In difesa delle classi meno abbienti
26 Marzo 2024
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Versioni contrastanti

“L’OSSERVATORE SPIATO” RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

Versioni contrastanti

Avrebbero potuto e potevano farla – così come potrebbero, se soltanto lo volessero – ma non la faranno mai perché nonostante tutto siamo ancora in troppi e in particolar modo perché non conviene farla, la pace. Malgrado l’astensionismo sia diventato, ovunque e da tempo immemore, il Primo Partito, e sebbene l’Informazione di Stato garantisca all’opinione pubblica internazionale omissioni, invece che notizie vere e proprie, e digressioni, al posto di reali approfondimenti, coloro che ad oggi credono ancora nella buona fede dell’operato politico in generale – così come nell’autorevolezza delle fonti da cui i giornali più titolati attingono le priorità divulgative – oltre ad essere i maggiori corresponsabili degli orrendi crimini che si stanno perpetrando di continuo nei confronti di popolazioni civili e inermi, purtroppo determinano anche quell’impenetrabile coltre di menzogne necessarie, mirate all’unico scopo di distrarre, illudere e destabilizzare la collettività. Tutto quel che dovrebbe essere trasmesso ininterrottamente e a reti unificate – per cercare di spronare l’opinione pubblica a reagire con veemenza agli abusi di potere che hanno consentito alle note amministrazioni governative di compiere i genocidi che sono tutt’ora in atto – non soltanto viene omesso, ma viene fatto passare per una sorta di disinformazione creata ad hoc da fonti inattendibili. Stando a una delle più svariate versioni fornite dalla narrazione dominante, tale inattendibilità consisterebbe nell’ostentare sul proprio sito web o piattaforma digitale, nella maggior parte dei casi, singoli episodi di cronaca nera (indipendentemente dal fatto che si tratti delle dinamiche di una guerra in corso) al solo scopo di ottenere più visibilità. E volendo approfondire il concetto della versione appena citata sottoponendola a più osservatori, si potrebbe dedurre per esempio che – considerata la volontà di potenza, ma soprattutto “quella straordinaria mole di mezzi divulgativi” messi a disposizione di chi è alla costante ricerca di tale visibilità – “il successo sarebbe addirittura scontato” (qualora un nietzschiano convinto dovesse esprimere la sua opinione, beninteso). Ma visto che la coltre impenetrabile di menzogne necessarie continuerà a tutelare l’Ordine Costituito a tempo indeterminato, occorre ricordare all’opinione pubblica che lo strumento democratico è obsoleto e che per riuscire a vivere finalmente in pace è indispensabile combattere, per esautorare chi ha voluto che questa sistematica e progressiva eliminazione fisica di popolazioni civili e inermi legiferasse. Per combattere non si intende far arruolare i propri figli nelle varie milizie sacrificandoli come tanti agnelli pasquali al despota di turno, né tanto meno avallare uno Stato sovrano finanziandolo di continuo con le armi più sofisticate per far sì che lo sterminio si perpetui, o peggio ancora, esportare la democrazia in Paesi dove il totalitarismo è forse rimasta l’unica forma di governo possibile, pensando al contempo di assoggettare al proprio dominio della gente che preferirebbe sacrificare la propria esistenza piuttosto che essere governata da un’insieme di Stati che hanno deciso senza se e senza ma che è la democrazia ad essere sempre stata l’unica strada politica percorribile, predisposta a garantire pace e prosperità nei secoli. Per combattere, si intende voler dissentire dall’omologazione sociale, far sentire la propria voce anche quando un esercito di servi comandati da un manipolo di burattinai impone alle masse come esprimersi, cosa guardare alla tv, cosa leggere, quali strumenti tecnologici usare, quale musica ascoltare e soprattutto cosa mangiare e come curarsi da eventuali prossime pandemie; s’intende segnalare pubblicamente in modo esplicito ed inequivocabile i disservizi generati di continuo dalle amministrazioni pubbliche, ricordare sempre e comunque che è la diversità che crea l’interazione umana e che nulla esiste al mondo peggio di quando una società malata di ipocrisia e di avidità si avvia progressivamente verso il baratro del pensiero unico.