricca casa del povero spirito umano che vuole imparare a disfarsi di quanto è più essoterico. -
La Cosa data dal Caso - (canzonatorio) Straordinario ! Ma dimmi un po' ... perché Macarius pensa che soltanto gli dèi siano in grado di insegnare alle persone come vivere? E' perchè è convinto che le persone che lo circondano debbano seguirlo nel suo fattibile, pardon, fattibilissimo proposito di eliminare certe tecnologie ritenute in pratica da tutti come armi di distrazione di massa, oppure è perchè pensa che l'unica soluzione per guarire il vostro mondo malato di morte e devastazione sia uno sterminio premeditato e mirato esclusivamente a quelle persone che hanno permesso che tali tecnologie diventassero degli strumenti obsoleti per la vostra primitiva quotidianità? O forse è perchè crede che noi, entrando abusivamente nel corpo di qualche turista intento a contemplare i quattro colossi di Abu Simbel potremo suggerirgli che in realtà quei quattro colossi sono degli amici di Gulliver? Oppure magari è proprio perché ... ciò che di meno esoterico risiede in uno spirito Divino ... (trattenendosi dal ridere) può rendere luminosa perfino la ricca casa del povero spirito umano che ... (ridendo a crepapelle) che vuole disfarsi di quanto è più essoterico ... ma chi ti ha insegnato a scrivere, un lillipuziano che credeva che certe dottrine avessero cambiato domicilio? Bè? Nessun commento? Va bene ... passiamo a lui ... (riferito a Pinin) Dwight Edington, detto Edin, lo studioso colto, che si diverte alle spalle della povera guida turistica facendogli credere di condividerne i pensieri di rivolta ... (sempre a Marcello) lui non è Macarius, ma è di certo pronto ad armarsi con la spranga di ferro entrando nelle case della gente per fracassare ogni televisore ancora spento! Fammi capire bene ... è lui che alla fine trascina i copti all'emulazione, oppure è sempre lui, che però crede di emulare Erode che voleva sventrare tutte le donne incinte? Dài, non pensare male ... non mi permetterei mai di prenderti in giro, anche perchè dovresti saperlo che tu alla fine diventi un dio proprio perchè io, Ra, sono entrato abusivamente nel tuo corpo trasmettendoti quel carisma necessario per coinvolgere le masse! -
Marcello - (umiliato) Tutto questo cosa c'entra con quello che state cercando? -
La Cosa data dal Caso - Cosa c'entra? Ma scusa, non stai aiutando lui (riferito a Pinin) perchè sei suo amico? -
Marcello - Quindi? -
La Cosa data dal Caso - E il tuo amico non vuole forse la stessa identica cosa che vogliamo noi? -
Marcello - (tentando invano ancora di attaccarla) Fatti vedere, fatti vedere ... -
La Cosa data dal Caso - ... ah, ma allora non è vero affatto che la gente ha bisogno di vedere in faccia qualcuno che non si vede ... secondo quanto afferma Dwight Edington ... -
Marcello - (furioso) ... è così che vi divertite? Se davvero siete chi dite di essere che ragione avete a divertirvi come dei comuni mortali? Credevo che gli dèi avessero ben altri svaghi! Divertirsi così equivale a farsi piacere delle cose che anche a noi piacciono, quindi perchè lo fate? Si può sapere che razza di spettacoli guardate nel vostro mondo, pesci martello che colpiscono pesci palla che servono a riparare le vostre dighe, è questo che guardate? -
La Cosa data dal Caso - Si, è vero ... lo ammetto ... guardiamo anche questo ... ma se solo sapessi, caro Macarius, quali e quanti sacrifici siamo costretti a fare per vedere certi spettacoli ti passerebbe subito la voglia di aizzare la gente a distruggere ciò che di più caro custodiscono nelle loro case. E' un salasso vero e proprio! La sola visione di un documentario simile al mese ci può costare quanto lo stipendio annuale di un vostro qualsiasi manager aziendale, senza contare che il pacchetto relativo all'abbonamento per i soli documentari non comprende neanche la storia dei piccoli pesci palla che durante il loro ciclo riproduttivo per ridiventare pesci chiodi sono soggetti a costanti mutazioni! -
Pinin - Ora basta! Ci avete preso per il culo abbastanza! (a La Cosa vera) E' vero o non è vero che mi hai promesso che se avessi ucciso Orlando Ruffini mi avrebbero ricordato, alla mia morte? -
La Cosa vera - Certo! Se ti ricordi bene ti ho anche detto che sulla tua epigrafe ci sarà scritto “Qui giace Giuseppe Peyrano, uno che l'hanno fatto santo subito”. -
Pinin - (dopo l'ennesimo attacco invano) Dillo cazzo, che volevo ... (poi, a Marcello) ... ora te lo posso anche dire cosa avevo in mente prima che ... -
Marcello - ... cosa avevi in mente? -
Pinin - Prima che tu venissi da me questa specie di cosa che mi è sbucata davanti proprio come adesso, che la vedi anche tu, mi ha detto di essere la mia coscienza ... e che sapeva che io volevo uccidere Orlando Ruffini ... così io le ho sparato ... -
Marcello - (basito) ... cosa? Hai ancora una pistola? -
Pinin - Si, ma ... -
Marcello - ... allora è vero che lo volevi ... -
Pinin - ... fammi finire cazzo ... le ho sparato diversi colpi, ma niente ... non è servito a niente ... era sempre lì, come adesso ... e poi mi ha detto che doveva avvertirmi di te, che forse sapevi qualcosa ... -
Marcello - ... ma di cosa? -
Pinin - (furioso) Di Orlando! -
Marcello - Quindi è vero! Lo volevi uccidere davvero? Lo avresti davvero ucciso? (a La Cosa vera) Lo voleva uccidere? -
La Cosa vera - (provocatorio) Certo che lo voleva uccidere, e la stessa certezza la si può facilmente riscontrare nel fatto che avrebbe anche pagato un sicario per farlo al posto suo, e che poi avrebbe incolpato te per poi uccidere il sicario e riprendersi i soldi che gli aveva già dato! -
Pinin - (furioso) Cosa cazzo stai tirando fuori lurida bestiaccia schifosa impestata? Era lui (riferito a Ciro) che volevo incolpare ... -
Ciro - ... ah ... -
Marcello - (a Pinin) ... e come lo avresti incolpato? Sentiamo ... -
Pinin - ... volevo fargli mettere le sue cazzo di impronte su quei cazzi di pacchetti di sigarette (indicandoli sul tavolino) ... non vedi che sono senza pellicola? Ti ricordi quante cazzo di volte gli ho chiesto se voleva fumare ... -
La Terribile altra Cosa - (autoritario, prima che Ciro si possa avventare su Pinin, dopo un attimo di buio) ... fine dei giochi! Non ci interessano le vostre beghe da camerati. Siamo qui per il fard! -
La Cosa vera - Consegnateci immediatamente i vostri cellulari! -

I tre eseguono a comando mettendo i propri cellulari sul tavolino, come indicato.

La Terribile altra Cosa - (a Pinin) Forza, è il tuo turno Dwight Edington. -
Pinin - Ma è la verità ... che razza di dèi siete se non ascoltate la veri ... (dopo un altro attimo di buio prendendo in mano un rotolo di carta igienica e iniziando a leggere in tono sommesso) ... quel che vede un comune spettatore non è mai vero, sono solo ... -
La Terribile altra Cosa - ... più forte! -
Pinin - (risoluto) Quel che vede un comune spettatore non è mai vero, sono solo immagini fittizie, deliberatamente divulgate da leciti truffatori per concentrare adunanze catodiche ... rispose il potente Ra alla domanda ... perchè sembrano essere tutti sotto ipnosi ... postagli dal dio del vento ... -
La Cosa data dal Caso - (a Marcello) Nessun commento a riguardo? -
Marcello - Cosa dovrei commentare? C'è forse bisogno di un commento? -
La Cosa data dal Caso - Credi forse che davanti a te ci sia qualcosa che è stata mandata dal Caso? -
Marcello - (angosciato) Io ... io ... io ... non lo so cosa sei ... ma se dici di essere ... ma porca di quella troia, voglio dire ... come credi possa reagire a un'esternazione del genere, dicendoti che mi rifiuto di pensare che un dio egizio abbia bisogno di un mio commento? Di sapere da me chi ha scoperto l'acqua calda? -
La Cosa data dal Caso - Tu sai chi l'ha scoperta? -
Marcello - (sarcastico) Archimede, quello di Walt Disney ... –
La Cosa data dal Caso - Esatto! E mentre Archimede, quello di Walt Disney, stava facendo quella grandiosa scoperta, nello stesso istante, da un'altra parte del mondo, un noto ed erudito filologo inglese di nome Dwight Edington, nel suo indubbio sforzo intellettuale di redigere un commentario divino che potesse esortare la gente a diffidare da semplici imitazioni, fatte a immagine e somiglianza, stava per rendersi conto che la maggior parte degli individui, copti in testa, cominciavano a camminare nella piana di Giza proprio come dei sonnambuli, alla ricerca di una fatale nonché reperibile spranga di ferro che sarebbe loro servita per ... -
Marcello - (furioso) ... hai finito? O ne hai ancora per molto? (dopo una pausa, a Pinin) E questo sarebbe Ra ... un dio che comunica soltanto prendendo per i fondelli gli altri, la cui unica forma di linguaggio espressivo si riduce a questo! (a La Cosa data dal Caso) Bè, vuoi sapere che ti dico? Che non me ne frega un accidente di chi o di cosa sei, e che se volete lasciarci qui per l'eternità a chiederci se sia giusto o sbagliato cercare di sensibilizzare l'opinione pubblica ... che poi sensibilizzare non è neanche il verbo giusto perchè arrivati al punto in cui siamo ormai non c'è più nulla che conti veramente ... direi piuttosto di orientare, o meglio, di condividere ..... ma neanche, perchè condividere è diventata una forma di esibizionismo ... non credo che oggi esista un verbo che possa far capire alla maggioranza di quelle persone che passano il tempo a guardare spazzatura mentre la spazzatura riflette come un grande specchio le loro facce sullo schermo, cosa dovrebbero guardare, così come non credo che siano in grado di scegliere cosa mangiare, o cosa bere, o come vestirsi, o addirittura cosa sognare ... perchè la cosa più triste che possa accadere a un popolo è proprio questo, è la mancanza di avere dei sogni liberi, privi di quell'omologazione indotta che il sistema ha introdotto deliberatamente per portare gli individui a comportarsi come dei perfetti agnellini selezionati con cura per il sacrificio mediatico ... è di olocausto onirico che si tratta ... e quelle persone sono delle vittime, e vanno aiutate, come i terremotati, come i disabili, come chiunque abbia subito enormi ingiustizie, perchè togliere quella speranza significa annientare alla radice ciò che ogni individuo è in grado di pensare con la propria testa ... è un crimine assoluto, è l'origine stessa della sopraffazione. ... ma ormai è troppo tardi, gli agnellini ... -
Ciro - ... non è vero che è troppo tardi! (poi, imbarazzato, dopo una pausa) Nel senso che ... ecco ... insomma, io ne conosco di questi agnellini che dici tu, che pure sono bravi a trovare le parole giuste per dire le stesse cose che hai appena detto ... e magari un giorno saranno proprio loro a fargliela pagare a quelli che ci hanno portato al punto in cui ci troviamo ... -
Marcello - ... come no ... - Ciro - ... ma allora che parli a fare di speranza? -
Marcello - Quella speranza si basa sull'illusione che qualcuno dimostri di avere le capacità per cambiare davvero le cose. Di quale speranza pensi che si possano nutrire degli agnellini che pascolano felici e contenti di andare incontro al sacrificio? -
Ciro - Della stessa che hai tu, che ha lui, o che ho io di rimanere qua a chiederci per sempre se dobbiamo o non dobbiamo continuare a recitare. -
Marcello - (dopo un attimo di buio) Vedi alternative per caso? -
La Terribile altra Cosa - (a Ciro) E' il tuo turno Dylan Forsake detto anche For ... avanti, il rotolo ... prendi il rotolo! -
Ciro - (terrorizzato) Maronna santissima, lo sapevo che non ci dovevo venire più qua ... (iniziando a leggere) ... l'illusione è un processo duraturo e complesso, la cui comprensione non implica necessariamente la conoscenza di aggravanti, tuttavia, quando una prevista data di attenuanti è prossima alla scadenza, ha la facoltà di replicare la realtà nel modo più congeniale a se stessa. -
La Cosa data dal Caso - Che significa? -
Ciro - E io che ne so ... chiediglielo a lui (riferito a Marcello) ! -
Marcello - (a La Cosa data dal Caso) Onestamente non lo so nemmeno io ... forse vuol dire che l'ho scritto perchè credevo che tutto fosse pura illusione, che le cose dovessero essere descritte al di la della superficialità delle cose stesse, o forse perchè, tra i due, Dylan è il più ... no, non è neanche vero questo ... voi sapete bene cosa intendo quando dico che non è neanche vero questo senza neanche dire cosa, perchè sapete molto bene quello che mi sta passando per la testa ora ... -
La Cosa data dal Caso - ... per sapere chi sei veramente non devi fare altro che continuare a recitare. -
Marcello - (furioso) In quale ruolo dovrei recitare, in quello di chi ha paura di ritrovarsi a chiederselo per l'eternità? Se fossi al posto mio la troveresti allettante come prospettiva? -
La Cosa data dal Caso - Se fossi al posto tuo mi farei altre domande. -
Marcello - Dovrei chiederti anche quali, per tentare di esorcizzare il vostro infame ricatto ? -
La Cosa data dal Caso - Certo! Prima però devi spogliarti del ... -
Marcello - (terrorizzato) ... eh ? Che volete farmi? -
La Cosa data dal Caso - Per trovare il fard abbiamo bisogno di vederti come mamma ti ha fatto ... -
Pinin - (a Marcello) ... picio! Continua a stare al loro gioco! Non vedi che sta continuando a prenderti per il culo? E' dell'orgoglio che sta parlando ... -
La Cosa data dal Caso - ... l'orgoglio e i vestiti non fanno alcuna differenza, sono esattamente come voi : incostanti e didascalici. Fallo tu. Svestiti. Avanti! Cosa aspetti? -
Pinin - (terrorizzato) Ma perchè proprio io? -
La Terribile altra Cosa - Muoviti! -
Pinin - (svestendosi lentamente) Ma perchè dovete ... che bisogno avete di vedermi nudo? Pensate che ce l'abbia in mezzo alle chiappe il vostro fottuto metallo del cazzo? (poi, molto più rapido, restando in mutande in un batter d'occhio, furioso) Si può sapere cosa cazzo volete ? (armandosi con la spranga di ferro tentando per l'ennesima volta di colpire invano La Cosa data dal Caso. La spranga di ferro“rimbalzerà” come una molla) -
La Cosa data dal Caso - (impassibile) ... le mutande. -
Pinin - No. Ve lo potete scordare. Nemmeno se ci lasciate ... -
Ciro - ... se non ti lasciano a te! Che c'entriamo noi? -
Marcello - (a La Cosa data dal Caso) Perchè continuate a infierire ... -
La Cosa data dal Caso - ... perchè il fard è indispensabile! Come ho già avuto modo di spiegarvi, è un metallo molto duttile ... -
Marcello - (furioso) ... ma per chi ci avete preso, per dei minchioni? Perchè non ve la togliete voi quelle cazzo di mutande che vi ritrovate in testa? -
Ciro - (ravveduto) ... uè ... vacci piano ... -
Marcello - ... ma stai zitto va ... che se fosse per te gli leccheresti pure il buco del culo ... ammesso che ce l'abbiano ... -
Pinin - ... e concesso che se lo facciano toccare! -

Pausa. Buio, relativamente prolungato. Luce. In assenza delle tre figure astratte.

Ciro - (terrorizzato, dopo aver riprovato invano a uscire da ogni parte) Avete visto? Mò siete contenti? Maronna santissima santa ... mi sento male... sto male ... sto male ... (accasciandosi, nessuno dei due gli presterà soccorso) ... mi sento mancare ... sto male... mi manca il respiro ... sto male ... -
Pinin - (dopo aver tentato invano di uscire) ... e crepa no? Così almeno tu te ne vai via da qui! (dopo averlo aiutato a rialzarsi, riferito a Marcello) Guardalo lì il fenomeno ... (rivestendosi, rifacendo il verso a Marcello) Perchè non ve le togliete voi quelle cazzo di mutande che vi ritrovate in testa ! -
Marcello - (trattenendosi) Guarda che se la spranga la prendo in mano io te la spappolo sul serio quella testa di cazzo ... dimmi cosa ti ricordi esattamente di quella cosa rossa ... -
Pinin - ... ah, ora mi credi eh ... -
Marcello - ... parla cazzo! -
Pinin - Calmati, prima di tutto ... cos'è, ora hai fretta tu per caso ? O hai forse paura di non riuscire a farmi dire quello che ti avevo già detto quando ancora erano qui, quelle cazzo di cose schifose? -
Marcello - (dopo un agitato andirivieni) Calma .... dobbiamo cercare di mantenere la calma prima di tutto ... che vogliano farci paura è evidente (poi, dopo una pausa, tentando invano di “forzare” le uscite con la spranga) ... -
Ciro - (angosciato) ... meno male che doveva starsene calmo ... mò l'ha detto ... -
Pinin - (a Marcello, sbattendo la spranga contro il “muro invisibile” del proscenio con lo stesso risultato ottenuto da Pinin nell'aver cercato di attaccare La Cosa data dal Caso) ... prova da questa parte ... -
Marcello - ... non è possibile ... mi rifiuto di crederci ... -
Ciro - ... Marcè ... è meglio se cominci a crederci ... qua le cose si mettono male ... a me già mi sta scappando ... -
Pinin - ... fattela addosso ! -
Marcello - (intuitivo) Come hai detto, che ti scappa? -
Ciro - (esasperato, in napoletano) Eèèè ..... come cazz' te l'aggia 'rì? -
Marcello - (provocatorio) E allora falla ... dài! -
Ciro - Ma come faccio a farla qui? Con voi due che ... -
Marcello - ... che staremo per sempre qui con te? (dopo una pausa) Dài, forza ... non ti preoccupare ... ci giriamo (i due si girano dall'altra parte) ... -
Ciro - (calandosi i pantaloni in disparte, provando ad espletare i propri bisogni fisiologici) ... non mi viene ... -
Pinin - ... non ti viene? -
Ciro - (tirandosi su i pantaloni) Non mi viene! -

Pausa.

Marcello - Qualcuno di voi ha fame, o sete per caso? -
Ciro - No. -
Pinin - Per adesso no, però ... aspetta un attimino ... che cazzo vorresti dire, che ... (furioso) ... ma diventeremo pazzi, lo sai questo? Non dovevi neanche pensarlo! -
Marcello - E cosa cazzo dovrei pensare? -
Pinin - Shh ... shhh ... -
Marcello - ... che cosa hai sentito? -
Pinin - Stai zitto cazzo! Non ho sentito nessun rumore del cazzo. Stai solo zitto! -

Pausa. Silenzio prolungato. Tensione crescente. I due si limitano a incrociare gli sguardi.

Marcello - (a Pinin) Ce l'hai ancora la pistola? -
Ciro - (angosciato) Uè... non facciamo scherzi eh ... -
Pinin - ... è di là ... in cucina. -
Marcello - Chi te l'ha venduta? -
Pinin - Uno ... -
Marcello - ... quanto gli hai dato? -
Pinin - Diecimila ... -
Marcello - (basito) ... eh? -
Pinin - Cinquecento per la pistola e il resto per l'anticipo ... -
Marcello - ... quindi è tutto vero ... e quante volte lo avresti visto questo qui prima di combinare “l'affare” ? -
Pinin - Una volta sola ... è un cazzo di stronzo di una ventina d'anni, o giù di lì, una testa rasata, che avrebbe fatto fuori sua madre anche per meno. So dove abita, mi ha portato a casa sua, e anche in altri due posti dove di solito si nasconde quando è ricercato. Mi ha perfino fatto vedere la sua ragazza ... lui non c'entra proprio con questa cosa rossa del cazzo ... è pulito ... e quello che mi fa più paura è che ... -
Marcello - ... cosa? -
Pinin - E' che questa cazzo di cosa rossa sa tutto di me, più di quanto io stesso non riesca a ricordarmi. -
Marcello - Ma cosa ti ricordi? Quante volte l'hai vista, cosa ti ha detto? Com'è possibile che sia sbucata dal ... (ravveduto) che cosa stavi facendo quando te la sei trovata davanti? -
Pinin - Ero appena rientrato e mi stavo guardando “Blob” di là, in cucina .... poi a un tratto ho sentito dei rumori, mi sono alzato, ho preso la pistola e prima di entrare qui dentro me la sono vista in faccia ... credo di avergli scaricato addosso l'intero scaricatore ... te l'ho detto cazzo, continuava a dirmi di essere la mia coscienza del cazzo, di fare attenzione a te, che sospettavi che ci fosse sotto qualcosa ... sapeva tutto, nei minimi particolari, sia quello che avevo in mente, sia come mi sarei ripreso i soldi indietro dopo che ... -
Marcello - ... quindi lo avresti ammazzato ... -
Pinin - ... no ... comunque gli avrei fatto prendere un bello spavento, se è questo quello che volevi sapere ... -
Marcello - ... resti comunque il mandante, un assassino comunque! -
Pinin - (furioso) Resto comunque? E tu, che ora sei qui insieme a me e che non hai mai pensato di togliere di mezzo un bastardo come Ruffini, che chissà quanti ne avrà sulla coscienza di poveri cristi che ci hanno lasciato le piume per lui, che cosa ... resti? Rispondi cazzo ... cosa resti? Cosa rimane di te, ora, qui? -
Marcello - (desolato) Io ... io proprio non lo so ... aspetta ma ... quindi l'hai vista altre volte ... cos'altro ti ha detto? E' vero o no che l'hai vista altre volte? -
Pinin - Si. -
Marcello - Dove? -
Pinin - A teatro. -
Marcello - Ah ... (facendo cenno a Ciro di tacere) ... e come ... -
Pinin - ... stavo parlando con la direttrice artistica, che in quel momento doveva essere piuttosto indaffarata ... tant'è che mi ha detto che potevo aspettare in platea perchè le altre sale erano tutte occupate ... -
Marcello - ... e oltre a te, non c'era nessuno che ... -
Pinin - ... no, ma si è trattato di un minuto, forse nemmeno. -
Marcello - E cosa ti avrebbe detto? -
Pinin - Che se lo avessi ammazzato avrei fatto del bene alla società perchè certe persone vanno eliminate fisicamente. Te lo giuro. Poi mi ha anche detto che quando sarebbe arrivato il mio turno mi avrebbe garantito che in molti si sarebbero ricordati di me ... -
Marcello - ... cosa? Ti ha detto davvero questo? -
Pinin - Te lo giuro cazzo ... è così che mi ha parlato l'ultima volta, prima che me la vedessi qui con voi per la terza volta ... -
Marcello - (furioso) ... e per quale cazzo di ragione ora avrebbe mentito? -
Pinin - Ma che cazzo ne so ... non mi credi di nuovo ora, vero? Senti, per quale cazzo di fottutissima ragione del cazzo dovrei mentirti ora, che siamo incastrati qui come tre criceti pidocchiosi del cazzo? -
Marcello - Ma perchè, tu pensi forse che se io potessi prendere quella pistola che hai di là in cucina per farti saltare le cervella, io nel al di là mi sentiresti a posto, soltanto perchè me lo ha detto qualcuno o qualcosa che non sono io? -
Pinin - (provocatorio, mettendogli in mano la spranga) C'è sempre questa ... prova con questa se proprio ci tieni ... prova cazzo, colpisci, colpisci cazzo colpisci ... - Marcello - (lanciandola via) ... ma smettila ... -
Pinin - (andando a raccoglierla mentre Ciro tenterà di placare gli animi) ... allora lo faccio io cazzo ... -
Marcello - ... invece di fare il duro per vedere se sono pronto a difendermi perchè non provi a rispondere? A quanto pare non è certo il tempo che ti manca. -
Pinin - (furioso, lanciando via la spranga) A chi, a cosa dovrei rispondere? E poi? Dopo che ti ho risposto che facciamo, continuiamo a richiedercelo? (dopo una pausa) La verità è che hai paura, sia di uccidere che di venire ucciso, perchè pensi che uccidere sia il peggiore dei mali, che andrai all'inferno, e tutte quelle palle che ti hanno messo in testa da quando eri alto così. Dillo cazzo ... dillo ... forza ... è vero che hai paura, o no? -
Marcello - Se qui dentro c'è qualcuno che ha dimostrato di aver paura quello sei tu, che ancora non mi hai detto se ti sentiresti a posto con la tua, di coscienza. -
Pinin - Si ... certo, si ... mi sarei sentito a posto con la mia coscienza se lo avessi fatto ammazzare quel bastardo di Ruffini, perfino se lo avessi ammazzato io con le mie stesse mani mi sarei sentito a posto ... e tu, che cosa avresti fatto se fossi stato al posto mio? -
Marcello - Avrei avuto paura di aver fatto qualcosa per cui non ne sarebbe valsa proprio la pena. -
Pinin - E perchè, perche credi che dall'altra parte ci sia il dio giusto, il dio buono? E chi ti dice invece che ora magari non siamo già morti, che quelle cazzo di cose che ci hanno lasciato qui a marcire come vermi non ci abbiano fatto un cazzo di incantesimo e che non se la stiano spassando da qualche parte alla faccia nostra? -
Marcello - C'è un solo modo per scoprirlo ... aspetteremo, fino a che ... - Pinin - (sarcastico, divertito) ... fino a che torneranno? Già è vero ... mi ero completamente dimenticato ... il ritorno degli dèi! -
Marcello - Forse sono degli alieni ... -

Pausa. Buio relativamente prolungato.

Ciro - Giusè ... mi sa che tiene ragione lui ... -

Luce. Le tre figure astratte tornano nuovamente in scena, di fronte ai tre.

La Cosa data dal Caso - (autoritario) Inginocchiatevi! (terrorizzati, i tre obbediscono all'istante all'ordine impartito) Voi non siete uomini, siete cose. Cose da nulla, che nulla valgono in quanto servite nemmeno alle cose che servono! Il fard non può essere tra queste cose, perchè in tutto il tempo che vi è stato gentilmente concesso non siete riusciti a pensare nemmeno per un momento che la vostra sola e unica via di salvezza era la comunicazione. Perfino il più stolto tra gli stolti, se per caso si fosse trovato in condizione di essere in ritardo a un banale appuntamento sarebbe stato capace di comporre un numero e di chiamare qualcuno che lo stava aspettando per dirgli che era in procinto di arrivare. Quindi, se volevate scoprire chi siete davvero eccovi la risposta : siete cose da nulla! -
La Terribile altra Cosa - (a Pinin) Tu, alzati! Prendi immediatamente il tuo cellulare, che ti ricordo, nel caso te ne fossi dimenticato, è ancora lì, su quel tavolino. Chiama tua madre e dille che cosa stai facendo. -
Pinin - (basito) Mia madre? Ma cosa c'entra mia madre? E' una persona anziana, non capirebbe ... -
La Terribile altra Cosa - ... muoviti! Se fingi di chiamarla il costo ti verrà addebitato continuamente, e nel tuo caso il prezzo da pagare non si limiterà a chiederti per sempre perchè qui, ora, non l'hai chiamata davvero, ma verrà prorogato e commutato in tempi e luoghi decisamente più adatti all'ingratitudine che hai sempre dimostrato nei confronti di chi ti ha fatto nascere. -
Pinin (remissivo, al cellulare) Sono io mamma ... no, non è successo niente ... volevo soltanto sapere come stavi ... si, lo so che è da un po' di tempo che non ci sentiamo ma...................(alterato) lo so, lo so, lo so, lo so, lo so, lo so .... senti, devo dirti una cosa .... tu ... cioè .... io ... è che ... non è facile .... ma no, non mi servono soldi in questo momento, mi serve solo che mi ascolti per un attimo ... un attimo solo ... io ... io sono a casa, si ... certo che sono a casa ... è solo che ... bè, ecco ... qui con me ci sono ... (schiarendosi la voce) ci sono degli dèi che ... (a La Terribile altra Cosa, intascandosi il cellulare) ... ha attaccato. Ha messo giù. Comunicazione interrotta, come ve lo devo dire ... ve lo dicevo che non avrebbe capito. -
La Terribile altra Cosa - (a Ciro) Tocca a te! Chiama tua figlia e dille cosa stai facendo. -
Ciro - (terrorizzato) Veramente mi dispiace ma ... vedete ... con mia figlia non ci parliamo proprio ... saranno passati ormai quasi due anni che non ... quindi ... -
La Terribile altra Cosa - ... quindi quel momento è arrivato! -
Ciro - (facendosi dare il cellulare di Pinin) Forse però è meglio se la chiamo con il suo, perchè se vede il mio nummero .... (gaio) ... pronto? Anima mia, pronto sono io ... (a La Terribile altra Cosa) ... vedete? Come ha sentito la mia voce ha messo giù. Ve l'ho detto, con me non ci vuole più parlare perché ... (commosso) ... perchè io non me la potevo permettere, ecco perché ... perchè in vita mia tutto ho sbagliato, perché ...(squilla il cellulare. Sollevato) ... pronto ....................... hai tutte le ragioni di questo mondo ma …. .................................................. (a La Terribile altra Cosa) ... niente, di me non gliene importa più niente, più niente ne vuole sapere ... come facevo a dirle cosa stavo facendo? -
La Terribile altra Cosa - (a Marcello) Immagino tu sappia cosa devi fare e chi devi chiamare. -
Marcello - Si ... si ... il rapporto con mia moglie non è proprio idilliaco, ma se dovessi dirle che ... -
La Terribile altra Cosa - ... chiamala! -
Marcello - (imbarazzato, al cellulare) Ciao tesoro ... com'è, tutto a posto? ...... no ... si, ti ho chiamato perchè (accennando a La Terribile altra Cosa, per avere qualche attimo d'indulgenza) ... perchè sono qui a casa di un mio vecchio amico e ... non lo conosci no, ........ no, non credo di avertene mai parlato ..............(poi, intuitivo) si, infatti ... stavamo proprio parlando di situazioni ... così, in generale ... e mentre parlavamo a me è venuto in mente di chiedergli di telefonare a sua moglie e ascoltare la sua intima conversazione ........... ma così, te l'ho detto ... se vuoi dopo ti faccio parlare sia con lei che con lui ...... (rassicurante) ... ma no, stai tranquilla, non è che un semplice raffronto dei rispettivi rapporti confidenziali ... delle loro sfaccettature ................... si, certo ... è ovvio che ora ti sta ascoltando! Te l'ho appena detto tesoro .................. bè, questo non è molto carino da parte tua se permetti .... (dopo che La Terribile altra Cosa si è avvicinata) ... e comunque ti ho chiamata perché ... (allarmato) ..... ho bisogno, e tu non puoi neanche lontanamente immaginare quanto, di parlarti di una cosa ... si, è proprio questo il punto, lui deve ascoltare ... aiutami, mi devi aiutare, mi hanno rapito ... ti scongiuro ... -
La Terribile altra Cosa - ... spegni il cellulare ... -
Marcello - (prima di spegnerlo) ... sono stati gli alieni ... -
La Cosa data dal Caso - (confidenziale) ... era ora! E ora siete liberi. -
Marcello - Liberi? -
La Cosa data dal Caso - Siete liberi di andare fuori da queste quattro mura, ma soltanto per recarvi dentro altre mura dove è consentito dire, davanti alle telecamere di qualche bella trasmissione televisiva, quello che avete visto e che avete vissuto, cercando di ricordare ogni dettaglio senza lasciare nulla al Caso.
Pinin - Cosa? -
Marcello - Ci prenderanno per dei pazzi ... -
Ciro - (dopo un attimo di buio) ... a me non me ne fotte proprio ... se ci pigliano per dèi o per pazzi tanto meglio .... magari ci pagano pure. -

Fine